DAGOREPORT - SE DOMANI SALVINI SARÀ CONDANNATO, CHE FARÀ LA DUCETTA DEI DUE MONDI? CHIEDERÀ AL…
Fabrizio Massaro per il “Corriere della Sera”
Troppi scandali finanziari, troppe multe pagate — circa 8,7 miliardi di euro in tre anni —, guadagni azzoppati (anche a causa delle sanzioni), scarsa fiducia degli investitori istituzionali, titolo fermo in Borsa: alla fine in Deutsche Bank hanno deciso che c’era bisogno di un ricambio totale. E a pagare sono stati i due amministratori delegati. Ieri in riunione straordinaria il consiglio di sorveglianza presieduto da Paul Achleitner ha nominato come capoazienda (ceo) il top banker John Cryan, 54 anni, cittadino britannico e già membro del consiglio dell’istituto dal 2013.
Lasciano i due co-ceo Anshu Jain (52 anni), investment banker anglo-indiano da 20 anni nell’istituto e da tre al vertice, e Jürgen Fitschen (66 anni), emblema del banchiere tedesco. Cryan prenderà il posto di Jain dal 1 luglio, e dall’assemblea di metà maggio 2016 — quando saranno operative anche le dimissioni di Fitschen — riunirà in sé i poteri dei due top manager, ponendo fine alla diarchia che ha retto il gigante di Francoforte.
Il clima non era più favorevole ai top manager: appena il 21 maggio scorso c’era stata quasi una sollevazione degli azionisti che con il 40% in assemblea avevano votato contro la linea Jain, cui pure erano appena stati affidati maggiori poteri per far ripartire la banca. Una sfiducia ricevuta nonostante Jain, appena lo scorso anno, fosse riuscito a portare 1,7 miliardi di euro di denaro fresco del Qatar, con il fondo sovrano Paramount Services Holding entrato al 5,8% con l’aumento di capitale da 8 miliardi.
Le multe per gli scandali del passato sono state un pugno ai conti e all’immagine della banca: ad aprile l’istituto ha patteggiato 2,5 miliardi di dollari con le autorità americane e britanniche per l’accusa di aver fatto parte del cartello che manipolava il tasso interbancario Libor. Lo stesso Fitschen è sotto processo per una vecchia inchiesta per falsa testimonianza legata al crac delle tv di Leo Kirch.
L’ultimo scandalo è di questi giorni: un’inchiesta interna sul sospetto che la banca abbia aiutato alcuni ricchi russi a riciclare circa 6 miliardi di dollari in poco più di quattro anni. Altre multe potrebbero arrivare dalle indagini in corso su presunte irregolarità sui mercati dei cambi, delle cartolarizzazioni e dei metalli preziosi.
Non è forse un caso che la scelta del capoazienda sia caduta su Cryan, già in Deutsche Bank presidente del comitato audit e membro del comitato rischi: insomma, un controllore, oltre che un uomo di business. Prima di arrivare in Deutsche Bank, Cryan è stato presidente per l’Europa del fondo sovrano di Singapore, Temasek e prima ancora, dal 2008 al 2011 chief financial officer di Ubs.
L’occasione della svolta in Deutsche Bank è stato il varo della «strategia 2020», che prevede il ritiro da alcuni Paesi, risparmi per 3,5 miliardi e la cessione di Postbank. Lo stesso Jain ha spiegato nella nota ufficiale che «è giusto per la banca avere una nuova guida».
Achleitner ha dal canto suo ringraziato i due manager per aver messo «gli interessi della banca davanti ai propri» e ha espresso un congedo non rituale per Jain, ricordando che in due decenni il banchiere ha messo in piedi e fatto crescere i principali business di Deutsche Bank: «Senza i suoi sforzi la banca non sarebbe diventato quell’istituto leader globale, radicato in Germania, che è oggi», e che gioca alla pari con le grandi banche d’investimento americane e britanniche.
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