DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Le circa 80 piccole e medie banche italiane rischiano di subire maggiormente gli effetti della crisi per la minore capacità di gestire l'inevitabile aumento dei crediti deteriorati che porterà il rallentamento dell'economia e l'infiammata dei prezzi. Se infatti le grandi soffrono per le esposizioni in Russia o per le turbolenze dei mercati finanziari, la lente della Banca d'Italia, che sovrintende gli istituti meno significativi fuori dalla vigilanza diretta della Bce, si è posata su questa classe di istituti.
Sono stati riconosciuti dei miglioramenti rispetto agli anni scorsi ma gli strumenti per intervenire, prima del commissariamento, sono limitati. L'arma del commissariamento peraltro si può usare solo (e giustamente) in caso di mancato rispetto dei requisiti di capitale o gravi violazioni delle norme.
E anche dopo l'eventuale esplodere di una crisi aziendale non è disponibile un meccanismo europeo che non sia la liquidazione. I problemi, segnalati più volte in questi giorni dai vertici della Banca d'Italia (il governatore Visco e il vice dg Angelini), rischiano perciò di dover costringere il sistema bancario a degli interventi di salvataggio tramite il Fondo interbancario o con aggregazioni. Al momento comunque non ci sono situazioni di allarme.
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