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Marigia Mangano per “Il Sole 24 Ore”
La scissione di Telco, il veicolo a cui fa capo il 22,3% di Telecom Italia, potrà partire solo dopo l'integrale rimborso da parte dei soci dei 2,5 miliardi di debiti. L'azzeramento delle passività e la trasformazione delle stesse in un finanziamento soci rappresenta, al momento, la priorità.
Tant'è che il progetto di scissione, quasi 200 pagine depositate due giorni fa presso il registro delle imprese, lo ribadisce più volte, per poi delineare nel dettaglio il percorso che porterà lo storico scrigno di controllo del gruppo telefonico a dividersi in quattro società ben distinte controllate da Mediobanca, Intesa Sanpaolo, Generali e Telefonica, ognuna con il proprio statuto e con un board che sarà formato da 3 a 5 membri. Nel frattempo, in Borsa, il titolo Telecom continua a perdere terreno, complice un report di Credit Suisse che torna a riflettere sulla cessione della controllata brasiliana.
IL PRESTITO DA 660 MILIONI
Punto di partenza per capire come si trasformerà l'attuale Telco è la struttura dell'indebitamento. Il progetto di scissione fotografa infatti gli effetti pro forma dell'operazione ai nastri di partenza. Attualmente, infatti, Telco ha in essere un prestito obbligazionario di 1,750 miliardi e un finanziamento erogato da Mediobanca e Intesa Sanpaolo di 660 milioni. Prima di assegnare la quota parte di attivo e di passivo alle quattro società che saranno costituite (Telco Te, Telco Ag, Telco Is e Telco Mb), entrambe le linee (prestito obbligazionario e finanziamento) dovranno essere azzerate.
Nel concreto, però, l'esborso per i quattro azionisti sarà limitato al solo finanziamento erogato da Intesa e Mediobanca. Il bond da 1,750 miliardi era stato sottoscritto, infatti, dagli stessi soci che dunque saranno rimborsati. L'impegno immediato, dunque, sarà la linea di 660 milioni che per Telefonica si tradurrà in 435 milioni da versare nelle casse della vecchia Telco, per Generali in 127 milioni, mentre per le due banche in 48 milioni a testa (ma le stesse rappresentano anche i finanziatori).
Risorse che saranno restituite secondo modalità ancora in fase di valutazione. Questo permetterà così di liberare i titoli Telecom Italia in pegno alle banche che, secondo quanto emerge dal bilancio appena depositato, oggi sono pari al 60% dell'intero pacchetto. Il controvalore delle garanzie è pari a 1,7 miliardi.
La nuova situazione patrimoniale di Telco, dunque, al termine di questo passaggio vedrà la società con un attivo di 2,7 miliardi rappresentato dalla partecipazione in Telecom Italia e un passivo rappresentato solo da un finanziamento soci. Numeri che cambieranno dopo il perfezionamento della scissione. Telco, infatti, secondo quanto emerge dal progetto, resterà comunque in vita con un attivo che sarà pari post scissione a 3,1 milioni (disponibilità liquide), mentre il passivo vedrà debiti verso fornitori per 643 mila euro e un capitale sociale di 2,2 milioni.
Sempre a Telco – aggiunge il documento – resteranno eventuali passività fiscali anteriori alla stessa scissione. Ai quattro soci invece saranno assegnati la quota parte dei titoli Telecom Italia in portafoglio e la rispettiva parte del finanziamento soci.
VENDITE SU TELECOM ITALIA
Ieri intanto Telecom Italia è risultata tra le peggiori del listino con un calo che in chiusura si è attestato a -3,15% a 0,84 euro. Proprio ieri Credit Suisse ha reiterato la raccomandazione di neutral sui titoli del gruppo italiano di tlc, stimando un target di prezzo a 0,87 euro, livello a metà strada tra 0,75 euro, valore attribuito a Telecom senza la cessione di Tim Brasil, e 0,95 euro, valore delle azioni in caso della cessione della controllata con base a Rio de Janeiro.
«L'aumento di capitale di Oi innalza le probabilità che la società si faccia capofila di un consorzio che farà un'offerta per rilevare e fare il successivo spezzatino di Tim Brasil», spiegano gli analisti della banca svizzera, aggiungendo: «Allo stesso tempo l'aumentata liquidità di Telecom Italia (fino al 2017) ha aumentato la capacità del gruppo di respingere le offerte basse». Secondo Credit Suisse, comunque, il Brasile rappresenta al massimo 20 centesimi nella valutazione delle azioni di Telecom Italia. Secondo l'istituto elvetico le azioni potrebbero arrivare a valere 95 centesimi se fosse venduta Tim Brasil a 8 volte il valore ev-ebitda 2015. In caso contrario varrebbero 75 centesimi.
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