Rcs come mps: ognuno ha la sua antonveneta - nel 2007 botin ha rifilato un mega-siluro “recoletos”

18 feb 2013 11:06

1. DIECI DOMANDE AI SOCI RCS
di Andrea Montanari per MF/Milano Finanza

La partita Rcs Mediagroup Ã¨ ancora tutta da giocare: si definirÃ nei primi dieci giorni di marzo per quanto riguarda la struttura patrimoniale (aumento e riscadenzamento del debito), ed entro maggio per quel che riguarda la parte editoriale, in particolare il futuro del Corriere della Sera. In vista di queste scadenze vale la pena porsi degli interrogativi, utili anche per i soci e i manager.

1) PerchÃ© la ricapitalizzazione sarÃ di soli 400 milioni, soglia che basta giusto a coprire il rosso 2012 (380,5 milioni a settembre)?

2) PerchÃ© i soci del patto (58,3%) non hanno acconsentito a dare l'ok a un rafforzamento da 6-700 milioni, come invece prospettava chi Ã¨ esterno al sindacato di blocco come Rotelli e Della Valle?

3) PerchÃ© l'azionista Fiat (10,5%,) invece di aderire cash all'aumento ha provato a conferire asset (La Stampa, Publikompass e il centro stampa) per non indebolirsi nel patto?

4) PerchÃ© solo ora si Ã¨ capito che per coprire il buco occorre vendere via Solferino quando da almeno due anni Ã¨ sostenuto da tutti i principali broker?

5) PerchÃ© vendere ora, con un mercato immobiliare in crisi?

6) PerchÃ© il vicesindaco di Milano, Ada Lucia De Cesaris, non autorizza il cambio di destinazione d'uso per l'immobile di via Solferino, assai piÃ¹ appetibile del palazzo di via S. Marco?

7) PerchÃ© il banchiere Giovanni Bazoli (Intesa) ha sconfessato subito il piano dell'ad Pietro Scott Jovane, voluto da Mediobanca e Fiat, dicendosi contrario all'alienazione di via Solferino?

8) PerchÃ© i giornalisti del CorSera sono ostili all'abbandono della storica redazione, pur sapendo che la vendita Ã¨ pressochÃ© inevitabile per sanare i conti del gruppo?

9) PerchÃ© i sindacati non hanno reagito con piÃ¹ veemenza al piano lacrime e sangue presentato dall'azienda?

10) PerchÃ© nel piano non si parla della Libri, delle radio, di Dada e non si trova una soluzione finale per la Spagna?

2. RCS COME MPS: OGNUNO HA LA SUA ANTONVENETA - NEL 2007 BOTIN HA RIFILATO UN MEGA-SILURO "RECOLETOS"
Giorgio Meletti per il "Fatto quotidiano"

Ãˆ proprio vero: Rcs fa rima con Mps. La banca senese si Ã¨ fatta del male con un'acquisizione un po' sventata? Anche la societÃ editrice del Corriere della Sera. Ha fatto l'acquisto suicida nel 2007, un attimo prima della crisi finanziaria epocale? Anche la Rcs. Ha regalato un sacco di soldi al banchiere spagnolo Emilio BotÃ¬n? Anche i lungimiranti strateghi di via Solferino.

Ci doveva essere nell'aria, in quell'indimenticabile 2007, una voglia di Spagna, una fragranza di affari sconsiderati che inebriÃ² il presidente di Montepaschi, Giuseppe Mussari, pronto a buttare miliardi di euro sul tavolo, come fossero noccioline e soprattutto come fossero suoi. Ma Mussari ha solo seguito il solco tracciato dal pioniere dello shopping spagnolo: Antonello Perricone da Palermo, amico di sempre di Luca Cordero di Montezemolo, che, da presidente della Fiat, lo impose alla guida della Rcs, storico protettorato di casa Agnelli.

Guardate i tempi. Mps si svena a novembre del 2007 comprando per 10 miliardi Antonveneta dal Banco Santander di BotÃ¬n, che l'aveva appena pagata 6 miliardi. Ma solo sei mesi prima Rcs si era rovinata comprando a Madrid il gruppo editoriale Recoletos a un prezzo inverosimile: tanto che adesso, dopo sei anni, proprio di quella operazione sono chiamati a pagare il conto i lavoratori italiani e spagnoli di Rcs.

Ottocento esuberi, chiusura di dieci periodici, ridimensionamento severo del Corriere della Sera (un terzo dei giornalisti a casa). Tutto questo disastro perchÃ© sei anni fa l'uomo di Montezemolo, in pieno accordo con il primo azionista di Rcs, Mediobanca, ha indebitato la societÃ di un miliardo di euro per lo shopping spagnolo. Adesso i lungimiranti azionisti non hanno i soldi per ricapitalizzare, cioÃ¨ per tappare il buco che hanno fatto.

