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Enrico Franceschini per “la Repubblica”
Il suo sindaco vorrebbe staccare la Gran Bretagna dall’Europa. Ma la City sembra andare nella direzione opposta. Mentre infuria il dibattito sul referendum del 23 giugno prossimo, in cui il Regno Unito dovrà decidere se restare nell’Unione Europea o uscirne, la Borsa di Londra apre una trattativa per una «potenziale fusione» con quella di Francoforte.
Ne nascerebbe un grande polo finanziario europeo, considerato che il London Stock Exchange Group possiede, oltre alla piazza londinese, anche la Borsa di Milano. Così, a due giorni dall’annuncio del sindaco Boris Johnson sulla sua scelta di schierarsi per il no alla Ue, la cittadella della finanza londinese rivela un negoziato per cominciare a fare l’Europa unita delle Borse.
Del resto è noto che la City, intesa come banche e grandi società quotate alla Borsa di Londra, appoggia il primo ministro Cameron nella battaglia per rimanere in Europa. Ieri la sterlina ha continuato a perdere terreno sulle principali valute globali, scendendo ai minimi da sette anni sul dollaro. «Pesa l’incertezza sul Brexit», ha detto il governatore della Bank of England Mark Carney, spiegando che l’istituto sta preparando un piano di emergenza in caso di uscita.
Le trattative tra Londra e Francoforte, confermate ieri dalle parti in causa dopo giorni di indiscrezioni, non rappresentano un’offerta ostile di acquisizione né metterebbero a repentaglio l’autonomia delle due Borse. Il London Stock Exchange sta discutendo l’ipotesi di una «fusione tra eguali» con Deutsche Boerse, la società che controlla la Borsa di Francoforte, afferma una nota congiunta, definendo l’integrazione come «un’opportunità di crescita per entrambe le compagnie, con benefici significativi per i clienti».
Secondo Blooomberg, gli azionisti della Borsa di Londra avrebbero il 45,6 per cento del nuovo gruppo e quelli della Borsa di Francoforte il 54,4. I mercati coinvolti continuerebbero a operare in maniera indipendente, ciascuno con il proprio marchio. Ieri mattina, spinte dalle voci sulla possibile fusione, le azioni della Deutsche Boerse avevano guadagnato fino all’8 per cento, mentre il titolo della London Stock Exchange si era impennato fino al 20 per cento, per poi ridiscendere dopo l’annuncio ufficiale.
Deutsche Boerse avrebbe tempo fino al 22 marzo per avviare l’operazione, poi soggetta al benestare degli azionisti e delle autorità Antitrust europee, le stesse che nel 2012 avevano bocciato il tentativo di fusione di Francoforte con Nyse Euronext, la società che riuniva le borse di New York, Parigi, Amsterdam e Lisbona.
«Non c’è alcuna certezza che si arrivi a un’intesa», avvertono le parti, «l’operazione dovrà avere poi via libera dalle autorità di regolamentazione». Ma è chiaro, come già dimostrato dal tentativo del 2012, che i mercati finanziari mirano a unire le forze, non a dividerle. Una lezione su cui, in vista del referendum, potrà meditare il sindaco di Londra.
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