1- PER UN MAGO COME MARPIONNE, CHE È STATO ANCHE VICEPRESIDENTE ESECUTIVO DELLA BANCA SVIZZERA UBS, IL REGALO DEL GRANDE ELEMOSINIERE DELLA BCE DRAGHI AI CONCORRENTI PEUGEOT-CITROEN E VOLKSWAGEN È UN BOCCONE DURO DA DIGERIRE 2- DOPO L’AUTOGOL DELL’ENDORSEMENT DI MARPIONNE A FAVORE DEL SUO “FORNITORE” BOMBASSEI, ANCHE LA CGIL DELLA CAMUSSO APPREZZA DI GRAN LUNGA LA POSIZIONE SOFT DI SQUINZI CHE ABILMENTE HA EVITATO DI INFILARE LA TESTA NELL’ART. 18 3- UNA BOCCATA D’OSSIGENO PER IL PRESIDENTE DELL’ISTAT È ARRIVATA DAL GOVERNO 4- LA LOBBY VINCITRICE NEL DISEGNO DI LEGGE SULLE LIBERALIZZAZIONI È LA CASTA DEI PROFESSORI. NESSUNO DEI MINISTRI TECNICI (TRA I QUALI SIEDONO FIORI DI RETTORI E PRESIDENTI DI UNIVERSITÀ PRIVATE COME ORNAGHI A CAPO DELL’UNIVERSITA’ CATTOLICA) NE’ ALCUN PARLAMENTARE, HA SOLLEVATO LA QUESTIONE DEL DOPPIO INCARICO CHE CENTINAIA DI PROFESSORI DI UNIVERSITÀ PUBBLICHE OCCUPANO DENTRO ISTITUTI PRIVATI E GLORIOSI COME LA BOCCONI, LA CATTOLICA E LA LUISS

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

1- ANCHE LA CGIL APPREZZA DI GRAN LUNGA LA POSIZIONE SOFT DI SQUINZI
Questa mattina alle 11 Emma Marcegaglia è arrivata ad Avellino per parlare agli Industriali e spezzare un'altra lancia in favore del suo candidato Giorgio Squinzi.

Anche in quello che era il feudo di Ciriaco De Mita la Emma raccoglierà gli stessi consensi che sono stati manifestati dall'Associazione degli Industriali di Napoli schierata a favore del patron di Mapei grazie al lavoro dietro le quinte svolto l'ex-presidente di Confindustria, Antonio D'Amato.

Dopo la discesa in campo a piedi giunti della Fiat e di Marpionne in favore del "fornitore" Bombassei (un autogol fatale: le piccole imprese detestano Torino), D'Amato ha messo le ali ai piedi perché gli è parso di ritornare alla battaglia del 2000 che lo vide vincitore contro Carlo Callieri, l'imprenditore sponsorizzato dalla Real Casa torinese.

L'endorsement degli imprenditori campani sembra rendere più facile la marcia di Squinzi su viale dell'Astronomia. Anche dal Nord-Est dove l'avversario Bombassei sperava di trovare consensi sulla sua linea dura, gli arrivano segnali incoraggianti. Gli imprenditori veneti lo hanno incontrato durante una cena e la stessa cosa ha fatto ieri Bombassei a Mestre riproponendo le linee del suo "manifesto" per il rinnovamento di Confindustria.

E oggi l'industriale di Brembo parla dalle colonne di alcune testate provinciali per scrollarsi di dosso quell'immagine del falco che lo ha accompagnato negli ultimi anni. Dopo aver dichiarato il suo apprezzamento per Monti, non rinuncia comunque ad attaccare ancora una volta i sindacati sull'articolo 18, che a suo dire viene chiamato in causa dalla Camusso per "fini poco virtuosi". In realtà, anche se la Camusso si trova dalla parte opposta del tavolo di Palazzo Chigi dove si discute del lavoro con la Marcegaglia e la Fornero, sembra che la Cgil apprezzi di gran lunga la posizione soft di Squinzi che abilmente ha evitato finora di infilare la testa nel tunnel dialettico dell'articolo 18.

Il risultato è che le sue parole brevi stanno vincendo contro le parole lunghe e polemiche di Bombassei.


2- PER MARPIONNE, IL REGALO DI DRAGHI AI CONCORRENTI PEUGEOT-CITROEN E VOLKSWAGEN È UN BOCCONE DURO DA DIGERIRE
Il Grande Elemosiniere che siede sulla poltrona della BCE a Francoforte ha aperto per la seconda volta in pochi mesi i caveaux dell'Eurotower e ha distribuito a 800 banche europee 529,5 miliardi di euro.

Di questi quattrini 116 miliardi sono andati alle banche italiane con in testa Unicredit (12,5), Intesa (12) e MontePaschi. Inutile dire che la generosità del Grande Elemosiniere suscita critiche da parte di chi ritiene che prestare i soldi alle banche con un tasso dell'1% in un momento così difficile dovrebbe essere un'operazione finalizzata a rilanciare l'economia reale.

In realtà a dicembre, quando Draghi mise all'asta la prima tranche di 489 miliardi, la maggior parte di questi è rimasta in pancia alle banche che si sono ben guardate dal rimettere nuova linfa nel circuito del credito. Forse è giunto il momento che qualcuno alla Banca d'Italia introduca una regola che consenta di capire se davvero le banche, beneficiate dal fiume di denaro di Francoforte, seguono la legge dei vasi comunicanti oppure speculano per rafforzare il loro patrimonio lasciando a bocca asciutta le imprese e le famiglie.