E naturalmente, siccome c'Ã¨ in ballo il controllo del Corriere, piuttosto che dare l'azienda a chi ha i capitali per rimetterla a posto preferiscono smembrarla, ridimensionarla, impoverirla. Basta che i soliti noti continuino a comandare. Mediobanca, grazie alla sua pesante influenza sui piÃ¹ diffusi media nazionali, Ã¨ sempre riuscita a tenere in stato di semi-segretezza la vicenda Recoletos. Che invece Ã¨ molto divertente da raccontare.

E cominciamo da un signore spagnolo, Jaime Castellanos, capo della filiale spagnola della Lazard, una delle piÃ¹ importanti banche d'affari del mondo. Ãˆ cognato di Botin, perchÃ© hanno sposato le due sorelle Patricia e Paloma O'Shea. Ma Castellanos era da sempre anche presidente del gruppo Recoletos, che pubblicava tra l'altro il quotidiano sportivo Marca e il quotidiano economico-finanziario Expansion.

Recoletos apparteneva agli inglesi di Pearson, editrice del Financial Times, e possedeva anche una quota di El Mundo, quotidiano controllato dalla Rcs. Nel 2003 l'azienda milanese decide che non gli basta il 52 per cento di El Mundo, e compra da Castellanos un altro 30 per cento, pagandoglielo 80 milioni di euro, 2,5 volte quello che lui l'aveva appena pagato. Advisor del venditore Ã¨ la Lazard Italia, guidata da Gerardo Braggiotti.

NEL 2005 Acquista la Recoletos da Pearson con un'operazione di management buyout: i manager e i giornalisti si comprano la loro azienda, con una banca che dÃ loro fiducia e li finanzia.

La banca Ã¨ il Banesto, presieduta da Ana Botin, nipote acquisita di Castellanos. Pearson incassa 941 milioni di euro. Appena comprata, la Recoletos viene rimessa in vendita. All'inizio del 2006 il dossier finisce sul tavolo dell'ad Rcs Vittorio Colao. che lo respinge al mittente dicendo che sono soldi buttati. Pochi mesi dopo Colao Ã¨ licenziato, arriva Perricone e ai primi del 2007 chiude rapidamente l'affare. Riecco Braggiotti: se nel 2003 era advisor dell'amico e collega Castellanos, stavolta Ã¨ advisor, con la sua nuova Banca Leonardo, di Rcs.

In realtÃ , spiegherÃ Perricone durante un'assemblea degli azionisti, il vero advisor Ã¨ stato Mediobanca , che ha preso 4 milioni per il disturbo (come nella vendita di La7 di questi giorni, Mediobanca ha l'abitudine di farsi pagare parcelle di consulenza dalle societÃ quotate di cui Ã¨ azionista dominante).

Braggiotti si Ã¨ preso sÃ¬ 4 milioni anche lui, ma solo perchÃ© "si propose in qualitÃ di advisor ... essendo a conoscenza diretta dell'intenzione degli azionisti di Recoletos di cedere la societÃ ". Il capitalismo italiano funziona cosÃ¬: Rcs Ã¨ da anni in rapporti di affari con Recoletos, ma per sapere che Ã¨ in vendita deve dare 4 milioni a Braggiotti, ex ragazzo prodigio di Mediobanca.

Risultati dell'affare Recoletos: Rcs paga 1,1 miliardi per una societÃ con patrimonio netto di 35 milioni, e passa di colpo dall'avere una cassa positiva a debiti per un miliardo. Per giustificare i debiti deve attribuire a Recoletos un fantasioso valore di avviamento di un miliardo.

L'avviamento Ã¨ il valore intangibile delle prospettive di guadagno futuro: in questo caso talmente intangibile che per due volte negli ultimi mesi Ã¨ stato svalutato: prima per 319 milioni nel 2011, poi per 261 nel 2012. Sono 580 milioni buttati al vento, ed Ã¨ ancora una stima ottimistica. In ogni caso Perricone Ã¨ stato alla fine cacciato con 3 milioni di buonuscita dopo cinque anni di lavoro. Ãˆ diventato presidente di Ntv, la societÃ di Italo, il treno di Montezemolo. In realtÃ chi ci mette i capitali veri Ã¨ Intesa Sanpaolo, uno dei maggiori azionisti di Rcs. Vuol dire che sono rimasti contenti.