DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA…
Fino a tarda notte c'è stato un gran traffico telefonico tra gli ex-alunni della Bocconi, la madre di tutti i sapientoni, che vede il suo rappresentante più illustre impegnato nella formazione del governo.
Qualcuno sostiene che dopo le parole di Napolitano, particolarmente dure e dense di richiami alla crisi dei mercati, numerosi bocconiani doc abbiano stappato bottiglie di champagne.
Tra loro ci sono personaggi come Colao Meravigliao, Matteuccio Arpe, Corradino Passera, Tronchetti Provera e Alessandro Profumo, gente che ha frequentato l'Università di via Sarfatti 25 senza passare attraverso le due statue di leoni che si trovano nell'ingresso della vecchia sede perché, come recita un vecchio detto, "chi passa tra i leoni non si laurea alla Bocconi".
Nelle telefonate notturne che hanno visto tra i più impegnati anche Barbara Pollastrini, l'ex-ministro moglie del banchiere Modiano, si sono scambiate molte opinioni sui tecnici che dovrebbero far parte del governo del Presidente, e si è convenuto su alcuni punti.
Il primo riguarda il pregiudizio grossolano che Monti sia la punta avanzata di un complotto internazionale dentro il quale si trovano le tracce e la regia di Goldman Sachs, della Trilateral e del Bilderberg, gli organismi che riuniscono i potenti della Terra. Agli occhi degli ex-alunni bocconiani la tesi del complotto è semplicemente ridicola e fa parte di un repertorio reazionario dentro il quale si ritrovano le voci dell'estrema destra e dell'estrema sinistra.
A onor del vero hanno ragione, almeno per ciò che riguarda la Trilateral e il Bilderberg, che nel corso hanno perso gran parte del loro peso decisionale e sono diventati occasioni di incontro per fare business più che per disegnare strategie internazionali. Per quanto riguarda Goldman Sachs e i rapporti di Monti con la più grande merchant bank del mondo, scende in campo oggi un ex-bocconiano, Claudio Costamagna, che ha lavorato fino a maggio del 2006 nella sede londinese e spiega che SuperMario "non è mai stato partner, né ha mai avuto un ufficio in Goldman, è stato semplicemente chiamato come consulente per le tematiche legate all'Antitrust", e aggiunge che è tipico della merchant bank americana assicurarsi i consigli di esperti indipendenti e ciò è avvenuto in Italia per Prodi, Draghi e Gianni Letta.
Nelle ultime settimane Costamagna, che sarà ricordato nei libri di economia per la parcella milionaria pagatagli per poche settimane di lavoro ai tempi della fusione di Capitalia con Unicredit, ha rimesso fuori la testa. à evidente che il bocconiano sente puzza di nuovi affari e si erge a paladino del Presidente della sua Università e futuro presidente del Consiglio per difenderne l'integrità rispetto alle critiche maldestre. A fine settimana sembrava che dalla Bocconi arrivassero a Roma plotoni di ex-alunni con la medaglia sul petto dell'eccellenza tecnocratica, pronti a bonificare e "milanesizzare" Palazzo Chigi e i ministeri.
In realtà questa è stata un'operazione di depistaggio dove si sono buttati allo scoperto con l'intento di sputtanare Monti, un'infinità di improbabili "accademici". Così nel frullatore mediatico sono entrati i nomi di ex-bocconiani di scarsa autorevolezza rispetto ai quali i giornali non si sono presi la briga di verificare la credibilità , ma hanno aggiunto altre candidature poco credibili. Basti pensare a quella indicata sabato sul quotidiano "Il Fatto" di Aurelio Regina come possibile ministro allo Sviluppo Economico, oppure l'ipotesi sostenuta ancora oggi dal "Messaggero" di Anna Maria Tarantola per la stessa carica.
Il frullatore ha ormai macinato Lorenzo Bini Smaghi per il quale vanno benissimo i giardinetti di Harvard oppure l'Antitrust, e Raffaele Bonanni come titolare di quel Welfare che è stato gestito dal modesto Sacconi.
Dopo le scarne dichiarazioni pronunciate da Monti al Quirinale con il volto contratto, i bocconiani hanno capito che dopo il depistaggio dei giorni scorsi la composizione del governo è diventata un'operazione complessa che incrocia la matematica con la politica e le lobby con gli interessi dei partiti.
A questo punto sembra chiaro che la formula algebrica per regolare la spartizione dei 12 ministeri e dei 25 sottosegretari ha bisogno di invenzioni geniali che non si possono ricondurre al famoso Manuale Cencelli che nel '67 nacque per merito di un funzionario della Democrazia Cristiana amico di Cossiga e Taviani. Si fa strada invece un manuale inedito che per semplicità si potremmo definire "Manuale Naponti", una sintesi matematica e deterministica che deve coniugare le intenzioni di Napolitano e Monti.
Allo stato attuale i punti fermi sono rappresentati da alcune caselle con tanto di nome e cognome che i due protagonisti considerano irrinunciabili. Per Napolitano è fuori discussione la nomina del generale Mosca Moschini alla Difesa. L'uomo che dal 2006 è consigliere militare del Presidente è nato a Terni, ha 72 anni e ha studiato alla Nunziatella e avrà il compito di tagliare con le forbici le spese militari, le Maserati di La Russa e di tranquillizzare quella Finmeccanica che produce armi e vede ancora al vertice Guarguaglini e Marina Grossi, due personaggi verso i quali si dice che Napolitano abbia una certa simpatia. Un altro tassello irrinunciabile per Napo, è Cesare Mirabelli, l'ex-Presidente della Corte Costituzionale, 69 anni, che dal 2006 è membro del Consiglio Superiore della Banca d'Italia.
