DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Daniele Martini per il "Fatto quotidiano"
Nell'ambiente del mare dove la scaramanzia è di casa, quando si parla della compagnia Messina c'è chi fa gli scongiuri. Probabilmente perché nessun'altra azienda marittima ha collezionato così tante disgrazie e sciagure. L'ultima, la più grave, quella di alcuni giorni fa nel porto di Genova, quando la gigantesca portacontainer Jolly Nero ha preso in pieno la torre dei piloti del porto sbriciolandola come fosse di cartapesta: 8 morti, un disperso, diversi feriti.
Da oltre 30 anni altre Jolly, con i nomi di diversi colori, hanno collezionato: affondamenti, abbordaggi di pirati, morti in mare e a bordo, collisioni, arenamenti, sparatorie, inchieste della magistratura . Voci martellanti riguardano la natura di alcuni traffici effettuati in passato: armi, addirittura, e poi contrabbando di veleni tossici, forse radioattivi, secondo accuse insistenti relative in particolare alla ormai famosa Jolly Rosso, passata alle cronache come la "nave dei veleni".
Messina è una compagnia storica, fondata nel 1921, ha sede a Genova, batte soprattutto i mari africani e mediorientali, mai abbandonati neanche ai tempi della chiusura di Suez e fu proprio una nave del gruppo a transitare per prima alla riapertura del canale nel 1975. La società possiede 14 navi più altre prese a nolo e ha il merito di non aver mai voluto abbandonare l'Italia trasferendo la sede e il centro degli affari altrove.
Il nome Messina è quello della famiglia, mentre quello Jolly sulla fiancata delle navi ro-ro, cioè capaci di trasportare container e tir, è conseguenza della tipologia delle merci trasportate: un po' di tutto e con estrema flessibilità , da jolly del mare, appunto. I Messina attuali, Ignazio e Stefano, descritti come taciturni e riservati, appaiono poco perfino nelle cronache della loro città , Genova.
Qualcuno li considera scostanti: «Si sentono dio in terra, padroni delle ferriere del mare», confida al Fatto il manager di un grande porto tirrenico. Il fatto che ora tentino di scaricare sui rimorchiatori la responsabilità della tragedia di Genova non migliora la loro fama. L'elenco di disastri collezionati da Messina è impressionante. Prima dell'incidente di Genova il più famoso era quello della Jolly Rosso del dicembre 1990.
Dopo aver trasportato nei due anni precedenti rifiuti tossici per conto del governo italiano dall'Italia alla Libia, la nave si arena davanti ad Amantea, sulle coste della Calabria. Ufficialmente trasporta tabacco, ma c'è chi sospetta si tratti invece di altri rifiuti tossici di contrabbando, forse addirittura radioattivi. La magistratura apre diverse inchieste, l'ultima archiviata dopo quasi un ventennio con un nulla di fatto.
Lo stesso anno la Jolly Turchese viene sospettata di trasportare pezzi per il supercannone di Saddam Hussein in Iraq e un anno prima su un'altra Jolly muoiono due uomini dell'equipaggio, uno colpito da un grosso cavo e un altro da una carrucola. Nel 2002 tocca alla Jolly Rubino che dopo essere sfuggita 15 anni prima ad un attacco di pasdaran della rivoluzione iraniana, si inabissa al largo delle coste di un parco marino sudafricano.
Nel 2003 la Jolly Blu centra e affonda un peschereccio davanti a Piombino, un morto. Nel 2005 vengono attaccate dai pirati la Jolly Arancione e la Jolly Marrone, nell'ottobre 2009 è la volta della Jolly Smeraldo e poi di un'altra Jolly Rosso. Tre anni fa la Jolly Amaranto cola a picco davanti al porto egiziano di Alessandria. Nel 2011 la Jolly Grigio si scontra con un peschereccio davanti ad Ischia, muoiono due pescatori, padre e figlio.
PORTO DI GENOVA LA TORRE DISTRUTTA PORTO GENOVA LA TORRE DISTRUTTA CROLLO DI UNA TORRE AL PORTO DI GENOVA CROLLO DI UNA TORRE AL PORTO DI GENOVA CROLLO DI UNA TORRE AL PORTO DI GENOVA
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