DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
di Tina A. Commotrix per Dagospia
Nel regno dei Poteri marci ormai le guerre non finiscono con la pace, ma sembrano annunciarne sempre una successiva.
E' difficile immaginare allora che nell'ex Rizzoli si possa trovare una intesa cordiale tra i giovani eredi della famiglia Agnelli e l'azionista di minoranza, Diego Della Valle.
Lo scontro tra lo "scarparo" di Casette d'Ete e il nipote Kaky Elkann (ben protetto alle spalle da Sergio Marchionne) ha raggiunto livelli d'astiosità tali (a botte d'insulti feroci) che difficilmente potranno essere ricomposti da oggi all'assemblea degli azionisti convocata per il prossimo 8 maggio.
A differenza di quanto è stato scritto, stavolta Abramo Bazoli ancora non ha mosso un dito nel tentativo di sanare la ferita purulenta apertasi tra i due acerrimi nemici.
A ottant'anni passati il presidente di sorveglianza di Banca Intesa - considerato il santo protettore del Corriere (ma di miracoli anche lui ne ha fatti davvero pochi in questi anni visto che il gruppo si trova sull'orlo del fallimento) -, non ha alcuna intenzione di andare a invocare un gesto di pace a quello sconsiderato di Della Valle che l'ha bollato come "un arzillo vecchietto unto dal signore".
Finora sono andati "a vuoto" pure le sollecitazioni arrivate al "bullo" marchigiano dal numero uno di Mediobanca, Alberto Nagel, che non sembra intenzionato a fare sgarbi ai torinesi (Fiat-Banca Intesa) se fosse vero che Della Vale sarebbe pronto a rilevare oltre il 10% dell'Rcs (si tratterebbe di milioni di euro contanti e non prestati come una volta dalle banche) ancora in portafoglio alla banca di piazzetta Cuccia.
Mentre il notaio Marchetti non ha alcuna intenzione - anche lui alla sua riverita età -, di farsi prendere a ceffoni da Dieguito El Dritto che minaccia poi di trascinare in tribunale (risarcimento danni) l'attuale consiglio d'amministrazione dell'Rcs, presieduto da Provolone Provasoli.
In base al nuovo articolo 2409 del Codice civile gli azionisti di minoranza che rappresentano almeno il 5% del capitale possono rivolgersi alla giustizia nell'ipotesi gli amministratori compiano "gravi irregolarità ". Nel giorni scorsi il professor Provasoli ha avuto alcuni autorevoli pareri legali (anche dal tribunale?) che scongiurerebbero una sua chiamata in causa per non aver tutelato abbastanza le minoranze.
Così, ha avuto successo il pressing di Piergaetano Marchetti affinché, dopo l'uscita di Carlino Pesenti (Italcementi), non ci fossero altre defezioni (dimissioni) dal board aziendale prima dell'assemblea degli azionisti di maggio. Nel frattempo gli avvocati di Della Valle (studio Erede-Pappalardo-Bonelli) non hanno chiesto nemmeno, come primo atto concreto di rivalsa da parte di Della Valle, la revoca del Cda.
Il che non significa dare già per chiusa la partita di maggio, con la vittoria della Fiat (20,55%) che insieme a Banca Intesa (6,54%) e la Pirelli di Tronchetti Provera (5,45%) può contare su una maggioranza relativa del 32,5%. Sufficiente a mandare avanti il gruppo.
Tutto, però, è ancora possibile tra giocatori di dadi (truccati) dell'ex patto in Rcs. Dove gli unici veri perdenti saranno, ancora una volta, sia la storia più o meno nobile del Corrierone sia le sue maestranze chiamate a rispondere, incolpevoli, di uno stato di crisi provocato dall'azienda.
Un capitale umano (e professionale) che nel silenzio delle rappresentanze sindacali è stato mortificato in nome dei debiti (500 milioni di euro) accumulati dai manager (a dir poco incapaci) succedutisi in via Solferino (e dintorni) negli ultimi dieci anni.
Dalle note diffuse l'altro giorno dagli amministratori sui conti dell'azienda risulta che altre 500 persone sono state buttate fuori dalla Fabbrica Corriere. E se non ci saranno nuovi pre-pensionamenti ciò sarà dovuto solo al fatto che il nuovo governo Renzi non ha alcuna intenzione di accollarsi altri milioni di euro per far risparmiare gli editori che vogliono liberarsi anticipatamente del proprio personale a spese dello Stato. Con buona pace dei Gabibbo alle vongole del Corriere, Stella&Rizzo.
E dalle ultime voci di bilancio (confuse) dell'Rcs risulta chiara soltanto un'altra cosa: che i target riguardanti l'EBITDA (in cui si calcola il risultato operativo di un'azienda) non è stato centrato dall'amministratore delegato, Rotolone Scott(ex) Jovane nel 2013 (40 milioni) e appare addirittura illusorio che possa mettere a segno l'obiettivo nel 2014 (90 milioni).
Una realtà (drammatica) che non è rilevata soltanto da Dagospia, ma - un po' a sorpresa -, dal giornalista-analista de "la Stampa" di Torino (Fiat), che alla vigilia del consiglio ha osservato: "RCS MediaGroup perde terreno in attesa dell'odierno Cda chiamato a ridiscutere i target 2013 (â¬40mln) e soprattutto 2014 (â¬90mln) riguardanti l'EBITDA, target messi in forte dubbio dal negativo andamento dei conti".
E ancora: "Gli accordi con le banche per sostenere il piano di ristrutturazione e rilancio dell'azienda sono infatti basati proprio sul raggiungimento di questi obiettivi: in caso contrario verrebbero messe - prosegue in discussione le fondamenta dell'intero piano. Ricordiamo inoltre - conclude l'articolo - che stamattina Il Messaggero ha scritto che RCS avrebbe chiesto una modifica alle banche delle modalità di rimborso di parte del rifinanziamento da 600 milioni di euro stipulato a fine maggio. La società editoriale vorrebbe rimborsare agli istituti solo 30 dei 120 milioni di euro incassati con la vendita della sede storica a Blackstone".
Che altro aggiungere se a mettere "Ko" Rotolone Scott(ex) stavolta è proprio il quotidiano degli Agnelli che l'hanno voluto nell'ex Rizzoli? Si tratta forse di un messaggio trasversale della famiglia che porterebbe presto a un cambiamento alla guida dell'Rcs? O il cronista in forza al quotidiano torinese si è limitato a fare onestamente il proprio mestiere?
Anche l'indiscrezione del quotidiano romano riportata nel pezzo su una dilazione del pegno Rcs con le banche creditrici, ha trovato conferme a piazza Affari. Una dimostrazione che per far quadrare i conti non basta alienare per un piatto di lenticchie (120 milioni) gli immobili di famiglia per tentare di colmare il "buco" con le banche.
Nella Milano Decadence di Giuliano Pisapia, proiettata a mettere in mostra "la rava e la fava" (Expo 2015) è passato ancora una volta sotto silenzio che anche il sindaco abbia lasciato cadere il diritto di esercitare la prelazione proprio sulla sede storica di via Solferino, 28.
diego della valle RENZI SEDE CORRIERE DELLA SERA ELKANN SCOTT JOVANE A BAGNAIA Angelo ProvasoliGiovanni Bazoli ANDREA AGNELLI MARCHIONNE ELKANN PIERGAETANO MARCHETTI GIAMPIERO PESENTI
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