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CI VOLEVA LA BACCHETTATA DI STRASBURGO SULLA DIAZ PER SVEGLIARE IL PARLAMENTO: SÌ DELLA CAMERA ALL’INTRODUZIONE DEL REATO DI TORTURA - L’ACCUSA SCATTERÀ SOLO CON IL “DOLO SPECIFICO” - PER GLI AGENTI LA PENA SALE A 15 ANNI

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Francesco Grignetti per “la Stampa”

 

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La Camera approva e così il Parlamento, ventisette anni dopo la Convenzione Onu contro la tortura, fa un ulteriore passo per istituire il reato di tortura. Ma non è ancora finita, servirà un passaggio al Senato. L’intero Parlamento si rende conto che è davvero ora di ammodernare il nostro codice penale. C’entra anche l’onda emotiva della sentenza di Strasburgo sui fatti della Diaz. «Il G8 di Genova - diceva ieri non a caso Matteo Renzi - è stata una pagina nera nella storia del nostro Paese».

 

Nel 2001 Renzi era un ragazzo e a Genova c’erano tanti ragazzi come lui. E infatti racconta: «Conosco bene la vicenda per motivi personali, per il racconto di alcuni scout che erano lì, e per un amico che ha rischiato di perdere un occhio. Ma se vogliamo affrontare questa pagina seriamente guardando al futuro la cosa più logica è introdurre il prima possibile il reato di tortura. Credo che nessuno debba avere paura dell’introduzione del reato di tortura».

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A Genova c’era anche l’attuale ministro della Giustizia. «Vicenda lacerante». Ma ha ricordato che a Strasburgo sono diversi i temi che ipotecano l’immagine dell’Italia sul punto del rispetto dei diritti umani. Tra questi la mancanza del reato di tortura. «E serve una norma che impedisca in futuro accadimenti simili».

 

In verità il dibattito alla Camera è stato abbastanza contrastato. Matteo Salvini, annusata l’aria, ha deciso di intestarsi una battaglia contro. «Il reato di tortura - dirà quindi in tv - è l’ennesimo regalo ai ladri e l’ennesimo attacco alle guardie». «Si sentiva la mancanza di un reazionario della peggior specie», gli risponde per le rime Riccardo Nencini, viceministro alle Infrastrutture e segretario del Psi. «Tu guarda come si sta ingigantendo la paura della Lega per le prossime elezioni regionali».

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Più sottile l’allarme di Francesco Paolo Sisto, Forza Italia: «Abbiamo già un’esperienza negativa che è la medicina difensiva, laddove i medici, per evitare responsabilità penali, sono portati ad astenersi da condotte doverose. Ora bisogna scongiurare il rischio che si arrivi anche ad un’attività di polizia difensiva. Le forze dell’ordine non devono essere disincentivate».

 

Dalle parti del Pd, però, è un coro per dire che il reato è ben scritto, non sarà un deterrente psicologico per chi fa il proprio dovere, tantomeno è figlio i preconcetti. «Abbiamo accolto molte delle osservazioni fatte dal Capo della polizia», precisa Alessia Morani, Pd. «Ci è stato chiesto di inserire nel testo il cosiddetto dolo intenzionale e così abbiamo fatto».

 

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Per far scattare il reato di tortura nei confronti di un agente, occorrerà anche il cosiddetto «dolo specifico», quello dovrà compiere violenze specificamente per estorcere dichiarazioni, infliggere una punizione, o vincere una resistenza. Punto su cui i funzionari di polizia sono particolarmente attenti, perché vedono all’orizzonte molti problemi. E perché sia tortura, deve indurre un’acuta sofferenza, «che deve essere ulteriore - conclude Morani - rispetto a quella che deriva dall’esecuzione di legittime misure come l’arresto».

 

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