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LA PAY TV HA IL FIATO CORTO: L'AFFARE VIVENDI PARALIZZA LA PARTECIPAZIONE DI MEDIASET PREMIUM ALLE PROSSIME ASTE SUI DIRITTI TELEVISIVI PER CHAMPIONS E SERIE A - SERVE L'OK FRANCESE SULLE INIZIATIVE CHE HANNO UN IMPATTO SUL CONTO ECONOMICO DELLA PAY TV

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Claudio Plazzotta per Italia Oggi

PIERSILVIO BERLUSCONIPIERSILVIO BERLUSCONI

 

La pay tv Premium, dallo scorso aprile, è sottoposta a una amministrazione ad interim da parte di Mediaset, in attesa che si risolvano le grane con l' azionista entrante Vivendi. Nel frattempo, ogni iniziativa che abbia un impatto sul conto economico di Premium deve essere preventivamente autorizzata, in forma scritta, da Vivendi.

 

 

Cosa che è accaduta quando i rapporti tra Biscione e il gruppo francese di Vincent Bolloré erano ancora collaborativi. Cosa che, invece, dal luglio scorso, non succede più. E questi sono grossi problemi. Al punto che, di questo passo, i destini stessi di Premium sarebbero a forte rischio.

 

Poiché Mediaset, intenzionata a rispettare il contratto firmato con Vivendi l' 8 aprile scorso, non può impegnarsi in autonomia nel reale governo di Premium, che imporrebbe, tra le altre cose, il rinnovo dei contratti in scadenza con canali terzi, campagne pubblicitarie di impatto, eventi promozionali, l' ingaggio di testimonial importanti, il lancio di una nuova smart cam, offerte commerciali profilate, l' acquisizione di nuovi sport e pure la partecipazione a gare per aggiudicarsi diritti televisivi.

BOLLORE' VIVENDIBOLLORE' VIVENDI

 

E se già i conti della pay tv non brillavano, con perdite da paura e una offerta di contenuti non certo all' altezza rispetto al concorrente Sky, figuriamoci d' ora in poi. Nell' aprile 2016, per esempio, quando già era stata annunciata l' operazione Vivendi-Mediaset, si era aperta la questione dei contratti in scadenza il 30 giugno 2016 con i canali tv Disney e con quelli di Eurosport, tutti ospitati nella offerta Premium. E per quelle due incombenze Vivendi aveva risposto in forma scritta, autorizzando Premium a rinnovare il contratto con Disney per altri tre mesi (fino al 30 settembre 2016), e a rinnovare quello con Eurosport per altri tre anni (fino al 30 giugno 2019).

MEDIASET PREMIUMMEDIASET PREMIUM

 

In fase di trattativa con il gruppo Discovery (che controlla Eurosport) era emersa anche l' opportunità di lanciare un nuovo canale dedicato ai documentari di genere crime, che poi si concretizzerà il prossimo 24 ottobre col debutto su Premium di ID (Investigation Discovery). Il tutto sempre con l' autorizzazione di Vivendi. Nelle prossime settimane, su Premium, partiranno anche due nuovi canali in Hd per Energy e altri due nuovi canali dedicati al Grande Fratello Vip 24 ore su 24. Operazioni che però non hanno impatto sensibile sul conto economico, e che quindi Mediaset, pur in amministrazione ad interim, ha avviato in autonomia.

 

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I problemi, come detto, sono cominciati in luglio, quando la battaglia legale tra Mediaset, guidata dall' a.d. Pier Silvio Berlusconi, e Vivendi si è accesa, con i francesi che hanno proposto di cambiare il contratto e si sono ritirati dagli impegni presi in precedenza. In quel mese il Biscione aveva fatto presente che il contratto Disney sarebbe scaduto a breve. Ma, non avendo ricevuto da Vivendi alcun tipo di autorizzazione a trattare, si è vista costretta a spegnere i due canali Disney dal prossimo 1° ottobre.

 

I francesi, poi, hanno detto no o non hanno risposto a tutta una serie di iniziative proposte da Mediaset per Premium: campagna pubblicitaria spettacolare, gran galà a Roma e Milano, testimonial calcistico di primissimo livello internazionale, nuova smart cam 2.0 in grado di registrare i programmi come il decoder MySky di Sky, acquisizione di altri sport da affiancare al calcio, ingaggio di talent sportivi internazionali, uscita su Premium cinema di film in primissima visione, in pratica quasi contemporanea all' uscita in sala. Mediaset, ovviamente, non intende violare i limiti imposti dall' accordo firmato in aprile con Vivendi, e non vuole fare operazioni che vadano al di là della ordinaria amministrazione di Premium, anche per non dare a Vivendi ulteriori motivi per impugnare il contratto. Certo è che campagne pubblicitarie e commerciali sono necessarie per la salute di Premium, soprattutto perché tra un paio di mesi si incomincerà a parlare del Natale.

mediaset premiummediaset premium

 

Inoltre, si avvicinano scadenze molto importanti: l' asta per i diritti Champions league 2015-2018 si era chiusa a inizio febbraio 2014. E quella per il triennio 2018-2021 si chiuderà, probabilmente, a inizio febbraio 2017, ovvero tra pochi mesi. Nel caso si decidesse di partecipare, bisogna preparare le strategie, le offerte, le garanzie bancarie. Tutte cose che una società in interim management non può fare con leggerezza. Il codice civile, tuttavia, tutela situazioni del genere: l' amministrazione ad interim, cioè, può compiere scelte che abbiano impatto sul conto economico nel caso in cui il mancato compimento di queste azioni possa causare il tracollo dell' azienda.

 

Nel frattempo le diplomazie del Biscione e di Vivendi sono comunque al lavoro per un accordo tra le parti. Ma non è detto che si raggiunga. Data per probabile la mancata partecipazione all' asta Champions (una manifestazione costosissima, da 210 milioni di euro all' anno, per la quale Premium ha l' esclusiva fino alla stagione 2017-2018 ma che non si è dimostrata utile per accrescere il numero di abbonati e per affossare quelli del concorrente Sky), verso maggio-giugno 2017, poi, vi sarà però anche l' asta per i diritti tv della Serie A di calcio per il triennio 2018-2021.

 

Se si arrivasse a quell' appuntamento ancora in una situazione di stallo, Mediaset si vedrebbe probabilmente costretta a partecipare all' asta, con la deroga assicurata dal codice civile, per assicurare la sopravvivenza di Premium.

 

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Senza i match di Serie A dal 2018-2019, infatti, perderebbe di senso tutta l' iniziativa in pay tv. Per il complesso di conseguenze negative, perciò, Mediaset, al momento, chiede a Vivendi 50 milioni di euro di danni per ogni mese di ritardo nell' avvio del contratto siglato in aprile. O, in alternativa, chiede 1,5 mld di euro di danni nel caso in cui Vivendi decidesse di stracciare definitivamente, e ufficialmente, il contratto stesso. Nel frattempo il valore e la brand reputation di Premium vanno alle ortiche.