NELL’ACEA DI MARINO SI GOVERNA CON LE LARGHE INTESE - ALLA PRESIDENZA ANDRA' L'EX MINISTRO SEVERINO, IN QUOTA CALTAGIRONE (SECONDO AZIONISTA) - ALLA GUIDA COME AD IL RENZIANO AMICO DEL MINISTRO BOSCHI ALBERTO IRACE

Paolo Boccacci per ‘La Repubblica- Roma'

Sarà l'ex ministro Paola Severino il nuovo presidente di Acea. Il suo nome apparirà tra i cinque proposti dal Campidoglio per il cda, in realtà in quota agli alfaniani di Ncd. Ma a questo punto tra il socio di minoranza Francesco Gaetano Caltagirone dovrà espuntare Paolo Di Benedetto, marito della Severino, dalla lista dei suoi nuovi due consiglieri.

E così il quadro del management che verrà dopo l'assemblea dei soci del 5 giugno è completo. Infatti, come anticipato da Repubblica, l'ad sarà Alberto Irace, responsabile dell'area idrica dell'azienda e anche ad di Pubbliacqua di Firenze. Renziano, amico del ministro Boschi, che l'avrebbe accompagnato in Campidoglio al colloquio con Marino, e di Patrizio Donnini, uno dei collaboratori più stretti del premier. Non solo: sarebbe molto appoggiato dall'assessore Cattoi, il cui marito è anch'egli manager Acea. Ma lui avrebbe messo le mani avanti: "Ok solo se mi votano anche i soci privati».

Nel frattempo ai piani alti di Acea, l'ad Paolo Gallo ha riunito i suoi. E del nuovo manager in pectore già si critica la mancanza di una laurea (è diplomato in un istituto tecnico di Castellammare di Stabia e ha un altro diploma in management in una scuola del Winsconsin) e la provenienza dalla politica, come vicesidnaco del Pds a Castellammare di Stabia alla fine degli anni Novanta. Critici anche i sindacati. A scendere in campo sono Cgil Cisl e Uil: «Abbiamo conosciuto il nuovo responsabile dell'area idrica. Il
suo concetto delle relazioni industriali è chiaro: con me o contro di me. Mai avevamo assistito a tanta prosopopea».

La Cgil invece si schiera contro il piano industriale dell'azienda. «Se confrontiamo quello per il quinquennio 2012-2016 con l'altro approvato di recente, gli impegni presi non sono stati onorati» affermano Claudio Di Berardino, segretario generale della Cgil di Roma
e del Lazio, e Ilvo Sorrentino, della Filctem Cgil «Abbiamo registrato al contrario un pesante taglio dei costi del lavoro, l'assenza di materiali e di appalti, l'emorragia di personale operaio. Nell'ultimo piano poi gli investimenti ammontano a 2,4 miliardi in cinque anni, ovvero 480 milioni l'anno: un dato inferiore all'era pre-Alemanno».

Infine il consigliere del Pd Athos De Luca attacca sul fronte dei premi al management. «Colpisce» afferma «che gli obiettivi per ottenerli riguardino solo la posizione finanziaria e non vi è nessun premio sulla qualità del servizio, dall'illuminazione della città alla fine delle cartelle pazze. Così come colpisce l'incidenza del 55% per l'ad e del 100% per il direttore generale, con la conseguenza di raddoppiare lo stipendio».

 

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