DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1%…
Giovanni Pons per "La Repubblica"
Il controllo di Telecom Italia sta passando di mano per la quinta volta in 13 anni, cioè dalla sua privatizzazione avvenuta nel 1997. A meno di colpi di scena delle ultime ore, infatti, la spagnola Telefonica in settimana formalizzerà l'offerta ai soci italiani Mediobanca, Generali e Intesa Sanpaolo per acquistare le loro azioni della holding Telco che controlla un pacchetto del 22,4% di Telecom.
A quanto si è potuto apprendere il passaggio avverrà in due fasi ma già nella prima, che si concluderà a breve, Telefonica entrerà in possesso di una solida maggioranza di Telco, si dice intorno al 70%. Il prezzo a cui verranno vendute le azioni non è ancora emerso ma dovrebbe essere attraente altrimenti i soci italiani avrebbero preferito scindere le società e vendere le azioni separatamente. Dunque vi sarà un premio rispetto alle quotazioni di mercato ma solo per i soci forti, visto che a passare di mano è una quota inferiore al 30% che non implica il lancio di un'Opa.
Il problema è cosa farà Telefonica una volta entrata in possesso della maggioranza di Telco. Dovrebbe scattare un obbligo di consolidamento del debito ma i legali stanno cercando la via per evitarlo, così come aveva fatto a suo tempo la Pirelli con Olimpia. Un co-controllo del consiglio con gli italiani in minoranza che però permetterà agli spagnoli di guadagnare tempo e procedere allo spezzatino delle attività brasiliane.
Tim Brasil, infatti, secondo il piano di Cesar Alierta dovrebbe risultare spartita tra Vivo (il primo operatore di proprietà di Telefonica), Claro di Carlos Slim e Oi, operatore brasiliano. Un triste destino per la società fiore all'occhiello del gruppo Telecom, secondo operatore del mercato con ulteriori prospettive di crescita. E una soluzione simile potrebbe essere trovata per Telecom Argentina se il governo Kirchner non la nazionalizzerà .
Tutto ciò sta avvenendo nel totale silenzio della politica italiana che non si è nemmeno premurata di conoscere quali sono le intenzioni di Telefonica riguardo lo sviluppo della rete a banda larga in Italia.
Una volta che Telecom sarà in mano agli spagnoli, infatti, il progetto di scorporo della rete avviato dal management guidato da Franco Bernabè potrebbe arrestarsi senza che Alierta si sia impegnato a fare alcunché in termini di nuovi investimenti per l'infrastruttura di nuova generazione in Italia. Dunque la prospettiva potrebbe anche essere quella di una Telecom blindata da Telefonica, senza più il Suadamerica e senza investimenti sufficienti nella rete, senza aumento di capitale e con il rating a rischio.
Per tutti questi motivi il cda del 3 ottobre sarà determinante per scoprire il futuro della società . Alcune indiscrezioni riferiscono infatti che Bernabè sarebbe pronto a giocare fino in fondo le sue carte, in particolare quella dell'aumento di capitale riservato a un nuovo investitore che risolverebbe il problema del rating e renderebbe la società più contendibile. Tra i pretendenti vi sono il finanziere egiziano Naguib Sawiris, il fondo del Qatar ma qualcuno si spinge anche a tirare per la giacchetta la Cassa Depositi e Prestiti in un sussulto di politica industriale governativa.
Spetterà ai consiglieri, a quel punto decidere cosa sia meglio per il bene di Telecom Italia: se preferire la soluzione spagnola alla soluzione di un azionariato più aperto forse in grado di garantire un rilancio senza smembramenti. E molto dipenderà anche dal nuovo piano industriale messo a punto nelle ultime settimane dall'ad Marco Patuano. Non si può escludere, dunque, che lo scontro si trascini fino all'assemblea dove il 22,4% di Telefonica a quel punto dovrà convincere anche il 5% della famiglia Fossati e il mercato della bontà della sua operazione.
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