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Virginia Della Sala per il “Fatto Quotidiano”
Alla fine, una scelta dopo l’altra, Microsoft ha dovuto confrontarsi con i cambiamenti del mercato digitale. Lo ha confermato ieri al Financial Times John Thompson, 65 anni, prima membro del consiglio di Microsoft e dall'anno scorso presidente della società, subentrato al fondatore Bill Gates. Dopo 18 mesi dal suo incarico, il percorso di trasformazione avviato dal Ceo della società, Satya Nadella (subentrato l’anno scorso al dimissionario Steve Ballmer) ha così avuto l’approvazione pubblica del consiglio, o almeno di una sua parte.
Nell'immobilismo innovativo in cui era finita la società, Nadella ha preso una decisione: “Tutto il mondo si sta muovendo verso il cloud. Se non facciamo una grande scommessa sulla nuvola - ha detto Thompson - su che cosa abbiamo intenzione di scommettere?”. E infatti, sempre ieri, è stata annunciata l'offerta del servizio di video in streaming della Disney anche attraverso i supporti Microsoft.
Dopo 40 anni dalla sua fondazione, ci sono i primi segnali della svolta di cui la società sembra avere bisogno per non affondare durante quella che è stata definita una “crisi (identitaria) di mezza età”: a livello mondiale la quota di mercato dei Windows Phone nel terzo trimestre è stata pari al 2,5 per cento, con circa 8 milioni di smartphone Lumia venduti (mentre gli iPhone hanno superato quota 47 milioni), le previsioni della società di consulenza Gartner sui comparti tecnologici non prospettano miglioramenti prima del 2016 per il settore Pc e qualche settimana fa sono state confermate le voci sul licenziamento di 7.800 dipendenti degli stabilimenti Nokia finlandesi, che si sommano ai 18mila già registrati nel 2014 e ai tagli generalizzati nel settore della telefonia, in cui Microsoft si era lanciato nel 2014 con un’operazione da 7,8 miliardi di dollari con la quale aveva acquisito proprio Nokia.
Secondo gli analisti, il problema del gigante tech è il ritardo nell’innovazione e molti hanno definito Microsoft come l’amico che arriva a festa già iniziata con un regalo che è già stato fatto: mentre esplodeva il fenomeno “smartphone”, l’azienda sarebbe rimasta a guardare limitandosi a mantenere la propria stabilità ed interessandosi soprattutto al tradizionale mercato dei software.
Ha preferito, insomma, non rischiare per tenere buoni gli investitori. Pur mantenendo un buon fatturato (22,2 miliardi di dollari), Microsoft ha però visto diminuire gli utili. I numeri del secondo trimestre 2015 parlano da soli: 2,1 miliardi di dollari di perdite (mentre il trimestre precedente si era chiuso con un utile netto pari a 4,98 miliardi), con un calo per azione pari a 0,40 dollari, una diminuzione del 22 per cento nel business dei Personal Computer ed un fatturato in calo del 68 per cento sugli smartphone Lumia (oltre 10 milioni di cellulari in meno venduti rispetto al 2014).
“Affinché la strategia di Microsoft sia più efficace – ha quindi detto ieri il presidente Thompson - c’è bisogno di creare una cultura più aperta, di essere disposti a costruire applicazioni e servizi che girino su più piattaforme e dispositivi, indipendentemente da chi li produce”.
Tradotto: se non si riesce a concorrere con Apple e Android per la telefonia mobile e gli hardware, allora è il momento di iniziare a sfruttarli per offrire altri servizi. E infatti i risultati migliori sono arrivati proprio dal servizio di cloud, in crescita dell’88 per cento, dalle sottoscrizioni di Office 365 (che permette di avere gli strumenti del pacchetto anche su iPad, Tablet e Android), con quasi 3 milioni di nuovi sottoscrittori nel secondo trimestre, e dalle vendite delle console di gioco Xbox.
È la dimostrazione che il futuro per Microsoft è fuori dalle mura in cui si è rinchiuso per anni, tutelata dal quasi totale monopolio sui sistemi operativi. Ora che il mobile sta progressivamente sostituendo il Pc, si trova di fronte a un cambiamento di prospettiva totale. E se sarà vincente la strategia di apertura di Nadella “lo dirà il tempo ”, ha precisato Thompson. "È ancora presto per capire se sia o meno troppo tardi. Se dovesse esserlo, lo scopriremo nel giro di due o tre anni”.
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