
DAGOREPORT: OPA SU OPA, ARRIVEREMO A ROMA! - AVVISO AI NAVIGATI! LE ACQUISIZIONI CHE STANNO…
1- MERKEL, GEITHNER, CHRISTINE LAGARDE, DRAGHI E PASSERA: TUTTI A DAVOS PER CAPIRE SE LA VALANGA DEL DEBITO AMERICANO BUTTERÃ NEL PRECIPIZIO I PAESI DELL'EUROZONA
Alcuni tra i più noti manager e banchieri italiani hanno passato la domenica a preparare la valigia con la giacca a vento e il maglione per il Forum internazionale che comincia mercoledì a Davos.
L'appuntamento nella piccola località del cantone dei Grigioni si presenta quest'anno particolarmente importante per il discorso inaugurale della Merkel e la presenza del ministro americano Geithner e di Christine Lagarde, la donna dal profilo ottocentesco che guida il Fondo Monetario Internazionale. Non dovrebbe mancare Mario Draghi che sarà corteggiato da 18 banchieri centrali, e il patron del Forum, Klaus Schwab (un economista svizzero che nel 1971 ha avuto l'idea di organizzare la passerella) ha scelto quest'anno come tema del dibattito "The great transformation: shaping new model".
Al Forum non si rinuncia perché rispetto ai Workshop dell'Ambrosetti dove si vedono sempre le stesse facce, c'è la possibilità di incontrare 2.600 rappresentanti della comunità economica mondiale. Particolarmente folta sarà la delegazione dei McKinsey-boys guidati da Alessandro Profumo, Colao Meravigliao, Paoletto Scaroni, ma l'attesa è per l'ex-banchiere Passera che con una piroetta è riuscito a diventare il capobranco della tecnocrazia italiana.
A fronte di questa pattuglia a cui bisogna aggiungere probabilmente i nomi di Fulvio Conti e del guru Abravanel, c'è da segnalare comunque che le banche e le imprese italiane non si sono spese per l'organizzazione del Meeting. Scorrendo l'elenco dei "partner strategici" si scopre che tra le 80 più grandi banche e corporation del mondo non ce ne è nemmeno una con il marchio del made in Italy. E questo la dice lunga sulla distanza che separa i cosiddetti poteri forti del nostro Paese da quelli europei e d'oltreoceano.
La pattuglia italiana avrà comunque i riflettori puntati sull'intervento di Nouriel Roubini, il profeta di tante sciagure dal quale si cercherà di capire la rotta dei prossimi mesi. Con l'astuzia che lo distingue l'economista di origine turca, cresciuto in Israele e alla Bocconi, nelle ultime settimane ha tenuto la bocca chiusa. Invece di parlare della crisi greca e italiana, ha preferito raccontare qualcosa della sua vita e lo ha fatto sul giornale canadese "The Globe & Mail".
Ha spiegato che non si è mai sposato perché rispetto "a un grande successo professionale la vita privata passa in secondo ordine", poi ha aggiunto di non avere una macchina, una barca, un aereo, ma una grande passione per la letteratura e l'arte contemporanea. E per concludere si è definito "un nomade globale e uno zingaro che lo scorso anno ha visitato tutti i continenti".
A Davos dove i partecipanti al Forum conoscono la sua vivacità sessuale, si aspettano parole serie sul nuovo modello del cambiamento per capire se la valanga del debito americano butterà nel precipizio i paesi dell'Eurozona.
2- QUALCUNO POTREBBE CHIEDERE PASSERA SE Ã VERO CHE IL PIANO CARCERI DA 400 MILIONI SIA STATO MESSO A PUNTO DA PARECCHI MESI DENTRO GLI UFFICI DI BANCA INTESA
L'unico argomento che riesce ad alterare la voce atona di Mario Monti è il conflitto di interessi, un tema che già gli è costato il sacrificio "spintaneo" di Carlo Malinconico.
Anche nella trasmissione di ieri con l'Annunziata, il Professore ha respinto piccato la critica di essere stato morbido con le banche: "non siamo servi dei poteri forti delle banche - ha protestato - e sulla critica del conflitto di interessi in Italia ci sono nebulose visceral-fantastiche".
