RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Fabrizio Goria per “la Stampa”
Un 2020 spumeggiante, un 2021 da scrivere. Nonostante la pandemia di Covid-19, sono molti i mercati finanziari che hanno chiuso l'anno più duro sotto il profilo sanitario con guadagni a doppia cifra. Da quella coreana a quella cinese, passando per l' S&P 500, i nuovi massimi raggiunti sono diversi. E gli analisti si domandano quanto ci sia di razionale dietro a tale euforia, memori dalla bolla delle Dot-com di inizio secolo. A distanza di 20 anni, i timori sono analoghi.
I lockdown per contrastare i contagi non hanno fermato, ma anzi hanno accelerata la digitalizzazione delle economie globali. E più sono stati severi, più le piazze finanziarie ne hanno giovato. Corea del Sud, Danimarca, Taiwan e Cina sono ai primi quattro posti per i rendimenti nel 2020. Più 38% per Seoul, +32% per Copenhagen, +30% per Taiwan e +27% per Pechino. Numeri che erano impensabili a inizio marzo, ma che sottolineano la resistenza di alcuni mercati rispetto ad altri, come Parigi o Milano, che hanno chiuso l' anno con contrazioni del 7.14% e del 5,42% rispettivamente.
Le dinamiche che hanno portato gli investitori a puntare su una piazza o un' altra sono diverse. La maggiore, come sottolinea Goldman Sachs, è la certezza nelle misure di contenimento. Meglio chiudere in modo netto per arginare i contagi che adottare un sistema più blando, come fatto da molti Paesi europei, incluso l' Italia. Poi, la solidità della domanda domestica. Nei Paesi asiatici il passaggio dalla classe rurale a quella media, con una capacità di spesa maggiore, sta continuando. E, come afferma il Fondo monetario internazionale, non ha subìto contraccolpi significativi.
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Nello specifico, le nuove generazioni continueranno a domandare per più servizi su web, elemento che ha trainato i prezzi di svariati titoli. Il rischio di una bolla sulle valutazioni esiste, ma non dove la maggior parte degli investitori se lo aspetta. Come spiega Sylvie Sejournet, gestore di Pictet, il Covid-19 ha portato a un nuovo mondo. «La pandemia ha contribuito all' accelerazione della transizione al digitale, velocizzando in particolare l' adozione di servizi online, in settori che vanno da sanità digitale, SaaS (Software as a Service), e-commerce, online banking, fintech, e-sport e videogiochi interattivi a software di nuova generazione per il lavoro da remoto sino al 5G», dice Sejournet.
La quale non ha dubbi sulla resilienza di società come Apple, Microsoft, Facebook e Google. Stesso dicasi per Alexander Roose, capo degli investimenti azionari di Degroof Petercam, secondo cui «la tematica del telelavoro e la nostra sempre maggiore dipendenza dalle applicazioni cloud hanno dato il via a una vera e propria rivoluzione tecnologica a livello privato, governativo e aziendale». Ed è per questo che vi è stato una performance straordinaria sull' S&P 500, trainato dal Big Tech.
Numerosi sono stati i paragoni con la bolla il paragone con la bolla Dot-com. Tuttavia, per Roose, «è importante tenere a mente che, mentre stiamo notando un trend di massima polarizzazione, questa volta c' è qualcosa di tangibile a sostanziare tale tendenza: oggi, la generazione di flussi di cassa del settore IT è stata grosso modo in linea con la crescente rappresentazione della capitalizzazione di mercato nell' indice».
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Il pericolo può essere altrove. E lo si può spiegare con l' immensa mole di liquidità che le banche centrali mondiali hanno iniettato nel sistema finanziario da marzo a oggi per fronteggiare la crisi derivante dal Sars-Cov-2. Per John Plassard, Investment specialist di Mirabaud, ci sono delle asimmetrie rilevanti. L'anno appena chiuso ha visto un record per le offerte pubbliche iniziali (Ipo) negli Stati Uniti. Circa 420 società si sono quotate, l' 88% in più rispetto al 2019, per una raccolta di 145 miliardi di dollari, il massimo dal 1999. Ovvero, poco prima della bolla di internet.
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Per fortuna qualcosa è cambiato, dice Plassard: «A nostro avviso non ci troviamo in una bolla che sta per scoppiare. In primis perché i fondamentali sono diversi. In secondo luogo, le regole per le Ipo sono mutate. Infine, abbiamo anche osservato che le recenti prese di profitto su alcuni titoli tecnologici sono «servite per acquistare le start-up appena arrivate sul mercato». Tuttavia, rimarcano gli analisti, non bisogna abbandonarsi a un' eccessiva euforia.
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