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LA DOPPIA STRATEGIA DELL’AGRICOLE: COSÌ I FRANCESI AL CENTRO DEL RISIKO
Estratto dell’articolo di Andrea Rinaldi,Daniela Polizzi per il “Corriere della Sera”
Il giorno dopo la salita del Crédit Agricole al 15,1% di Banco Bpm, con relativa richiesta alla Bce di poter crescere fino al 19,9%, la finanza e la politica iniziano a tirare le somme sulle ragioni dell’operazione. «Sono molto contento del loro investimento», ha detto ieri il ceo di Banco Bpm Giuseppe Castagna. Aggiungendo comunque che la partita dell’ops «è ancora molto lunga».
Andrea Orcel giuseppe castagna
Per ora la certezza è che la Banque Verte ha messo a segno una doppia mossa. Ha rafforzato la sua posizione in Piazza Meda nel caso in cui Unicredit voglia aprire un negoziato e avere sostegno alla sua offerta pubblica di scambio. Ma partirebbe da una posizione più solida anche nel caso in cui Banco Bpm decidesse un’operazione straordinaria difensiva, per esempio sul Monte dei Paschi.
Facendo i conti, ai valori attuali dell’ops, con il 15,1% del Banco, il gruppo francese avrebbe il 2,19% di UniCredit post incorporazione di Piazza Meda. Se poi salisse al 19,9% arriverebbe al 2,91%. È possibile che, per portare a Unicredit la sua quota nel Banco, l’Agricole, le cui attività in Italia sono guidate da Giampiero Maioli, chieda una contropartita, per esempio nel credito al consumo, uno dei perni dell’alleanza con Banco Bpm.
I francesi posseggono il 61% della capofila Agos Ducato e Piazza Meda ha il 39% della società che ha uno stock di crediti pari a 16,8 miliardi a fine 2023. Questa alleanza è strategica ed è supportata da patti parasociali nell’ambito dei quali è previsto che, «nel caso in cui venga perfezionata un’operazione straordinaria (acquisizione del controllo del Banco Bpm da parte di un operatore terzo), le parti — dicono gli accordi — discuteranno in buona fede la possibile acquisizione, da parte di Agos Ducato dell’entità che, per effetto dell’operazione straordinaria, operi nel comparto del credito al consumo».
PHILIPPE BRASSAC CREDIT AGRICOLE
Oppure «l’estensione del nuovo accordo distributivo alla rete del terzo operatore». Infine, «l’inclusione dell’ulteriore canale distributivo acquisito nella rete distributiva del gruppo Banco Bpm». Come in tutte le grandi operazioni, il risultato sarà frutto di un accordo. Ma è chiaro che il Crédit Agricole ha anche questa carta a favore.
L’altra contropartita potrebbe riguardare gli sportelli italiani eccedenti — si parla di un migliaio — nell’ambito di una fusione tra Unicredit e Banco Bpm. Ma anche un allungamento per un altro decennio del contratto di distribuzione tra Unicredit e Amundi, la fabbrica del risparmio gestito controllata dall’Agricole, in scadenza nel 2027. […]
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