A parte la sorpresa per questa inattesa definizione va segnalato il vigore con cui SuperMario ha difeso Corradino Passera che "ha lasciato incarichi di prestigio per venire su una "barchetta" come questa del governo". Ã evidente l'irritazione di Monti che comunque ha ribadito: "qualora un mio ministro si trovasse in una posizione di conflitto di interessi sarei io il primo a chiedersi di dimettersi".
Mentre Passera probabilmente gongolava nella sua casa dei Parioli, Lucia Annunziata non ha pensato di infierire più di tanto. Eppure avrebbe potuto tirar fuori dal lenzuolo delle liberalizzazioni l'articolo 44 dove si parla dei nuovi strumenti finanziari che dovrebbero servire per rilanciare le infrastrutture volute dal ministro dell'Economia. Tra questi risorge il project financing, una soluzione peraltro evocata senza successo negli ultimi venti anni, che consentirebbe alle istituzioni e agli enti locali di trovare risorse private per costruire opere pubbliche da dare in concessione per un certo numero di anni.
Nel decretone del governo si cita anche la possibile applicazione del project financing al Piano carceri, uno dei temi più dolorosi per l'arretratezza e l'affollamento delle strutture esistenti. In pratica il piano potrebbe essere realizzato attraverso "un contratto di disponibilità " che conferisce ai privati la proprietà dell'opera per la quale la Pubblica Amministrazione potrà prevedere dopo un certo numero di anni un canone di locazione in grado di consentire ai privati di recuperare il costo dell'investimento.
Di questo argomento si parlerà oggi alla Bocconi durante un convegno sul tema delle infrastrutture dove è prevista la partecipazione di Mario Ciaccia, l'ex-amministratore delegato e direttore generale di Banca Infrastrutture di IntesaSanPaolo, che adesso affianca come viceministro Corradino Passera.
Qualcuno potrebbe chiedergli se è vero che il Piano carceri nelle mani di Angelo Sinesio, il nuovo Capo della segreteria tecnica del ministero dell'Interno, sia stato messo a punto da parecchi mesi dentro gli uffici di IntesaSanPaolo. La domanda è pungente e per quanto ne sa Dagospia, la risposta è sicura: da tempo ai piani alti della banca milanese avevano pensato di utilizzare il project financing per finanziare con 400 milioni la costruzione delle nuove carceri. E puntualmente il progetto è finito nelle pieghe del decreto sulle liberalizzazioni, ma nessuno osi parlare di conflitto di interessi.
Altrimenti SuperMario si arrabbia e si mette a parlare di "nebulose visceral-fantastiche".
3- DURANTE LE OTTO ORE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI SONO VOLATE PAROLE GROSSE TRA IL SOTTOSEGRETARIO CATRICALETTA E L'EX-BANCHIERE PASSERA SULLA DECISIONE DI NON SCORPORARE LA RETE FERROVIARIA PUBBLICA (PER IL MOMENTO LA LOBBY DI MORETTI HA VINTO SU QUELLA DI LUCHINO E DIEGUITO)
Questa mattina gli uscieri del palazzo-obitorio delle Ferrovie hanno fatto l'inchino al capitano Moretti.
Nel loro atteggiamento non c'era assolutamente ombra di scherno, ma un rispetto orgoglioso per ciò che l'ex-sindacalista di Rimini è riuscito a portare a casa nella battaglia delle liberalizzazioni. Gli uscieri sanno benissimo che durante le otto ore del consiglio dei ministri sono volate parole grosse tra il sottosegretario CatricaLetta e l'ex-banchiere Passera.
Lo scontro, interrotto da qualche fettina di prosciutto e un piatto di mozzarelle, è stato violento e si è concluso con la decisione di non scorporare la Rete ferroviaria pubblica per lasciare questo compito a un'Autorità , un soggetto terzo che dovrà salvaguardare gli interessi della concorrenza.
A quanto si è capito questa Authority non andrebbe ad aggiungersi ai 13 organismi regolatori già esistenti in Italia dal 1974 quando fu istituita la Consob, ma si identificherà per il momento con l'Autorità per l'energia elettrica e il gas presieduta da Guido Paolo Bortoni, un ingegnere 52enne di Pavia nominato su quella poltrona nel febbraio 2011.
