I FURBETTI DEL LINGOTTINO - CONSOB IN ALLERTA PER L’ULTIMO PAPOCCHIO FINANZIARIO DELLA REAL CASA: RICAPITALIZZARE LA JUVENTUS DOPO AVERNE AZZERATO IL PATRIMONIO, SBARAZZANDOSI DELL’INGOMBRANTE PARTNER LIBICO E SOPRATTUTTO EVITANDO DI LANCIARE UN’OPA - EXOR HA GIÀ DETTO CHE SOTTOSCRIVERÀ L’AUMENTO PER LA QUOTA DI SUA COMPETENZA E AL LIMITE PER QUELLA LIBICA. IL RESTO SE LO DOVRANNO ACCOLLARE I PICCOLI AZIONISTI...

Massimo Giannini per "la Repubblica"

Da qualche anno a questa parte, la famiglia Agnelli ha un rapporto difficile con il mercato finanziario. Il famigerato caso dell'equity swap del settembre 2005, che coinvolse Ifil e Exor e si concluse con una condanna amministrativa e un'assoluzione penale, fu a suo tempo un primo indizio. Ora se ne verifica un altro, che stavolta riguarda la Juventus, e che sta nuovamente sollecitando l'«attenzione critica» della Consob. Il gioiello calcistico della Real Casa, nonostante il bel rilancio in campionato e il grande successo del nuovo stadio, ha chiuso il bilancio al 31 giugno 2011 con una perdita record di 95,4 milioni.

Nel frattempo, il patrimonio netto è diventato negativo per 4,9 milioni, soprattutto a causa della svalutazione da 5,3 milioni operata su Amauri, calciatore acquistato dal Palermo per 21,3 milioni e ora fuori rosa perché «non rientrante nel nuovo progetto tecnico».
Azzerato il patrimonio, in virtù di questa svalutazione, la Juve ha deciso di abbattere e ricostituire il capitale sociale, attraverso un'iniezione di denaro fresco fino a un massimo di 120 milioni di euro. Martedì 18 ottobre si riunirà l'Assemblea, per procedere alla copertura delle perdite e all'avvio dell'operazione di ricapitalizzazione.

Exor ha già annunciato che sottoscriverà l'aumento per la quota di sua competenza (circa 72 milioni) ed eventualmente anche per la quota di 9 milioni di euro detenuta dal socio libico e «congelata» dopo il collasso del regime di Gheddafi. Il resto toccherà al mercato e ai piccoli azionisti che tuttavia, per tenersi le azioni Juventus, dovranno aprire il portafogli.
Con questa mossa, i dirigenti della «Bianconera» colgono due piccioni con una fava.

Si sbarazzano dell'ingombrante partner libico, e soprattutto evitano di lanciare un'Opa. Il tutto, ovviamente, a scapito dei soci minori. E, forse, anche in prospettiva di un successivo «delisting».

Sia chiaro: la Borsa italiana ci ha abituato a molto di peggio. Le società di calcio quotate ne hanno combinate di tutti i colori (basti pensare a quello che è accaduto ai titoli dell'As Roma durante la scandalosa trattativa per la vendita da parte dei Sensi). Ma quello individuato da Andrea Agnelli e dai vertici della società non è un buon esempio di «fair play» finanziario.

Che fine ha fatto lo «stile Juve»? Con queste tattiche si da un cattivo esempio al mercato. Per far risparmiare soldi alle maggioranze, si penalizzano i diritti delle minoranze. La Consob sta facendo «moral suasion» nei confronti della dirigenza. Ma finora senza risultati. Peccato. La nobile casata torinese tradisce comportamenti vagamente «predatori» che mal si conciliano con la sua tradizione. «Lupi per Agnelli»: ottimo al cinema, pessimo in Borsa.

 

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