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Roberto Giovannini per “La Stampa”
Brutte notizie per l’economia italiana: secondo l’Ocse le stime di crescita (già riviste al ribasso dal governo) per quest'anno e per il 2017 vanno ulteriormente ridotte. In Italia il Pil crescerà soltanto dello 0,8% nel 2016 e 2017, dice l’Economic Outlook di settembre, ritoccando rispettivamente di 0,2 e di 0,6 punti in giù le stime rispetto al rapporto diffuso lo scorso giugno.
Solo pochi giorni fa il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan aveva dovuto ammettere che le previsioni formulate lo scorso aprile sull’andamento dell’economia - più 1,2% per il 2016, più 1,4% per il 2017 - dovevano per forza di cose essere modificate. A quanto si sapeva, però, Palazzo Chigi e via Venti Settembre speravano ancora di riuscire a inserire una stima di crescita del Pil pari all’1 per cento per il 2016, e 1,1% per il 2017.
La nuova previsione negativa formulata dall’Ocse - che segue a ruota quella analoga formulata dal centro studi di Confindustria - certamente non rappresenta un segnale positivo. Un cattivo andamento del Pil poi si accompagnerà a una dinamica lenta dell’occupazione e dei consumi, e avrà inevitabilmente conseguenze negative anche sui conti pubblici, aumentando in proporzione il peso del deficit.
Ocse, sì a flessibilità nel patto per favorire crescita
L’Ocse è a favore di una flessibilità nel Patto di Stabilità Ue per favorire la crescita. Una posizione, questa, da tempo sostenuta dall’Italia. Nella Ue «si potrebbe fare di più per utilizzare i costi di indebitamento eccezionalmente bassi. L’applicazione del Patto dovrebbe essere modificata per permettere un uso più favorevole della politica di bilancio», scrivono gli economisti dell’Organizzazione nell’Interim Economic Outlook.
Il consiglio è, ad esempio, di «escludere le spese nette di investimenti dalle regole fiscali e più in generale di sviluppare un approccio coerente per usare discrezionalità nell’applicazione delle regole». L’Ocse calcola, tra l’altro, che l’Italia sia il maggiore beneficiario tra i big Ocse dei minori pagamenti per interessi sui titoli di Stato: i guadagni stimati per il bilancio pubblico italiano nel 2015-17 per effetto dei minori tassi d’interesse sono stimati pari a oltre il 2% del Pil.
Secondo l’Ocse, comunque, tutti i Paesi hanno lo spazio per ristrutturare la spesa e le politiche di tassazione verso un mix più favorevole alla crescita, aumentando le spese in infrastrutture e usando le misure fiscali a supporto delle riforme strutturali, più che mai necessarie. Tra l’altro, `un allentamento della politica di bilancio attraverso politiche favorevoli alla crescita ben mirate probabilmente ridurrà il rapporto debito-Pil nel breve termine. Inoltre, a patto che le misure fiscali aumentino l’output potenziale, una temporanea espansione fiscale finanziata a debito non aumenta necessariamente tale rapporto a più lungo termine´.
Rallenta la crescita mondiale
Tornando al rapporto dell’Ocse, secondo l’organizzazione dei paesi più ricchi e industrializzati il Pil mondiale crescerà del 2,9% nel 2016 e del 3,2% nel 2017, «ben al di sotto delle medie di lungo periodo intorno al 3,75%».
Quanto alla zona euro, la crescita prevista è dell’1,5% nel 2016 e dell’1,4% nel 2017, rispettivamente 0,1 e 0,3 punti in meno rispetto alle precedenti stime di giugno. Secondo l’Ocse, le incertezze del post-Brexit restano molto forti e penalizzeranno fortemente la crescita economica in Gran Bretagna.
«La debole progressione degli scambi e le distorsioni del sistema finanziario offuscano le prospettive di crescita globale», nota l’Ocse. «L’economia mondiale - prosegue l’organismo internazionale - dovrebbe crescere meno rapidamente rispetto al 2015, solo una leggera accelerazione è attesa nel 2017». Nelle sue stime - continua il documento - l’Ocse lancia quindi un’«allerta sul fatto che il mondo è tenuto in trappola da una crescita debole».
«Gli Stati sollecitano eccessivamente la politica monetaria. Devono attuare le politiche di bilancio e strutturali per ridurre il ricorso eccessivo alle banche centrali e garantire le opportunità e la prosperità alle future generazioni», ha detto il capo economista dell’Ocse, Catherine Mann. Per rilanciare la crescita va usato lo spazio fiscale aperto dai bassi tassi d’interesse, ma «non è un assegno in banco, non diciamo spendete come volete. Ci sono progetti che possono fungere da moltiplicatore non solo per la crescita ma anche per l’equità».
Secondo Mann, gli investimenti pubblici migliori per la crescita sono quelli in infrastrutture sia `soft´ che `hard´ e nell’istruzione. Quest’ultima comporta anche grande benefici in termini di equità, sia sul breve che sul lungo termine. Positivi per la crescita, ma soprattutto in termini di equità anche gli investimenti nella famiglia e nella cura dei bambini e nei servizi sanitari, così come i sussidi alla disoccupazione.
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