L’AMERICA RIPARTE (GLI AMERICANI UN PO’ MENO) - CALANO LE RICHIESTE DI SUSSIDI DI DISOCCUPAZIONE E CRESCE IL PIL. MA LA RIPRESA NON È ANCORA PER TUTTI

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

Francesco Semprini per "La Stampa"

Segnali incoraggianti provengono dal mercato del lavoro americano a coronamento di una chiusura d'anno che pone tutte le premesse per il riscatto economico degli Stati Uniti. Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono scese di 42 mila unità nella settimana terminata il 21 dicembre, segnando quota 338 mila. Si tratta di una riduzione leggermente migliore delle attese degli analisti, considerando tuttavia che questo indicatore durante il periodo delle festività tende ad essere più volatile rispetto al resto dell'anno.

Le richieste prolungate di sussidi di disoccupazione, un dato meno soggetto alle fluttuazioni stagionali, sono invece cresciute di 46 mila unità a quota 2,93 milioni, un livello considerato ancora troppo elevato. Il punto è che il ritorno in corsa dei mercati finanziari e il rilancio dell'economia americana, non sono state accompagnate da una decisa ripresa del mercato del lavoro che rimane ancora l'anello debole del sistema Usa, così come accade in molti Paesi avanzati.

Il tasso di disoccupazione è sceso nel mese di novembre a quota 7%, il livello più basso degli ultimi cinque anni, ma è ancora troppo elevato secondo le autorità di politica monetaria, come ha ricordato Ben Bernanke nella sua ultima conferenza stampa da presidente della Federal Reserve. L'istituzione, che ha in questi giorni compiuto cento anni, è stata protagonista la scorsa settimana di un svolta storica, ovvero ha dato inizio al cosiddetto «tapering». In sostanza sono stati ridotti di dieci miliardi gli acquisti sui titoli di Stato e legati ai mutui, che da gennaio saranno di 75 miliardi.

Una inversione di tendenza dopo un lustro di aiuti all'economia e oltre 4 mila miliardi di dollari spesi dalla Fed. Per i governatori c'è maggior fiducia sui fondamentali economici del Paese e che già dalla prossima riunione del Fomc, quando al timone della Banca centrale ci sarà Janet Yellen, si potrebbe accelerare su questa strada.

Del resto l'anno che sta per concludersi è stato per alcuni versi straordinario: il mercato azionario americano è salito del 25%, e ci sono state 250 Ipo societarie, la gran parte delle quali hanno riscosso successo, come dimostra il caso Twitter, protagonista anche ieri di una prestazione importante. Il rally del 2013 culmina con il nuovo massimo del Dow Jones che, per la prima volta da 14 anni, chiude a livelli record anche se corretto per l'inflazione, sancendo la fine del «decennio perso» di Wall Street, quello dalla bolla dot.com, dagli attacchi dell'11 settembre, dallo scandalo Enron, dalla bolla immobiliare e dalla crisi finanziaria.

Novità rassicurante anche sul fronte della crescita dove l'ultimo dato del Pil, quello relativo al mese di novembre, è stato riletto a +4,1%. Il dato supera le attese di Wall Street, e mette a bilancio l'incremento più pronunciato dal quarto trimestre 2011, e il secondo maggiore dalla metà del 2009. Per il prossimo anno la Fed prevede una crescita compresa tra il 2,8% e il 3,2%, ma ci sono in vista diverse sfide. La prima sarà la battaglia sull'innalzamento del tetto di debito per evitare un default tecnico, con la scadenza del 7 febbraio, quindi l'ulteriore riduzione delle misure straordinarie, anche se la vera scommessa è quella dell'occupazione, per la quale il 2014 sarà l'anno della verità.

 

BERNANKE YELLEN OBAMAdisoccupati americani disoccupati americani LINGRESSO DEL NEW YORK STOCK EXCHANGE NEL GIORNO DELLA QUOTAZIONE DI TWITTER