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Nicola Borzi per Sole 24 Ore
Fondazione Mps sconta un "peccato originale" del 2003: sono i derivati che, per la prima volta in quell'anno, stipulò in piena presidenza Mussari.
Si tratta di due operazioni di Total rate of return (Tror) swap, per un nozionale di 343 milioni: uno con Credit Suisse, l'altro con Lehman Brothers International Europe (Lbie), braccio europeo di finanza strutturata della banca Usa. I Tror, emessi sul sottostante di 210 milioni di Fresh di Mps (titoli ibridi irredimibili convertibili in azioni Mps emessi per 289,8 milioni), prevedevano lo scambio periodico di interessi tra Fondazione Mps e controparti: la prima pagava a Lb e Cs l'Euribor a tre mesi; queste retrocedevano alla Fondazione la cedola del Fresh, pari all'Euribor a tre mesi più 88 punti base. Il pagamento da parte di Lb e Cs era condizionato al pagamento della cedola sul Fresh da parte di Banca Mps. Nel 2011 la Fondazione avrebbe potuto chiudere il contratto con la consegna fisica dei titoli, al nominale, o per cassa, incassando o pagando la differenza fra nominale e fair value del titolo.
Perché la Fondazione sottoscrisse i Tror? Secondo alcune fonti, per fronteggiare lo sbandamento del valore di carico della partecipazione nella banca. In piena bolla dotcom, l'azione Mps il 6 settembre 2000 era al massimo storico di 5,3 euro (valore rivisto solo il 21 maggio 2007), ma il 9 ottobre 2002 era a 1,77 euro, come poi ancora a marzo 2003.
Ma non fu solo il crollo di Borsa a impensierire la Fondazione. Nel 2001 Banca Mps aveva segnato un utile ante imposte di 960 milioni, nel 2002 di 613; l'utile netto 2001 era di 730 milioni, 599 nel 2002. I dividendi erano scesi da 278 milioni a 218. Cos'era successo?
Il 23 dicembre 2002 Banca 121 era stata incorporata in Mps. L'operazione fece emergere una riduzione del patrimonio di vigilanza di Banca Mps per 400 milioni. L'ex Banca del Salento a febbraio 2000 era stata pagata 1,26 miliardi di euro (800 milioni cash, il resto in azioni). A fine 2006 ne emersero partite dubbie e contenziosi legali costati a Mps oneri aggiuntivi per 500 milioni: Banca 121 piazzava My Way e 4 You, presentati come piani di accumulo mentre erano mutui che fecero perdere circa 2 miliardi di euro a 170mila risparmiatori.
Eppure Mps mutuò dall'acquisita Salento il top management: l'ad Vincenzo de Bustis, che chiamò a Siena Gianluca Baldassarri dalla Bna. Per garantirsi sul rischio di oscillazione del prezzo del 3% detenuto in Intesa Sanpaolo, fu quel management a far stipulare a Mps un equity collar con Deutsche Bank alla cui guida sarebbe poi andato proprio de Bustis. Il derivato, se esplicitato, avrebbe mostrato una perdita di 367 milioni e la sua ristrutturazione (sempre con Db), nel 2008, innescò l'operazione Santorini.
Al default di Lehman Brothers, il 15 settembre 2008, la Fondazione Mps perse i flussi cedolari del Tror 2003 e 53,9 milioni di titoli di Stato (CcT), pari al collaterale del derivato. Nel 2011 recuperò 23,2 milioni cedendo a terzi il credito vantato sulla liquidazione di Lehman. Intanto Lbie, a poche settimane dal default della casa madre, fu acquisita da Nomura, strutturatrice di altre operazioni per Banca Mps, all'epoca passata sotto la presidenza Mussari.
A dicembre 2011 la Fondazione chiuse la vicenda Fresh 2003 convertendolo in azioni, con una perdita di circa l'83%, e accantonando a fondo rischi 380,5 milioni di minusvalenze su strumenti derivati.
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