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Luca Fornovo per âLa Stampa'
I vertici e la maggior parte dei consiglieri della Parmalat, di proprietà dai francesi di Lactalis, si sono dimessi. La speranza del gruppo alimentare di Collecchio è fare pace con la magistratura di Parma e riportare un «clima sereno e costruttivo» in azienda. Ma soprattutto - ora che il Cda è azzerato - chiudere una volta per tutte la discussa vicenda giudiziaria dell'acquisto di Lag, la consociata americana rilevata dalla stessa Lactalis.
Quest'operazione (tra parti correlate), che portò quasi due anni fa Parmalat a pagare a Lactalis circa 770 milioni di dollari per Lag è ormai da diciotto mesi nel mirino della procura di Parma, che ha chiesto la revoca del Cda. Mentre la Guardia di Finanza ha fatto nuove perquisizioni e ispezioni nella sededi Collecchio.
Il passo indietro di 9 consiglieri su 11 di Parmalat - il presidente Franco Tatò, l'amministratore delegato, Yvon Guerin, e gli amministratori Gabriella Chersicla, Francesco Gatti, Marco Jesi, Daniel Jaouen, Marco Reboa, Antonio Sala e Riccardo Zingales - non ha provocato scossoni in Borsa (+0,40% per Parmalat a 2,48 euro). Ma è arrivato comunque un po' a sorpresa. Basti pensare che a novembre il Tribunale di Parma, pur riscontrando «molteplici profili di irregolarità ascrivibili agli amministratori», aveva respinto la richiesta di revoca, con l'eccezione del consigliere Marco Reboa.
Con la mossa di Parmalat, il consiglio decadrà con l'assemblea di bilancio (17 aprile), giorno in cui verrà nominato il nuovo board. Ma decadranno anche senza essersi dimessi - e forse la cosa non dispiacerà troppo a Lactalis - i due consiglieri, espressione degli azionisti di minoranza, Umberto Mosetti e Antonio Mastrangelo. Gli stessi che, con la Consob, avevano innescato la miccia dell'inchiesta sulle presunte irregolarità dell'operato degli amministratori nell'acquisizione di Lag.
L'azzeramento del Cda potrebbe rivelarsi anche un'abile mossa legale. Domani Parmalat dovrebbe depositare delle memorie difensive, in vista dell'udienza del 9 maggio, in cui i giudici della Corte d'appello di Bologna dovranno esprimersi sui due provvedimenti del Tribunale di Parma che riguardano l'operazione Lag, tra cui la revoca del Cda.
E visto che il Cda decadrà il 18 aprile, i legali di Collecchio potrebbero sostenere che verrà a mancare l'oggetto del contendere, vanificando così il ricorso dei pm di Parma alla Corte d'Appello. Ma dietro quella che può apparire una sapiente manovra degli avvocati di Parmalat c'è anche il reale desiderio di riportare l'azienda a una situazione di maggiore tranquillità .
«Diamo le dimissioni - si legge nella lettera dei consiglieri - ....convinti di aver agito sempre correttamente, assumiamo questa difficile decisione nell'esclusivo interesse della società al fine di consentirle di operare nuovamente in un clima sereno e costruttivo». Gli ex amministratori affermano inoltre di lasciare «un'azienda che nell'ultimo biennio, pur nel difficile frangente attraversato, ha realizzato, sotto la nostra gestione, i migliori risultati della sua storia (grazie anche al contributo più che positivo fornito da Lag in termini di risultato economico) con beneficio per tutti gli azionisti, che hanno visto il titolo apprezzarsi di circa il 39% nel corso del 2013».
Tranquillità che in azienda è venuta meno soprattutto negli ultimi mesi dopo che, secondo fonti finanziarie, nella sede di Collecchio ci sono state nuove ispezioni da parte delal Guardia di Finanza. Da gennaio fino a febbraio le Fiamme Gialle avrebbero copiato i contenuti di tutti i computer dei dipendenti di Parmalat. Cercando in particolare di ricostruire i movimenti dei magazzini di Lag negli Usa.
L'inchiesta penale è ancora in corso e tra gli indagati vede il presidente dimissionario Tatò, l'ad Guérin, e gli amministratori Gatti, Reboa e Sala. Il reato ipotizzato è di appropriazione indebita aggravata. Riguardo le dimissioni di vertici e consiglieri Parmalat, Lactalis ha fatto sapere di averne preso «atto con rammarico» confermando «l'apprezzamento professionale e personale».
Ieri il Cda ha esaminato anche i risultati preliminari del 2013 .I ricavi sono cresciuti del 3,7% a 5,35 miliardi e il margine operativo lordo (Mol) del 2,8% a 437,2 milioni. Per il 2014, Parmalat «stima un fatturato netto e un ebitda in crescita del 3%».
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