LANDE DESOLATE IN CONSOB - I PM CHE INDAGANO SULLA TRUFFA DEL MADOFF DEI PARIOLI HANNO LA PROVA CHE LA CONSOB SAPEVA TUTTO MA NON HA FATTO NULLA. PERCHE’? - UNA LETTERA ANONIMA, MA PROTOCALLATA SPIEGAVA TUTTI I MECCANISMI DELL’INGANNO - DOPO IL SEQUESTRO DI UN “TESORETTO” DI 7 MLN IN SVIZZERA, ANCHE BANKITALIA NEL MIRINO: PERCHÉ NON SONO STATE ATTIVATE LE NORME ANTIRICICLAGGIO?...

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Maria Elena Vincenzi e Francesco Viviano per "la Repubblica"


Il caso del Madoff dei Parioli rischia di mettere nei guai la Consob e la Banca d´Italia. C´è una lettera anonima, protocollata dalla commissione che si occupa del mercato finanziario il 17 luglio del 2009, che prova, secondo la procura di Roma, che l´istituto sapeva. Una missiva di una pagina e mezzo in cui un uomo che sceglie di rimanere anonimo, e che ha affidato i suoi risparmi a Gianfranco Lande, il finanziere arrestato dagli investigatori del nucleo di polizia valutaria su mandato della procura di Roma per una truffa da oltre 300 milioni di euro ai danni di molti vip dello spettacolo e della politica, e ai suoi collaboratori, denuncia una situazione sospetta.

Accuse lucide e circostanziate, che oggi sembrano quasi profetiche: l´anonimo, utilizzando la formula con cui poi questo caso è diventato famoso, dice: «Dopo aver sentito del caso Madoff ho riscontrato molte similitudini».

Un racconto dettagliato in cui l´uomo parla del suo caso e di quello di alcuni conoscenti e amici, dell´insistenza dei promotori (il suo era uno degli arrestati, Giampiero Castellacci De Villanova) per farsi consegnare il denaro, dei sospetti per quei guadagni «elevatissimi e praticamente senza rischio» e per la gestione che veniva affidata ad un solo uomo, Lande appunto, e delle difficoltà e delle pressioni per disinvestire quel denaro.

«Pur avendo sempre ottenuto dei risultati ottimi, in linea con quelli promessi (ciò confermava quanto dettomi da amici che da anni vantavano rendimenti molto elevati) - si legge nella lettera anonima depositata agli atti del processo - ho sempre provato un certo disagio con la Eim (società riconducibile a Lande, ndr) sia perché razionalmente non capivo come potessero produrre interessi tanti elevati, sia perché gli estratti conto erano sporadici e sicuramente poco trasparenti, sia perché alla mia prima richiesta di ritiro parziale dei miei fondi ho dovuto aspettare a lungo e i titolari e Castellacci hanno fatto di tutto per farmi cambiare parere».

Parole, messe nero su bianco parecchio tempo fa, sul quale ora il pm titolare dell´indagine, Luca Tescaroli, e l´aggiunto che si occupa dei reati economici, Nello Rossi, vogliono vederci chiaro. Tanto da aver messo sotto la lente di ingrandimento l´attività della Consob. Una prova schiacciante di quello che fino a qualche tempo fa era solo un sospetto: la Consob fu avvisata, sapeva. Ma non fece nulla. Di qui le domande dei pubblici ministeri. Perché non fu dato alcun seguito a quella lettera?

Perché quella denuncia cadde nel vuoto? Perché, nonostante quelle accuse, le attività di controllo sono iniziate solo dopo le prime perquisizioni disposte dall´autorità giudiziaria ed eseguite dalle Fiamme Gialle?

Non solo la commissione per le società e la borsa, nel mirino della procura di Roma anche l´attività di controllo della Banca d´Italia. Nel giorno in cui si scopre che in Svizzera sono stati sequestrati sette milioni di euro riconducibili a uno dei collaboratori di Lande finiti in manette, Roberto Torregiani, gli inquirenti vogliono anche capire se siano state attivate dall´Unità di informazione finanziaria di palazzo Koch le iniziative di competenza previste dalle norme antiriciclaggio.

Lo stesso motivo per cui sono finiti nel mirino, e sono stati iscritti nel registro degli indagati, anche i vertici della banca di riferimento del "Madoff dei Parioli", la Carispaq.

 

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