FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera”
Se lo si racconta a un qualunque avvocato, non ci crede: 80 mila euro di parcella per l' oblazione di una contravvenzione in un fascicolo di sole settantotto pagine. O 16 mila per una istanza di estinzione di un reato patteggiato cinque anni prima da un cliente.
E 350 mila euro per ventiquattro udienze della durata fra i quattordici e i quarantacinque minuti su un fascicolo del pubblico ministero di poche pagine. Oppure 850 mila euro per cinque udienze, di cui due rinviate per sciopero avvocati e due di 15 minuti l' una, ma con l' asserito rischio implicito di causa da 85 milioni (pur se il Comune di Gela chiedeva 600 mila euro di danni).
lotti in senato per la mozione di sfiducia
È con parcelle come queste che lo studio siracusano di Piero Amara, l' avvocato dei misteri dell' Eni, ha incassato dal cane a sei zampe 7,6 milioni in 179 parcelle dal 2011 al 2017, 11 milioni se si risale sino al 2003. E sono queste «criticità», rilevate da tre segreti audit commissionati da Eni alla Kpmg, al penalista Paolo Siniscalchi e al giuslavorista Arturo Maresca, ad aver determinato l' amministratore delegato Claudio Descalzi (imputato con il predecessore Paolo Scaroni nel processo milanese sulle tangenti Eni in Nigeria) ad avvicendare alcuni dei vertici Eni in rapporti con Amara.
«Le mie parcelle sono persino inferiori a quanto a buon diritto avrei potuto ottenere da Eni per numero, complessità, valore e buon esito», scrive al Corriere (affermando di dover per il resto «rispettare il segreto investigativo») Amara, che tuttavia stasera parla a Report (21.20 su Rai3). E nell' intervista accusa il capo del personale di Eni, Claudio Granata, vicino a Descalzi, di avergli chiesto di operare, come «canale diciamo non istituzionale», in almeno due occasioni.
Cercare di bloccare nel 2017 un' intervista a Report di Vincenzo Armanna (coimputato e ondivago accusatore di Descalzi), e qui Amara afferma: «Per vedere di intervenire mi rivolsi a Luca Lotti», allora braccio destro di Renzi a Palazzo Chigi. E poi cercare, con evocazione di «registrazioni», di «capire in che modo fermare questo Armanna», screditandolo.
Lotti e Granata smentiscono a Report le «ricostruzioni false di Amara» (reduce dall' aver patteggiato a Roma 3 anni per corruzione di giudici del Consiglio di Stato), le accredita invece in un' intervista Armanna. Che però la Gdf aveva intercettato già nel 2014 con Amara a Roma mentre insieme, interessati a una concessione Eni in Nigeria, discutevano di come organizzare un incontro con il numero 2 Eni Antonio Vella e dire al capo ufficio legale Massimo Mantovani di spostare dalla Nigeria due dirigenti.
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