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L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE, L’ENNESIMA SCUSA PER SCHIAVIZZARE I DISPERATI – LA PIATTAFORMA “BUILDER.AI” SPACCIAVA IL LAVORO DI 700 INGEGNERI INDIANI COME FRUTTO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE. I POVERACCI SVILUPPAVANO A MANO IL CODICE RICHIESTO DAI CLIENTI, MENTRE LA SOCIETÀ RACCOGLIEVA MILIARDI DI FINANZIAMENTI PUBBLICIZZANDO IL SERVIZIO COME PRODOTTO DALL’IA. LA SITUAZIONE È PRECIPITATA QUALCHE SETTIMANA FA, QUANDO…
Estratto dell’articolo di Lorenzo Tirotta per https://www.hwupgrade.it/
Il mondo dell’intelligenza artificiale è stato scosso di recente dal clamoroso fallimento di Builder.ai, startup londinese un tempo valutata 1,5 miliardi di dollari e sostenuta da colossi come Microsoft e il fondo sovrano del Qatar.
L’azienda, che prometteva di rivoluzionare lo sviluppo software rendendolo “facile come ordinare una pizza”, ha invece ingannato clienti e investitori affidandosi a un esercito di sviluppatori umani, spacciati per sofisticati algoritmi di AI.
[…] Builder.ai aveva raccolto oltre 445 milioni di dollari grazie a una narrazione accattivante: la sua piattaforma, guidata dall’assistente “Natasha”, avrebbe permesso a chiunque di creare applicazioni personalizzate in pochi click, grazie all’intelligenza artificiale.
In realtà, come hanno rivelato diverse fonti e un’inchiesta del Wall Street Journal già nel 2019, il fulcro del servizio era costituito da circa 700 ingegneri in India che manualmente sviluppavano il codice richiesto dai clienti, mentre la società continuava a pubblicizzare il tutto come frutto di AI.
Un ex dipendente, Robert Holdheim, aveva già denunciato l’azienda nel 2019 per 5 milioni di dollari, sostenendo di essere stato licenziato dopo aver contestato che la tecnologia “non funzionava come promesso” e che tutto era solo “fumo negli occhi”.
La situazione è precipitata nel maggio 2025, quando il finanziatore Viola Credit ha sequestrato 37 milioni di dollari dai conti di Builder.ai dopo aver scoperto che la società aveva gonfiato del 300% le previsioni di ricavi per il 2024. Il fondatore Sachin Dev Duggal aveva promesso ai creditori 220 milioni di dollari di vendite, ma un audit indipendente ha rivelato che i ricavi reali erano solo 50 milioni.
Il nuovo CEO, Manpreet Ratia, nominato a febbraio per sostituire Duggal, ha portato alla luce la gravità delle manipolazioni finanziarie e delle pratiche ingannevoli. Nel frattempo, i pubblici ministeri di New York hanno richiesto documentazione finanziaria e la lista clienti nell’ambito di un’indagine federale.
L’azienda ora deve 85 milioni di dollari ad Amazon e 30 milioni a Microsoft per servizi cloud, mentre circa 1.000 dipendenti hanno perso il lavoro.
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