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Francesco Spini per “la Stampa”
Ei Towers lancia opa su Raiway
L’Antitrust vuole vederci più chiaro nell’offerta lanciata da Ei Towers, controllata da Mediaset, su Rai Way e tesa a creare il campione nazionale delle torri di trasmissione del segnale tv. L’authority guidata da Giovanni Pitruzzella ha inviato una lettera all’offerente (che avrà 5 giorni per rispondere) per chiedere ulteriori informazioni «ritenendo che quelle fornite in sede di comunicazione preventiva» fossero «gravemente incomplete» e comunque «non idonee a consentire una compiuta valutazione dell’operazione».
Gli argomenti principali sarebbero principalmente due. Il primo è capire perché la società del Biscione abbia lanciato l’offerta su almeno il 66,67% quando il governo attraverso un Dpcm abbia stabilito che la soglia minima del 51% debba restare in capo alla Rai e quindi pubblica. Inoltre vuole avere tutti i dati che riguardano i mercati a valle delle torri, ovvero quello della copertura televisiva e del mercato pubblicitario sottostante.
Facile intuire che alla prima domanda, quella sull’ambizione proibita ad arrivare alla maggioranza, Ei Towers risponderà come ha risposto due giorni fa alla Rai, e cioè che il decreto è stato adottato «nel contesto della quotazione in borsa di Rai Way». Dunque, ritengono nel gruppo che fa capo a Berlusconi, la quota pubblica di partecipazione non è scolpita nella pietra e può essere modificata, come avvenuto di recente con la decisione di Padoan di scendere nel capitale di Enel dal 31% al 25,5%.
Se nel gruppo le bocche restano ben cucite, nessuno si è però scomposto di fronte a domande dell’authority che vengono giudicate quasi rituali e comunque del tutto consuete in operazioni di questo genere, tanto più quando a tirare la giacchetta si è messa la commissione di Vigilanza sulla Rai: logico che l’authority chieda il massimo delle informazioni.
Lo stesso film si era già visto ai tempi della fusione tra Elettronica Industriale e Dmt, che sotto Ei Towers unì gli unici due operatori ai tempi sul mercato (Rai Way era ancora una divisione di Viale Mazzini). Anche allora furono esaminati i mercati a valle e dall’Antitrust uscì tutta una serie di impegni assai severi (un trattamento da monopolista, nei fatti) per Ei Towers: aprire il servizio a tutti, garantire a tutti lo stesso livello di servizio e adottare un prezzo regolamentato. Adottati tali impegni, il Biscione anche ora, sebbene l’offerta non lo espliciti, è disposto ad accettare eventuali nuovi vincoli che dovessero derivare dal nuovo esame dell’authority e pure a modificare in corsa la rotta.
Il gruppo è pronto a far valere la clausola contenuta nella stessa offerta con cui può «rinunciare a una o più delle condizioni di efficacia dell’offerta ovvero a modificarle». Questo vale anche per la quota minima del 66,67% che non sarebbe un punto fermo irrinunciabile. Se proprio fosse impossibile portare a termine l’operazione come inizialmente immaginata, l’idea resta quella di sondare possibili alternative, quale quella dell’operatore terzo (sia Rai che Mediaset dovrebbero avere una quota ben inferiore al 30%) o anche a maggioranza pubblica (con la regia di Cdp).
L’importante - è il ragionamento - è che si faccia qualcosa per esprimere il valore delle due imprese e si crei un operatore unico con un forte senso industriale e con un azionariato italiano. Ed escludere così che i tralicci tv facciano il percorso di quelli telefonici di Wind, finiti agli spagnoli di Abertis.
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