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Antonella Olivieri per Sole24Ore
L'improvvisa fiammata estiva, che ha surriscaldato in Borsa i titoli dell'editoria, non trova sostegno nei fondamentali. Messi in fila, i conti delle società dei media di Piazza Affari (elaborazione su dati R&S-Mediobanca), evidenziano trend settoriali negativi che sono da ritenere strutturali e impongono impegnative sfide ai gruppi editoriali.
Sul mercato azionario è evidente dalle performance a tre cifre (+315% da inizio agosto) che il movimento è partito da Rcs, ma la stessa società , su richiesta Consob, ha precisato ieri di «non disporre di informazioni che possano spiegare tali andamenti». A seguire, sulla scia di Rcs, ci sono titoli "sottili" come Class (+51,72% da inizio agosto) e il gruppo Sole 24 Ore che edita questo giornale (+39,08%), ma anche titoli di maggior capitalizzazione come Mondadori (+36,76%) e L'Espresso (+35,71%).
Quello che dicono i conti, aggiornati ai dati interinali del semestre chiuso a giugno, non giustifica tanta euforia. Quattro gruppi su sei analizzati hanno passato il giro di boa di metà anno con un deficit operativo: -5,3% la media quando nel 2007 il parametro settoriale era un pingue +31%.
Al 30 giugno scorso, l'incidenza del margine industriale (mon, margine operativo netto) sul valore aggiunto (ricavi meno costi), era positiva solo per L'Espresso (23,7%) e Mondadori (14,5%), seppur in calo. Rcs segnava invece un -42,2%, Caltagirone -34,2%, Il Sole -22,1%, Monrif -6,5%. Ripartizione confermata dal rapporto tra risultato netto e valore aggiunto, positivo solo per L'Espresso (11,9%) e Mondadori (4,8%).
A pesare sul quadro settoriale è in particolare il calo strutturale dei ricavi pubblicitari che non ha risparmiato nessuno. Nel 2011 (e quest'anno sta andando peggio) rispetto al 2007, la contrazione media è pari al 24,8% (ai sei gruppi considerati sopra si aggiunge Class). Un po' peggio Caltagirone (-33,6% la variazione sul 2007), Mondadori (-33%), Il Sole 24 Ore (-27,4%); un po' meglio Class (-11,8%), L'Espresso (-18,6%), Monrif (-19,7%); in media Rcs (-24,1%).
Fino all'anno scorso i ricavi pubblicitari rappresentavano la componente principale del giro d'affari, più importante per gruppi come l'editore del Messaggero (dove la pubblicità era pari 179,5% dei ricavi non pubblicitari), l'editore di Repubblica (150,7%) e l'editore di Mf (113,2%), a fronte di una media del 58,8%. Nettamente meno dipendente dalla pubblicità invece Mondadori (25,3%), dove conta la componente libri.
Anche i ricavi non pubblicitari hanno però mostrato un trend calante, con i livelli del 2011 sotto del 20,4% rispetto a quelli del 2007, ed entrate in contrazione per tutti lo scorso anno sull'esercizio precedente. Dati che riflettono l'esigenza di una rifocalizzazione del business, alle prese con le sfide, ma anche le opportunità della digitalizzazione.
Tranne un paio d'eccezioni - Rcs (che nel primo trimestre aveva debiti pari al 382% del patrimonio netto) e Monrif (278%) - la struttura patrimoniale dei gruppi editoriali di Piazza Affari risulta invece solida, una buona base per ripartire. Sotto questo profilo si distinguono in particolare Il Sole 24 Ore, con debiti finanziari pari ad appena il 3,4% del patrimonio netto, e Caltagirone Editore con il 7,6%.
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