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Gli uscieri del palazzo obitorio delle Ferrovie hanno i crampi allo stomaco. La colpa non e' del panettoncino aziendale che hanno buttato nel cestino, ma del clima che si respira intorno all'ufficio di Moretti che e' rientrato dalle vacanze piu' nero di un becchino.Gli uscieri sono uomini poveri di desideri, ma speravano che dopo la terza inaugurazione della Stazione Tiburtina il loro Capo dai pensieri estrogenati entrasse nel nuovo anno in punta dei piedi per capire se il vento che ha portato Corradino Passera a gestire anche i Trasporti, e' favorevole o letale.
A rovinare tutto sono arrivate le furibonde polemiche sui treni dei pendolari e come se non bastasse oggi e' scoppiata la polemica per lo spot di Trenitalia sulla Frecciarossa dove seduta in quarta classe si vede una famiglia di colore. Sull'infelice campagna pubblicitaria e' scoppiata l'accusa di razzismo, amplificata dai blog e dal Corriere della Sera il quotidiano che pochi giorni fa ha dato un rilievo smisurato alla lettera in cui Passera ha cercato di scrollarsi dalle spalle il conflitto di interessi.
Adesso l'ex-sindacalista di Rimini si chiede se dietro l'attenzione morbosa dei media ci sia qualche manina sospetta, magari quella di chi come Luchino di Montezemolo e Dieguito Della Valle vedrebbe con piacere la testa decollata di Moretti sulla scrivania dell'amico Ministro dello Sviluppo e dei Trasporti, quel Corradino che ha portato Intesa SanPaolo a diventare socio di NTV, l'azienda dei treni per l'alta velocita'.
Per alleggerire la tensione gli uscieri del palazzo obitorio hanno infilato sotto la porta di Moretti l'articolo che appare oggi sul giornale economico "MF" dove sono elencati i nodi che ancora frenano la gloriosa avventura sulle rotaie di Luchino e della sua compagine.
Secondo la giornalista Luisa Leone che ha scritto il pezzo, i problemi sono almeno sei e vanno dalla mancata definizione delle tracce per il pre-esercizio dei treni fino al ritardo nella definizione dell'orario e allo spazio per l'assistenza ai passeggeri dentro la nuova stazione Tiburtina.
Queste pero' sono bazzeccole rispetto all'omologazione dei supertreni "Italo" costruiti dai francesi di Alstom, che dovrebbe arrivare non prima del 5 marzo e senza la quale NTV rimane ai nastri di partenza. Il ritardo e' la vera spina nel fianco di Luchino e di Sciarrone che rischiano di veder compromesso il business plan dove il break-even era previsto nel 2014: ogni mese di ritardo allontana il traguardo e si traduce in costi aggiuntivi che pesano sui conti della societa' in misura piu' che preoccupante.
A questo punto c'e' da chiedersi quali sono le vere ragioni che fino ad oggi hanno impedito di omologare il gioiello tecnologico che Luchino &Company hanno presentato in pompetta magna a Nola prima di Natale e Dagospia nella sua infinita miseria e' riuscita a capire che sulla pelle di NTV si sta svolgendo un curioso balletto tra due soggetti.
Il primo e' l'Agenzia italiana per la Sicurezza delle Ferrovie, un organismo istituito nel 2007 e guidato da Alberto Chiovelli, un ingegnere romano che ha piazzato il suo quartier generale a Firenze utilizzando - a quanto dicono- anche alcuni ambienti delle Ferrovie.
Il secondo soggetto che deve pronunciarsi per omologare "Italo" e' la Direzione Tecnica di RFI (Rete Ferroviaria Italiana), la societa' di Moretti che cura la gestione e la manutenzione della Rete.
A quanto si e' capito i due "omologatori" fin dal novembre scorso erano disposti a dare via libera a condizione che i treni di Luchino e Sciarrone viaggiassero a una velocita' massima di 280 kilometri per non dare fastidio alla Frecciarossa che supera di gran lunga i 300 km, ma questa offerta generosa e' apparsa sospetta fin dall'inizio ed e' stata rispedita ai due mittenti. Agli occhi di NTV e dei suoi manager e' apparsa una furbata del solito Moretti, uno dei tanti bastoni tra le rotaie che ha portato Della Valle a esclamare "e' ora che vada a casa!".
Cosi', dopo il gran rifiuto, la situazione appare in stallo con l'Agenzia per la Sicurezza che aspetta il parere finale di RFI e questa, che a sua volta, attende le decisioni dell'Agenzia.
Insomma con l'anno nuovo non sembra che la battaglia tra l'iracondo Moretti e il furibondo Luchino sia finita. La patata bollente e' destinata a finire sul tavolo di Corradino, neoministro dei Trasporti e nuovo mito della politica.
Se fosse saggio - come si sforza di far intendere ai mercati e al cardinal Bagnasco - dovrebbe spiegare ai due contendenti che si stanno facendo del male con le loro mani e tirar fuori dal cassetto gli studi che prevedono un calo del 10% del traffico per i passeggeri dei treni di fascia alta.
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