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Paolo Griseri per La Repubblica
Oggi l' auto elettrica «può diventare un' arma a doppio taglio» e «alle condizioni attuali, inquina più o meno come quelle a combustibile fossile ». Sergio Marchionne non perde il gusto di mettere in discussione quelle che chiama «le formule magiche» con cui il mondo dell' auto immagina il futuro. L' occasione è la laurea honoris causa che gli conferisce l' Università di Trento nella cornice del Polo della Meccatronica di Rovereto, luogo di ricerca di eccellenza.
Marchionne annuncia che «la rivoluzione in arrivo nell' auto potrebbe compromettere la nostra stessa identità di costruttori». E questo perché l' uso condiviso, legato soprattutto alla guida autonoma, finirà per trasformare l' automobile in una commodities. «Si salveranno solo i marchi con un brand molto forte. Per restare in casa nostra penso ad Alfa, Maserati, Jeep e naturalmente a Ferrari ». Le utilitarie senza identità invece, quelle che arriveranno da sole per portarci a fare la spesa, saranno sostanzialmente sovrapponibili le une alle altre.
«Di conseguenza - spiega Marchionne - i posti di lavoro di chi produce modelli premium, come accade nelle nostre fabbriche italiane, sono più sicuri di altri». Mentre i brand dei veicoli della produzione di massa tenderanno a indebolirsi.
Diverso è il discorso sull' auto elettrica: «Non è la soluzione di tutti i problemi», dice l' ad. E spiega che oggi «due terzi dell' energia elettrica deriva da fonti fossili». Dunque produrre auto elettriche senza scegliere di abbandonare il combustibile fossile nelle centrali sarebbe solo un modo di spostare altrove il problema. Perché «già quattro anni fa una ricerca condotta da un' università norvegese sosteneva che le vetture elettriche costituiscono una minaccia ambientale quasi doppia rispetto ai veicoli tradizionali in termini di potenziale riscaldamento del pianeta ».
Parole che hanno suscitato ieri le forti proteste del grillino Di Maio e del Verde Bonelli. A margine della cerimonia Marchionne ha confermato il target del 2017 per un indebitamento industriale sotto i 2,5 miliardi e ha fissato «entro il 2018» lo spin off di Marelli che si ipotizzava in tempi più brevi.
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