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Mario Gerevini per il “Corriere della Sera”
From Hsbc to Lgt. Dalla Svizzera al Liechtenstein. Un trasferimento di migliaia di carte e documenti contabili, una delle più grandi operazioni di migrazione del risparmio: 10 miliardi di franchi svizzeri. È anche così che Hsbc Private Banking (Suisse), al centro dello scandalo Falciani, ha cercato di fronteggiare la fuga di clienti. «Vendendoli» al principe Max von und zu Liechtenstein, 45 anni, ceo di Lgt, la banca di Vaduz, da oltre 80 anni di proprietà della casa regnante.
«CLIENTI ESTREMAMENTE FACOLTOSI»
La pressione internazionale e la pubblicità della lista Falciani, nota da anni anche se l’elenco dei nomi emerge solo ora, ha messo alle corde Hsbc una delle più grandi banche del mondo: quartier generale a Londra, 52 milioni di clienti, 256 mila dipendenti, 6.200 uffici, asset per 2.758 miliardi di dollari.
La filiale svizzera ha da tempo avviato modifiche radicali, spiegava ancora ieri l’amministratore delegato Franco Morra, per evitare di essere utilizzata come mezzo di riciclaggio e frode fiscale. Ma soprattutto, e questo Morra ha dimenticato di aggiungerlo, a giugno è stato venduto a Lgt «un grosso portafoglio — scriveva la banca del principe — di valori patrimoniali del private banking e di clienti estremamente facoltosi di diversi paesi». Attenzione: non «molto» ma «estremamente» facoltosi. Chissà se anche estremamente in regola con il Fisco.
Nel mondo dei bankers elvetici si sostiene che l’operazione fosse inevitabile per Hsbc. Da una parte il gruppo voleva alleggerire la presenza svizzera e dall’altra subiva un alleggerimento naturale per i continui recessi dei clienti spaventati dalle conseguenze del caso Falciani. Tenerli era impossibile, vendere i portafogli sì ma con determinate garanzie che alcuni grandi clienti avrebbero chiesto per migrare: massima professionalità e altrettanta garanzia di riservatezza da parte dell’acquirente.
ADDIO ALLE CAYMAN
Ecco perché il pacchetto da 10 miliardi è finito tra le montagne del Liechtenstein, il buen retiro finanziario di tanti estremamente facoltosi risparmiatori (di denaro e tasse). Segnali della nuova strategia sono arrivati nel frattempo anche da Cayman dove Hsbc ha deciso di smantellare buona parte delle attività (800 milioni su 1,4 miliardi di dollari) vendendo alla principale concorrente sull’isola, la Butterfield Bank.
CHI COMANDA ALLE VIRGIN
Del resto togliersi di dosso l’etichetta di banca che ha coperto gli evasori (anche se, eventualmente, riferita solo alla filiale svizzera) non è così semplice. Bastava fare un salto ieri a Westminster per capirlo: il leader del Labour, Ed Miliband, attaccava a testa bassa sulla vicenda Hsbc il premier David Cameron. Voleva in particolare chiarimenti sulla nomina dell’ex presidente di Hsbc, Stephen Green, a sottosegretario al Commercio. «Nessun pentimento», ha replicato Cameron: Green, rimasto in carica dal 2011 al 2013, «è stato un eccellente funzionario».
Questione archiviata, forse. Ma prima o poi Miliband a Londra o qualcun altro nei grandi summit delle potenze mondiali alzerà la mano e chiederà chi è il capo dello Stato delle British Virgin Islands o di Cayman, per dire due paradisi fiscali tra i più gettonati da evasori e criminalità finanziaria. Il problema è che la risposta è a Buckingham
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