E LI CHIAMANO SOCIAL - FACEBOOK AGGIRA IL FISCO INGLESE “ESPORTANDO” I PROFITTI IN IRLANDA - ZUCKERBERG HA VERSATO 238MILA STERLINE A FRONTE DI INTROITI PER 175 MILIONI DI STERLINE - E’ LO STESSO TRUCCHETTO UTILIZZATO DA GOOGLE, APPLE, AMAZON: LA SEDE LEGALE VIENE “PIAZZATA” IN IRLANDA E ADDIO TASSE - I LABURISTI ATTACCANO: “NOI SPENDIAMO I SOLDI PER LA BANDA LARGA E I COLOSSI DELLA RETE FREGANO IL FISCO…”

da tgcom24.mediaset.it

Facebook non pagherebbe tutte le tasse dovute per le sue attività nel Regno Unito. A lanciare l'accusa è il quotidiano inglese "Independent" che con un titolo alquanto eloquente, "Antisocialnetwork", denuncia la condotta fiscale del social network più famoso del mondo.

Secondo i dati riportati dal giornale, che sono stati forniti dalla società di analisi indipendente "Enders Analysis", il colosso creato da Mark Zuckeberg avrebbe pagato 238mila sterline di tasse, una cifra decisamente troppo bassa se si considera che gli introiti dell'azienda si aggirano intorno ai 175 milioni di sterline.

In realtà l'espediente utilizzato per pagare meno tasse è del tutto legale ed è una prassi per tutti i big dell'era 2.0 come Apple, Google e Amazon:si tratta semplicemente di "esportare" i profitti in Irlanda, sede del quartier generale di Facebook per l'Europa. Tuttavia in tempi di crisi la cosa suscita non poche polemiche.

I primi a gridare allo scandalo sono stati i laburisti. " E' immorale che queste società di successo non paghino le tasse nei paesi in cui sono basate e fanno profitti" - ha dichiarato all'Independent John Mann, membro del partito che fa parte della commissione parlamentare del Tesoro - "Traggono immensi benefici dall'infrastruttura internet del nostro Paese, ma non fanno nulla per contribuire. E' come guidare la macchina senza pagare il bollo, non lo tollereremo e non vedo perché dovremmo farlo se si tratta del web.

L'erario sta spendendo molte risorse per le nuove reti a banda larga e queste compagnie ne beneficeranno enormemente. E'giusto che contribuiscano".
Alle critiche di Mann si aggiungono poi quelle del presidente del gruppo TaxPayers Alliance: "Troppe aziende sfruttano le scappatoie disponibili per ridurre il loro carico fiscale. Altre pagano invece il dovuto, ma il sistema è troppo complicato e il pubblico questo non lo capisce. Se vogliamo competere dobbiamo riformare l'ordinamento tributario".

Da Facebook per il momento arriva un no comment sulla stima degli affari condotti nel Regno Unito. Unica dichiarazione sulla questione quella di un portavoce del colosso: "Come è normale che sia per un'azienda presente in decine di nazioni sparse per il mondo, compiliamo report sulle nostre attività locali; queste informazioni però non rispecchiano necessariamente le performance globali, quindi sarebbe un errore tirare delle conclusioni sulla base di questi report".

 

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