Per gli uscieri delle Ferrovie questo è un successo oggettivo di Moretti che con un'azione di lobby meno clamorosa di quella dei taxi è riuscito a mantenere inalterato il corpo organico dell'azienda.
A confortare la tesi che non cambierà assolutamente nulla, sono arrivate le parole generiche di Corradino Passera che a proposito dello scorporo della Rete ha affermato: "non escludiamo affatto di separare l'infrastruttura e approfondiremo l'argomento con l'Authority".
Ieri il "Corriere della Sera" ha spiegato in maniera molto chiara che aggiungere la regolamentazione dei trasporti all'Authority dell'energia vuol dire creare un "mostro burocratico poco snello nelle procedure e quindi poco incisivo nelle decisioni". Ma questo è proprio ciò che desiderava Moretti che al momento giusto potrà infilare al vertice di una nuova Authority dei trasporti qualche professore di sua conoscenza capace di tutelare gli interessi delle Ferrovie.
Una prova si è già avuta quando a Firenze è nata l'Agenzia per la sicurezza ferroviaria presieduta dall'ingegnere romano Alberto Chiovelli che non si è ammazzato di fatica per garantire ai privati come Ntv di Luchino & Company tempi e regole della concorrenza. Gli uscieri fanno anche notare che le decisioni del governo sono un prezzo pagato per la pace sindacale e costringono le Ferrovie regionali ad allearsi con Trenitalia.
Ieri Eugenio Scalfari, cantore delle sorti magnifiche e progressive del governo, ha sottolineato tra i meriti di non essere rimasto "imprigionato" nella rete delle lobby, ma per gli uscieri questa affermazione non è esatta. Per il momento la lobby di Moretti ha vinto su quella di Luchino e Dieguito che speravano di liberarsi dei lacci e dei laccioli delle Ferrovie. A tranquillizzarli non è stato certamente l'atteggiamento dell'amico Passera, che fino a due mesi fa guidava BancaIntesa socio al 20% di Ntv.
Il ministro che piace tanto a Bagnasco e Berlusconi ha voluto prendere le distanze dai vecchi compagni di cordata e, per evitare l'ombra del conflitto di interessi, si è comportato in modo davvero strano.
5- TRA I MANAGER PUBBLICI COLPITI DALLE LIBERALIZZAZIONI C'Ã IN PRIMA LINEA PIETRO CIUCCI
Avviso ai naviganti N.1: "Si avvisano i signori naviganti che tra i manager pubblici colpiti dalle liberalizzazioni c'è in prima linea Pietro Ciucci, il 62enne romano che dopo aver attraversato l'Iri è diventato amministratore delegato della società Stretto di Messina e dell'Anas.
Per lui sembra arrivato il momento di coltivare l'hobby delle auto e degli orologi lasciando perdere una volta per tutte il sogno del Ponte che Craxi nel 1985 prometteva di ultimare nel 1994. Forse Ciucci farebbe bene a riflettere sugli inchini che ha fatto negli ultimi dieci anni verso i ministri e i presidenti del Consiglio che spargevano annunci insensati".
6- IN GRAN SEGRETO SONO ARRIVATI A GENOVA I TOP MANAGER AMERICANI DI CARNIVAL, LA COMPAGNIA CHE NEL 2000 HA ACQUISTATO COSTA CROCIERE. PER UN VERTICE D'EMERGENZA FINALIZZATO A UNA STRATEGIAIN GRADO DI CONTENERE I DANNI DEL COMANDANTE SCHETTINO
Avviso ai naviganti N.2: "Si avvisano i signori naviganti che in gran segreto sono arrivati a Genova i top manager americani di Carnival, la compagnia che nel 2000 ha acquistato Costa Crociere.
Mentre 500 dipendenti sfilavano per le vie della città per dimostrare l'orgoglio aziendale, gli americani guidati dal chairman Nicky Arison e dal suo braccio destro Howard Frank si sono riuniti negli uffici di piazza Piccapietra insieme ad altri 10 dirigenti della Compagnia per un vertice d'emergenza finalizzato a una strategia in grado di contenere i danni del comandante Schettino".
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