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Claudio Laugeri e Massimiliano Peggio per "La Stampa"
Salvatore Ligresti non poteva ricoprire cariche societarie, ma è sempre stato un punto di riferimento importante nella gestione Fonsai. Per questo, il suo nome compare assieme a quello dei figli e di altri amministratori nei 14 avvisi di garanzia firmati dai pm torinesi Vittorio Nessi e Marco Gianoglio. I reati ipotizzati sono falso in bilancio, manipolazione del mercato e falso in prospetto.
Oltre a papà Salvatore, sono sott'inchiesta i figli Giulia, Jonella e Gioacchino Paolo; gli ex componenti dell'esecutivo Antonio Talarico, Vincenzo La Russa (fratello dell'ex ministro Ignazio), gli ex ad Emanuele Erbetta e Fausto Marchionni; gli ex componenti del comitato esecutivo di Milano Assicurazioni Umberto Bocchino e Salvatore Rubino, oltre al vicepresidente Cosimo Rucellai, ritenuti responsabili come l'ex ad e presidente Erbetta e Gioacchino Paolo; il manager Piergiorgio Bedogni, «preposto al bilancio» del 2010, incarico che la legge equipara (in quanto a responsabilità ) ad amministratore delegato e direttore generale.
I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Torino hanno lavorato nove mesi per ricostruire la vicenda, dopo aver analizzato 12 terabyte di mail e documenti sequestrati in decine di perquisizioni. Proprio l'informatica è stata la chiave dell'inchiesta. Gli investigatori hanno scoperto un software che elaborava i dati riducendo al minimo le riserve contabili destinate a garantire le eventuali uscite per chiudere le pratiche dei sinistri.
Secondo gli ispettori Isvap, nel bilancio 2010 mancavano all'appello almeno 500 milioni. Per gli inquirenti torinesi, i milioni potrebbero essere addirittura 700. Senza quel «peso», il bilancio risultava più leggero. E falso, secondo i pm Nessi e Gianoglio.
Quel documento contabile era stato controllato da Bedogni, un professionista di fama nazionale, stimato negli ambienti economici e politici. Tanto che fino a qualche mese fa circolava il suo nome come commissario della Sanità della Regione Lazio, prima della nomina di Nicola Zingaretti. I magistrati ipotizzano che abbia contribuito all'operazione di «maquillage» del bilancio. E davanti ai magistrati (ancora poche settimane fa) aveva sempre confermato la genuinità del proprio lavoro.
Il consiglio d'amministrazione ha approvato quel bilancio nel marzo 2011, poco tempo dopo è passato anche dall'assemblea dei soci. Secondo i pm torinesi, una volta diventato pubblico il documento contabile ha «manipolato il mercato», che ha creduto a una situazione economica molto di versa da quella reale.
A luglio, poi, c'è stato il primo aumento di capitale da 450 milioni: i magistrati ipotizzano che anche quella operazione sia stata viziata da una «falsa prospettazione» della situazione di Fonsai. Una conferma indiretta arriva dal bilancio 2011, dove le riserve contabili sono state portate a 800 milioni (su perdite consolidate per un miliardo). Situazione che porterà a un altro aumento di capitale (un miliardo e 100) nel luglio 2012.
E chi sguazzava in questa situazione erano i Ligresti. Oltre a svariate operazioni immobiliari e consulenze per milioni di euro, sono riusciti a beneficiare di case, auto, persino gli abbonamenti alla tv satellitare. Ciascuno aveva intestate almeno una mezza dozzina di auto (Paolo Gioacchino ha raggiunto quota nove), marchi e modelli di lusso. Tanto, pagava Fonsai.
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