Sembra comunque che dell'ondata di denaro abbia beneficiato qualche impresa, ma non si tratta di aziende italiane bensì di due grandi società straniere come Peugeot-Citroen e Volkswagen. La prima ha preso in prestito quasi 350 milioni di euro attraverso la sua finanziaria Rci Banque, mentre la seconda si è approvvigionata utilizzando la Volkswagen Bank GmbH. Per fare questa operazione hanno utilizzato strutture finanziarie con licenza bancaria, quindi dal punto di vista della tecnicalità e del regolamento della BCE le due case automobilistiche, francese e tedesca, avevano le carte in regola.

Non così la Fiat di Sergio Marpionne e non a caso "La Stampa", il quotidiano di proprietà della Casa torinese, oggi tradisce l'irritazione per i prestiti concessi alle due grandi aziende concorrenti.

Il malcontento della Fiat è evidente. L'ultimo tentativo di dotarsi di una banca risale al settembre 2009 quando Exor, la holding della Famiglia Agnelli, tentò di rilevare il controllo di Banca Fideuram che poi è rimasta integralmente nelle mani di IntesaSanPaolo.

Se poi qualcuno ha voglia di rileggere la megaintervista che Sergio Marpionne ha concesso venerdì scorso al giornalista-guru Mucchetti, scoprirà che a un certo punto il manager italo-canadese alla domanda: "quanto pagano il denaro Fiat e Chrysler?", risponde testualmente: "la Fiat paga il 6% e l'altra poco più dell'8%".

Per un mago come Marpionne, che è stato anche vicepresidente esecutivo della banca svizzera Ubs, il regalo del Grande Elemosiniere Draghi ai concorrenti francesi e tedeschi è un boccone duro da digerire.


3- LA DIFESA DEL GOVERNO È UNA BOCCATA D'OSSIGENO PER ENRICO GIOVANNINI
C'è un uomo a Roma che dopo giorni convulsi sta tirando sospiro di sollievo. Si chiama Enrico Giovannini, l'economista 55enne che dal luglio 2009 ricopre la carica di presidente dell'Istat.

Dal suo tavolo partono periodicamente i bollettini elaborati sulla base dei dati raccolti da 18 uffici regionali dell'Istat e i suoi numeri devono essere considerati da tutti come i più attendibili. In realtà è successo più volte che Giovannini sia incappato in alcuni incidenti di percorso. I più clamorosi riguardano i dati del gennaio 2003 sull'inflazione che gli furono duramente contestati, e più recentemente è stato chiamato in causa per la lentezza dimostrata nel confronto tra i costi della nostra casta parlamentare rispetto a quella degli altri paesi europei.

L'ultima battaglia il buon Giovannini l'ha dovuta fare contro Eurostat, l'organismo europeo di statistica a proposito della classifica che ha scaraventato all'ultimo posto gli stipendi degli italiani (inferiori persino a quelli della Grecia). A prendere le sue difese è sceso in campo il Governo con una nota in cui si è precisato che le retribuzioni lorde annue per l'Italia sono in linea con la media europea. Per il professore romano che ha lavorato all'Ocse e insegna statistica all'Università di Roma, la difesa del Governo è una boccata d'ossigeno che riporta un po' di serenità.

Non più tardi di dieci giorni fa durante un'audizione alla Commissione Bilancio della Camera aveva dichiarato che di fronte ai tagli dei prossimi anni alla fine del 2013 l'Istat, che l'anno prossimo perderà 10 milioni sui 180 del bilancio, potrebbe essere sciolto.

Un rischio che per adesso sembra allontanato.


4- LA LOBBY VINCITRICE NEL DISEGNO DI LEGGE SULLE LIBERALIZZAZIONI È LA CASTA DEI PROFESSORI
Avviso ai naviganti N.1: "Si avvisano i signori naviganti che la lobby vincitrice nel disegno di legge sulle liberalizzazioni è quella dei Professori.

Nessuno dei ministri tecnici (tra i quali siedono fiori di rettori e presidenti di università private) e nessuno tra i parlamentari che hanno presentato migliaia di emendamenti, ha sollevato la questione del doppio incarico che centinaia di professori di università pubbliche occupano dentro istituti privati e gloriosi come la Bocconi, la Cattolica e la Luiss. Nella maggior parte dei casi il loro lavoro è regolamentato da un'apposita convenzione che consente un doppio impiego ben remunerato.

Oltre quella dei tassisti, farmacisti e banchieri, c'è anche la Casta dei Professori che è meglio non toccare".


5- ACEA NEWS: DOPO LA BOCCIATURA DEL PORTAVOCE DI ALEDANNO, SIMONE TURBOLENTE, È SPUNTATO IL NOME DEL GIORNALISTA EX-DIRETTORE DEL "TEMPO" GAETANO PEDULLÀ
Avviso ai naviganti N.2: "Si avvisano i signori naviganti che nella riunione di ieri in Acea dove è stata scartata l'idea di far confluire l'azienda capitolina in una superutility, non si è fatto alcun cenno alla nomina del nuovo direttore per le relazioni esterne.

Dopo la bocciatura del portavoce del sindaco, Simone Turbolente, è spuntato il nome del giornalista ex-direttore del "Tempo" Gaetano Pedullà.

È evidente che in Acea si sta guadagnando tempo per evitare di creare intorno a questa piccola vicenda l'ennesimo caso politico".

 

GIORGIO SQUINZI rc23 antonio damatoMARCHIONNE y can31 carlo callieriBombassei SUSANNA CAMUSSO MARIO DRAGHI jpegfamiglia agnelliEnrico Giovannini presidente Istat LORENZO ORNAGHI 4 gaetano pedullaturbolente foto mezzelani gmt