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Luca Pagni per “la Repubblica”
L’obiettivo, sulla carta, dovrebbe essere convergente: costruire la nuova rete di telecomunicazione per far viaggiare internet a una velocità che ci riporti quanto meno nella media europea. Al momento, invece, pubblico e privati viaggiano separati in un clima di polemica continua.
Con il rischio crescente che di infrastrutture se ne realizzi più di una, compromettendo il risultato di arrivare a una copertura dell’80 per cento del paese entro il 2020, come ci chiede Bruxelles. Ieri, a dar fuoco nuovamente alle polveri è stato il presidente di Telecom Italia, Giuseppe Recchi: «Attaccare i privati che vogliono investire ha dell’incredibile, quando in tutto il mondo i paesi concorrono per attirare queste risorse. C’è da rimanere basiti».
Oggetto delle critiche è il numero uno della Cassa Depositi Prestiti, Franco Bassanini. In pratica, Recchi lo ha accusato di essere uno ostacolo alle trattative - in corso fino a qualche settimana fa - per la costituzione di una società della rete che veda la partecipazione di tutti gli operatori telefonici assieme alla stessa Cassa. Operazione che potrebbe avere come perno la società Metroweb, partecipata proprio da Cdp e che ha il fondo F2i quale socio di maggioranza.
Appena prima di Pasqua, Bassanini aveva ironizzato sugli investimenti annunciati da Telecom Italia e comunicati al ministero dello Sviluppo Economico: «Con i 400 milioni annunciati al massimo possono cablare qualche quartiere, altro che 40 città».
La battuta del presidente della Cassa Depositi Prestiti si spiega con la doppia iniziativa di Telecom Italia. L’ex monopolista ha chiesto di poter salire al 51 per cento della società per la nuova rete, ma avendo ricevuto un rifiuto sia da Cdp che da Vodafone ha deciso di muoversi in modo autonomo. Annunciando di volere cablare da sola le principali città italiane impedirebbe, di fatto, ad altri operatori di poter accedere ai contributi pubblici, sia statale che europei.
E ieri, Recchi ha ribadito la posizione di Telecom che vede negli interventi della Cassa Depositi un ostacolo nella ripresa delle trattative: «C'è chi pensa che non sono più i fondi pubblici a non dover essere di ostacolo all'iniziativa privata ma è l'iniziativa privata che deve essere disegnata per non interferire con i piani di altri operatori che per essere attuati necessitano di un sostegno pubblico. Tutto ciò ha del paradossale.
L’inconsistenza di certe posizioni è tale da non poter nemmeno essere presa in considerazione ». Dichiarazioni che, ovviamente, non sono sfuggite a Bassanini. Il presidente di Cdp ha risposto via twitter: «Concordo ma a condizione che i privati investano davvero e in tempi brevi. Se no bene che il governo incentivi a farlo».
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