donald trump jerome powell

I MISSILI TRA IRAN E ISRAELE AIUTANO TRUMP NELLA SUA GUERRA A POWELL – CON LA GUERRA IN MEDIO ORIENTE, CRESCE IL PREZZO DEL PETROLIO, CHE POTREBBE RAGGIUNGERE I 90 DOLLARI AL BARILE. QUESTO FA SALIRE I RISCHI DI INFLAZIONE E LE POSSIBILITÀ DI UN TAGLIO DEI TASSI DI INTERESSE – IL GOVERNATORE DELLA FEDERAL RESERVE, JEROME POWELL, È STATO MOLTO CAUTO, E PER QUESTO IL TYCOON LO PRENDE DI MIRA DA MESI. E IERI LO HA INSULTATO DI NUOVO: “E' UNO STUPIDO CHE MI ODIA” – PERCHÉ ORA IL DOLLARO RECUPERA TERRENO SULL’EURO…

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Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera per “la Stampa”

 

DONALD TRUMP JEROME POWELL

Un'antica massima attribuita a Carl Mayer von Rothschild suona così: «comprare quando tuona il cannone, vendere quando suonano i violini». Detta diversamente, a chi investe piacciono le guerre?

 

La storia ci insegna che nel breve periodo è spesso vero: sui i mercati americani accadde sia all'esplodere del primo che del secondo conflitto mondiale, anche perché quei conflitti mai arrivarono nei confini statunitensi. […]

 

Negli ultimi due giorni, quando si è fatta chiara l'intenzione della Casa Bianca di dare pieno sostegno all'attacco di Israele verso Teheran, il dollaro ha recuperato parte del terreno perduto nelle ultime settimane con l'euro, e ieri oscillava attorno a 1,15.

 

donald trump benjamin netanyahu foto lapresse7

Stessa cosa è avvenuta per i titoli decennali americani, i cui rendimenti si erano impennati dopo il "Liberation day" di Trump e l'annuncio di dazi generalizzati. Dopo aver sfiorato - quasi un mese fa - il 4,6 per cento, ieri veniva scambiato con un tasso di interesse del 4,36. Perché?

 

Il fenomeno si può spiegare in due direzioni, entrambe plausibili. La più razionale riporta alla ragione opposta a quella per cui i rendimenti erano saliti, e il dollaro si era indebolito. L'ennesimo fronte mediorientale aumenta l'incertezza per le sorti della crescita dell'economia mondiale. Gli esperti lo definiscono un fenomeno di "risk off": più aumenta l'incertezza, più è probabile che gli investitori cerchino rifugio nei prodotti sicuri.

attacchi iran contro israele

 

Spiega Fabrizio Pagani, partner di Vitale è già capo di gabinetto al Tesoro italiano: «Tenuto conto dell'erraticità dell'uomo Trump, è possibile che i fondi abbiano ripreso a credere un po' nella solidità del decennale americano». C'è poi una seconda ipotesi più politica, che però va valutato sul medio termine, quando sarà chiaro - se lo sarà - quanto è solido il sostegno della Casa Bianca all'attacco di Israele, ovvero che ai mercati piaccia il ritorno dell'America all'interventismo.

 

Molti analisti hanno notato un forte recupero del dollaro nella sera di martedì, quando si è fatta concreta l'ipotesi di un'azione militare sostenuta attivamente da Washington.

 

L'altro fattore da considerare ha a che fare con l'aumento del prezzo del petrolio, ieri risalito sopra la soglia psicologica dei 74 dollari il barile. In caso di nuovi attacchi in Iran, e di un taglio delle esportazioni iraniane, secondo Goldman Sachs il prezzo potrebbe salire rapidamente fino a 90 dollari. [...]

 

DONALD TRUMP JEROME POWELL

Petrolio più caro significa maggiori rischi di inflazione, e dunque che la Federal Reserve e le altre banche centrali debbano decidere per nuovi tagli dei tassi di interesse. Fin qui il governatore della Federal Reserve Jerome Powell è stato molto cauto, e per questo preso di mira da Trump. «E' uno stupido che mi odia», l'ha apostrofato ieri.

 

«I tassi dovrebbero essere più bassi di almeno due punti». Dallo scorso dicembre sono fermi al 4,25-4,5 per cento, e lo sono rimasti anche dopo la riunione della Fed di ieri. Laconica la risposta di Powell: «Stanno aumentando le preoccupazioni e l'incertezza attorno alle conseguenze della politica commerciale». Che si può tradurre così: caro presidente, se non posso tagliare i tassi, la responsabilità è tutta tua.

benjamin netanyahu donald trump foto lapresseLANCIO DI MISSILI IRANIANI VISTO DA UN AEREO 3DONALD TRUMP JEROME POWELL