Nel manuale "Naponti" (Napolitano-Monti) potrebbe entrare a sorpresa una signora romana nonna a 67 anni: Anna Maria Cancellieri, una carriera iniziata a Milano nel '72 presso il ministero dell'Interno dove potrebbe tornare come titolare. In pochi hanno creduto che Giuliano Amato, un uomo carico di ambizioni presidenziali, avrebbe potuto sedersi su quella poltrona, e non a caso sulla sua designazione nessuno scommette.
Resta aperta la partita del ministero dello Sviluppo, un punto chiave per una politica industriale di crescita che ridia speranza alle imprese e all'occupazione, e qui ecco spuntare il nome di un ex-bocconiano, Carlo Secchi, che è stato rettore dell'università per quattro anni e tra gli altri incarichi è anche consigliere di Mediaset.
Qualcuno lo definisce un berlusconiano della prima ora, ma nel mondo accademico non risulta aver mai partorito grandi idee, e come mediatore tra le diverse anime economiche della Bocconi si è procurato antipatie profonde. Agli occhi di Napolitano questo nome dice poco o nulla, mentre probabilmente piace di più quello di Tonino Catricalà , il magistrato calabrese che è riuscito con una carriera folgorante ad attraversare la Prima e la Seconda Repubblica, e pur avendo una cultura giuridica potrebbe fare scelte importanti in materia di liberalizzazioni.
Nel manuale "Naponti" per il governo del Presidente SuperMario ha come punti fermi la Bonino e la new entry della politica italiana che porta il nome di Enzo Moavero, il "secchione" conosciuto nel '95 a Bruxelles durante il primo incarico di SuperMario. A sentire giudizi nelle sedi internazionali e alla Farnesina, il profilo di quest'uomo che parla quattro lingue, superefficiente e a 29 anni era già sulla strada dell'Europa, è tale da non far rimpiangere Gianni Letta. Su quest'ultimo va spesa una parola perché con la sua scelta di fare un passo indietro si è beccato gli applausi generali e ha messo una bella ipoteca nella battaglia del Quirinale che lo vedrà in gara con Romano Prodi e Giuliano Amato (ma sarà infine Monti a prevalere).
Porte aperte quindi a Palazzo Chigi per il Moavero, 57 anni, sposato con tre figli, che diventerà il crocevia di Palazzo Chigi, ma resta il nodo del ministero dell'Economia, il regno perduto di Giulietto Tremonti. L'ex-tributarista di Sondrio ha scelto l'isolamento per evitare una bocciatura clamorosa; non ha firmato nessuna lettera spedita a Bruxelles e a Francoforte, ed esce di scena lasciando sulle spalle del Cavaliere birichino l'intera colpa della crisi finanziaria.
Questo almeno è il suo tentativo anche se di sicuro qualcuno gliela farà pagare per aver tradito. à un problema di cucina interna che riguarda il Pdl e non interessa Monti, il quale deve decidere se ascoltare le sirene e le telefonate degli ex-alunni della Bocconi per dare via libera a Tabellini, l'uomo che nel 2008 è stato eletto rettore.
Non c'è dubbio che rispetto agli altri bocconiani di cui si è parlato (come Carlo Secchi piuttosto che Lanfranco Senn), Guido Enrico Tabellini ha un curriculum più autorevole ed è conosciuto a livello internazionale. Il suo piatto forte, dipinto in due libri recenti come "L'Italia in gabbia" e "Lezioni per il futuro", è la lotta all'evasione fiscale, un tema che sarà sicuramente prioritario nel programma del nuovo governo.
In più il buon Tabellini che si è laureato in Economia a Torino nel 1980 siede dal 10 marzo di quest'anno nel consiglio di amministrazione di Fiat Industrial, e questa è una medaglietta nel curriculum che potrebbe far godere Marpionne e la Fiat.
Gli ex-alunni della Bocconi, la madre di tutti i sapientoni, incrociano le dita e per difendere i loro uomini di punta sono pronti a schierare in prima linea la squadra dei cervelli composta dai vari Giavazzi, Alesina, Zingales e Boeri. A loro non interessano il semaforo verde e la benedizione che il Vaticano ha già dato al rettore della Cattolica Lorenzo Ornaghi per il ministero dell'Istruzione.
Senza indulgere in alcun modo alla dietrologia del complotto sperano che l'equazione dell'algebra politica confermi che il manuale "Naponti" è un'invenzione utile e geniale.
Per il Paese e per gli interessi che rappresenta.
UGO DE SIERVO GUIDO TABELLINI CESARE MIRABELLI CARLO SECCHI NAPOLITANOMario Montin cc07 vittorio colaoMATTEO ARPE Corrado Passera Claudio CostamagnaROMANO PRODI MARIO DRAGHI GIANNI LETTA Anna Maria TarantolaLORENZO BINI SMAGHI rolando mosca moschini
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