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Sara D’Ascenzo e Francesco Chiamulera per ‘Corriere del Veneto’
Ora tutti lo vogliono. O meglio, vogliono quei posti che, dalle colonne del Corriere del Veneto di domenica, Cristiano Gaifa, patron della catena di ristoranti giapponesi fusion Zushi, nata a Verona, lamentava di aver offerto a ventenni spesso figli di papà che neanche si degnavano di rispondere. «Se sento ancora parlare di disoccupazione giovanile racconto gli ultimi colloqui che abbiamo fatto», si era sfogato su Facebook, dicendo a chiare lettere che il problema della disoccupazione giovanile sono i ventenni che non vogliono lavorare o non vogliono fare sacrifici.
Ma dopo la pubblicazione sul giornale e sul sito del Corriere del Veneto ripreso da quello del Corriere della Sera, per Cristiano la giornata di ieri è stata tutta un ricevere telefonate, richieste d’interviste e, soprattutto, dirimere il traffico di richieste di un posto di lavoro piovute ai centralini del quartiere generale di Zushi a Verona e sulla pagina Facebook del Corriere del Veneto dove l’articolo è stato letto da 25 mila utenti.
«È stata una giornata molto intensa. Ma anche molto positiva: abbiamo avuto tanti riscontri e ricevuto una montagna di curriculum da persone che cercano un lavoro in una bella azienda in espansione - ha detto ieri Gaifa -. Ovviamente da noi sono impiegate persone di tutte le fasce di età, non solo i ventenni. E ci sono tantissimi che lavorano da noi da anni, che dopo l’assunzione hanno fatto carriera e che da noi crescono, in modo meritocratico ».
Il mondo del web ha messo mano alla tastiera, sia su Facebook che inviando mail (e una pioggia di curriculum) al nostro giornale. Di tanti che si sono candidati da tutta Italia, per quei posti di direttore e vicedirettore di ristorante, ma anche camerieri e servizio sala, pochissimi hanno l’età che cerca Gaifa: uno è Lorenzo, 23 anni e un passato (recente) con mille lavori, da commesso a scaffalinista, da «sound engineer » a lavapiatti.
Ma la vera chiave delle risposte all’imprenditore veronese è la grande armata dei 40-50enni che chiedono un’altra possibilità, forse l’ultima, di sicuro la prima dopo tanto tempo e «mille curriculum mandati senza nessun feedback». Il quadro è desolante. «Ho lavorato per 25 anni nel settore bancario. Ho provato negli ultimi anni a cercare qualsiasi lavoro – scrive C.D., 53 anni – ho inviato curriculum per call center, impiegato, magazziniere, cameriere, qualsiasi cosa pur di lavorare».
«Non ho trent’anni ma molti di più – scrive S.V. – ma la voglia di lavorare non mi manca». Scrivono un autotrasportatore di Torino, un «albergatore disoccupato disponibile immediatamente », un papà di Genova: «Mio figlio continua a mandare curriculum e a cercare lavoro come cameriere e barista ma non c’è verso di avere un colloquio: nessuno chiama e tutti i siti a cui è iscritto sembrano inesistenti». E poi si apre il capitolo dei dubbi: perché vuole solo ventenni? S
u Facebook qualcuno scrive «perché i giovani costano meno»; altri che è sospetto che l’imprenditore non abbia scritto quanto pagherebbe: «Perché vuole proprio quella fascia d’età che è inaffidabile – scrive A.A - quando, “ragazza della casa a parte”, tutti quelli rimasti fuori dal mondo del lavoro (dai 30/35 in su) sgomiterebbero per un contratto e soldi veri? Magari avendo anche la pacatezza, l’equilibrio, la spigliatezza dell’età? Non so, per me c’è qualcosa che non va, qualcosa che il “Signor Zushi” non dice».
E inevitabilmente, accanto alla proposta della propria candidatura, i 40/50 con l’arte d’arrangiarsi nel sangue stroncano i ventenni «fannulloni», quelli che «vogliono solo soldi e bella gente», «hanno i soldi di papà», «non vogliono orari, ma uscire il sabato e la domenica ». Qualcuno prova ad assolverli evocando «paghe a 3/5 euro l’ora», qualcun altro dice che «non tutti sono così per fortuna», e un papà si rivolge direttamente a mr Zushi: «Cristiano insista…. E se serve mia figlia è disponibile».
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