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I GIUDICI DELLA NIGERIA ESPROPRIANO A ENI E A SHELL IL PIÙ GRANDE GIACIMENTO DI PETROLIO AFRICANO PER “CRIMINALITA’ ECONOMICA” - A MILANO SONO INDAGATI DESCALZI E SCARONI - PERCHÉ LE AUTORITÀ NIGERIANE SI SONO MOSSE SOLO ORA PER BLOCCARE UN GIACIMENTO ENORME LA CUI LICENZA È STATA ASSEGNATA ORMAI SEI ANNI FA?

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Gianluca Baldini per la Verità

 

Descalzi ScaroniDescalzi Scaroni

Il più grande giacimento di petrolio africano, l' Opl 245 (oil prospecting licence), è stato confiscato a Eni e a Shell su decisione dell' alta corte federale di Abuja, in Nigeria. Il sequestro dovrebbe durare fino al termine delle indagini della commissione per i crimini economici e finanziari.

 

L' Opl 245 produce ogni anno circa 9 milioni di barili di petrolio ed era stato al centro delle indagini da parte della magistratura di Milano, chiuse a dicembre, per un presunto caso di corruzione. Tutto iniziò il 29 aprile del 2011, quando il cane a sei zampe e Shell firmarono un accordo per ottenere in licenza l' uso del giacimento.

 

ENI NIGERIAENI NIGERIA

Le due società trattarono con il governo del presidente nigeriano Goodluck Johnatan che in cambio ottenne 1,092 miliardi di euro (200 dei quali messi sul piatto da Shell e il resto da Eni). I soldi vennero inviati su un conto Jp Morgan intestato all' esecutivo nigeriano che però, secondo un' indagine congiunta di olandesi, britannici e americani, venne prosciugato dopo poco: tutti i fondi finirono a politici e amici vari tra cui l' ex ministro del petrolio Dan Etete.

 

Quest' ultimo, alla fine degli anni '90 si «autoassegnò» la concessione del giacimento a costo zero, tramite la società Malabu. Gli altri due soci erano un figlio del dittatore Sani Abacha e la moglie di un ex ministro. Questo diede origine all' epoca anche ad una serie di cause tra Malabu, l' ex ministro e il governo nigeriano che voleva riprendersi l' utilizzo della concessione.

 

Come se non bastasse, circa mezzo miliardo di quei soldi finì sul conto di un certo Abubakar Aliyu, un presunto fiduciario e tesoriere dell' ex presidente Jonathan e di altri ministri del suo governo. Per farla breve, la Nigeria e il suo popolo non avrebbero visto una lira, anzi una naira, la moneta locale. Sulla base di queste accuse ieri il giudice federale nigeriano John Tsoho ha autorizzato la revoca temporanea della concessione fino al momento in cui l' inchiesta della Commissione per i crimini economici non arriverà a una conclusione.

dan etete ex ministro del petrolio nigerianodan etete ex ministro del petrolio nigeriano

 

Interpellata sul caso, la società italiana spiega di essere «a conoscenza di quanto riportato dai media ma non abbiamo ricevuto alcuna notifica a riguardo. Eni nega di aver commesso qualsiasi condotta illecita nell' ambito dell' acquisizione del blocco Opl 245 dal governo nigeriano nel 2011».

 

Il portavoce di Shell Nigeria Bamidele Olugbenga Odugbesan interpellato dall' Associated Press, invece, ha preferito non rilasciare commenti.

Intanto a Milano l' indagine della procura si è chiusa con una lista di 11 indagati tra cui l' attuale amministratore delegato del cane a sei zampe, Claudio Descalzi, e il suo predecessore Paolo Scaroni, dal 2014 vicepresidente della banca d' affari Rotschild. All' epoca dei fatti, Scaroni era numero uno del gruppo petrolifero, mentre Descalzi, scelto come suo successore dall' azionista ministero dell' Economia, guidava la divisione Oil & gas.

 

NIGERIA BONNY ISLAND CHE OSPITA IL PIu GRANDE TERMINAL NIGERIANO PER IL GAS E IL PETROLIO NIGERIA BONNY ISLAND CHE OSPITA IL PIu GRANDE TERMINAL NIGERIANO PER IL GAS E IL PETROLIO

«Questo è un evento storico», ha detto Simon Taylor di Global Witness, un' associazione non governativa che opera anche in Nigeria. «Generazioni di nigeriani sono stati derubati di servizi essenziali, mentre gli i vertici delle società petrolifere si sono arricchite a loro spese.

 

Mentre negli Usa la nuova amministrazione Trump annacqua la normativa sulla corruzione e nomina segretario di Stato l' ex manager di un' azienda petrolifera, quanto sta accadendo in Nigeria è senza dubbio confortante. Ora che Shell ed Eni devono finalmente affrontare le conseguenze dei lo ro atti, gli azionisti e i loro investitori devono capire che non possono fare più offerte sotto banco senza pagare un prezzo pesante».

 

UNA RAFFINERIA ILLEGALE IN NIGERIA UNA RAFFINERIA ILLEGALE IN NIGERIA

Nick Hildyard di The Corner House, associazione che sostiene la giustizia sociale, ha detto: «ci complimentiamo con il governo nigeriano per la lotta contro la corruzione, senza macchia e senza paura. Le autorità degli Stati Uniti, Regno Unito, Italia e Paesi Bassi hanno bisogno di continuare a fare la loro parte chiamando tutte le parti coinvolte a rendere conto di quanto hanno fatto».

 

Antonio Tricarico di Re: Common, un' altra associazione che promuove la giustizia sociale, ha detto, «come il più grande azionista di Eni, il governo italiano ha la responsabilità di intervenire. Si deve fare qualcosa su questo caso di presunta corruzione da parte dell' Eni». Intanto il presidente nigeriano Jonathan ha negato le accuse dicendo di non aver mai utilizzato nulla per «una qualsiasi sua gratificazione personale».

 

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Ad ogni modo, mentre tutti puntano il dito contro la presunta corruzione di Eni e Shell, nessuna condanna è stata ancora formalizzata, né dalla magistratura italiana né tantomeno dalle autorità nigeriane. Il fervore di tutte queste associazioni o para associazioni lascia pensare che ci siano obiettivi palesemente ostili a quelli della nostra compagnia petrolifera che rischia di finire vittima di tale situazione.

IL VICEPRESIDENTE NIGERIANO ATIKU ABUBAKAR CON LA MOGLIE IL VICEPRESIDENTE NIGERIANO ATIKU ABUBAKAR CON LA MOGLIE

 

La licenza di utilizzo del giacimento è stata infatti immediatamente «congelata» creando un danno certo. La revoca della licenza avrebbe dovuto essere formalizzata a condanna emessa e non mentre le indagini sono ancora in corso. Senza considerare che il provvedimento è temporaneo ma non si quanto davvero potrebbe durare. E poi, perché le autorità nigeriane si sono mosse solo ora per bloccare un giacimento enorme la cui licenza è stata assegnata ormai sei anni fa?