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UN PIZZO DA 300 MILIONI - E’ QUELLO CHIESTO DAL GOVERNO A XAVIER NIEL PER ENTRARE NEL MERCATO ITALIANO DEI TELEFONINI - E’ PREVISTO DALLA MANOVRA SOTTO FORMA DI ANTICIPO DEL PAGAMENTO DELLE CONCESSIONI, E TELECOM E VODAFONE DOVRANNO VERSARE 550 MILIONI A TESTA

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Federico De Rosa per il Corriere della Sera

 

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Xavier Niel rischia di dover pagare un biglietto piuttosto caro per entrare nel mercato italiano della telefonia. Sempre che confermi la sua intenzione, dopo che tra le pieghe della Legge di Bilancio è spuntata a sorpresa una «tassa» che gli operatori telefonici dovranno versare allo Stato per il rinnovo anticipato delle frequenze telefoniche.

 

Nella bozza inviata dal governo a Bruxelles è stato inserito il riordino dello spettro delle frequenze con l' allineamento al 2029 della durata di tutte le concessioni. Tra queste ci sono anche quelle in scadenza a giugno del 2018, per il rinnovo delle quali è previsto il pagamento anticipato forfettario. Si tratta delle frequenze a 900 e 1800 Mhz, ovvero quelle per la trasmissione del segnale Gsm, che Wind e 3 Italia devono cedere a Iliad in base agli accordi raggiunti con l' Antitrust europeo per ottenere il via libera alla fusione.

 

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Nella bozza della manovra c' è scritto che l' anticipo del pagamento equivale allo 0,11% del prodotto interno lordo, e quindi a circa 1,8 miliardi di euro, che arriveranno da Telecom Italia, Vodafone, Wind-3 e Iliad.

 

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Per i due big il conto sarà di circa 550 milioni a testa, già inclusi nei piani triennali, di cui dovrà essere anticipato il pagamento. Wind-3 dovrà invece versare nelle casse dello Stato circa 350 milioni mentre sulla carta per Iliad il conto è di circa 250-300 milioni. Di questi, 200 milioni rappresentano il costo, ai prezzi attuali, per il rinnovo delle frequenze e 100 milioni è l' incremento previsto dalla manovra del governo. Da pagare tutto subito.

 

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Il gruppo francese sarebbe piuttosto contrariato dall' idea di dover versare subito 300 milioni per avere le frequenze, quando l' accordo con Wind e 3 prevedeva un pagamento dilazionato tra il 2017 e 2019 e non includeva l' incremento del canone di concessione. Niel punta a conquistare subito quote di mercato con una politica tariffaria low-cost, che potrebbe rivelarsi non più sostenibile a fronte di un aumento dei costi dell' operazione.

 

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Ma la manovra sulla frequenze, secondo il mercato, potrebbe avere effetti anche sulla fusione tra Wind e 3. Merrill Lynch in un report diffuso venerdì scrive che «il rinnovo delle concessioni attualmente in mano a Telecom, Vodafone, Wind e 3, potrebbe servire a impedire l' ingresso di nuovi operatori e potrebbe influenzare direttamente anche la fusione tra Wind e 3», ricordando che la fusione è stata autorizzata solo dopo l' accordo per la cessione delle frequenze a Niel e la nascita di un nuovo operatore mobile.