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1. “PIÙ GIOCHI E PIÙ APP” COSÌ APPLE PROVA A RIVOLUZIONARE LA TV
Ernesto Assante per “la Repubblica”
«Il futuro della televisione ». Niente di più e niente di meno. È così che Tim Cook, erede di Steve Jobs alla guida di Apple, presenta la nuova Apple Tv, device di punta della presentazione di ieri a San Francisco, al Bill Graham Auditorium, nella quale sono andati in scena anche il nuovo e più grande iPad Pro e i due nuovi modelli di iPhone, il 6s e il 6s Plus.
E il futuro della televisone secondo Cook passa non tanto da un device , Apple Tv appunto, una scatoletta piccola ed economica da attaccare al televisore e a Internet, ma da una «visione», da un nuovo, sostanziale, cambiamento nell’anima dell’azienda.
Si, perché dopo aver combattuto per anni nel campo dei pc con i Mac, dopo aver travolto l’industria del disco e cambiato il nostro modo di ascoltare la musica con l’iPod, e rivoluzionato la vita di molte nuove generazioni con l’iPhone, dopo aver sperimentato il computing in mobilità con l’iPad, ecco che Apple punta al colpo grosso: conquistare il cuore delle nostre case, il soggiorno e il televisore. L’inizio di un percorso dunque, non un punto d’arrivo per Apple: è l’apertura di un fronte che potrebbe portare l’azienda di Cupertino verso frontiere completamente nuove, come accadde quando Jobs presentò l’iPod ed Apple divenne qualcosa di diverso e nuovo da ciò che era.
«Il futuro della televisione», secondo Cook passa per una visione: quella delle app, dei comandi vocali, della personalizzazione, senza palinsesto, senza orari, totalmente legata alla Rete. Fusione di tecnologia e contenuti che non corre il rischio di fare concorrenza ai produttori di televisioni, perché salta il terminale e punta invece tutto sull’interfaccia e sulla fruibilità dei contenuti. E nemmeno ai produttori di contenuti, perché Apple non vuole sostituirsi, per ora, a Netflix o ad altri.
Come funziona? La nuova Apple Tv è formalmente identica alla precedente, una piccola scatoletta che si collega a Internet e al televisore di casa tramite HDMI. Una volta accesa mette a disposizione un intero mondo di contenuti, film, programmi, giochi, musica, tutti fruibili tramite app, sia quelle già oggi disponibili, sia quelle che potranno essere realizzate dai programmatori di tutto il mondo. App per fare shopping, app per studiare, app di ogni ordine e grado, come quelle che già oggi usiamo con soddisfazione sugli smartphone.
App sullo schermo più grande possibile, da utilizzare con un telecomando che mette insieme la tecnologia touch e i comandi vocali, semplicissimo da usare. E il device, la scatoletta, costa pochissimo. Certo, tutto il resto — film, programmi, giochi — sono a pagamento, come sull’iPhone, ma come su smartphone e tablet le app gratuite sono molte e i servizi si moltiplicano ogni giorno.
Le prove generali del televisore targato Apple sono comunque iniziate, e il primo passo è il nuovo iPad Pro, tablet di dimensioni generose, quasi 13 pollici di schermo, e la potenza di un pc. Ma se l’iPad nelle sue forme precedenti era essenzialmente una macchina touch , ecco arrivare per il Pro una tastiera leggerissima e un pennino, per integrare ogni possibile forma di interfaccia in un unico strumento, estremamente versatile e in grado, davvero, di fare concorrenza ai computer portatili anche sul fronte del lavoro.
2. MILLENNIAL - GRANDI PRODOTTI APPLE, MA QUEL CANONE COMUNICATIVO UN PO' ANNOIA - LA NOVITÀ È LA CAMICIA DI COOK
Mattia Ferraresi per “il Foglio”
La grande novità nel "big event" di Apple messo in scena ieri è che Tim Cook aveva la camicia dentro ai pantaloni. Lui, che a differenza di Steve Jobs non ha una divisa ufficiale, aveva adottato la camicia "untucked" come involontario (ma forse nemmeno poi troppo) marchio stilistico, scelta di gusto discutibile ma il gusto qui non c' entra niente, c' entra solo la brand awareness.
Ieri però ha abbandonato anche questo tratto riconoscibile. Gli altri manager che hanno descritto in video i nuovi prodotti avevano tutti la camicia fuori, forse erano ansiosi di testimoniare la loro lealtà estetica all' azienda e non sono stati avvertiti in tempo della scelta radicale del grande capo. Per il resto si sapeva tutto. Non dei prodotti, si capisce.
Le nuove versioni dell' iWatch per fashion victim sono roba di classe, ma sopratutto l' iPad Pro sembra sontuosamente superiore a tutto quello che si è visto finora, con le sue dimensioni ciclopiche e il suo strabordare di pixel, segnale che la Mela considera la linea di demarcazione fra tablet e laptop un po' come Obama considera le red line sulla Siria. Sottili, pressoché inesistenti, comunque destinate a essere dimenticate. E' lecito pensare, insomma, che i nuovi device daranno le solite, enormi soddisfazioni a Cook, agli azionisti e ai clienti ansiosi di avere un nuovo prodotto da scartare.
Si sapeva tutto, invece, dell' apparato scenografico, dello stile narrativo, del registro, dello sfondo nero, del packaging, dell' approccio Ted, delle superfici lisce e del retro satinato, e per un momento potrebbe anche essere balenata a qualcuno l' idea blasfema che l' estetica Apple abbia rotto i coglioni.
Si è ripetuto miliardi di volte il luogo comune - quindi come tale vero - che Apple non è un brand ma una worldview, soltanto che alla lunga questa visione, pur presentando oggetti diversi, parla sempre nello stesso linguaggio, con gli stessi riferimenti, mettendo in scena spettacoli comunicativi ai quali siamo già abituati e ai quali forse abbiamo già fatto gli anticorpi. Anche se non ne abbiamo visto nessuno è come se li avessimo visti tuti, tanto abbiamo interiorizzato il canone Apple. Serve la camicia dentro ai pantaloni per trasmettere un sussulto innovativo.
il web prende in giro il nuovo ipad pro
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