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FLASH! - SIAMO UOMINI O GENERALI? PER L'OTTUAGENARIO CALTAGIRONE LA CATTURA DEL LEONE DI TRIESTE E'…
1- C'E' PROFUMO NEI RISULTATI DI UNICREDIT
Ai piani alti di Unicredit è il momento dei sorrisi.
A provocarli sono I risultati del terzo trimestre con un utile netto di 335 milioni che fa salire a 1,4 miliardi gli utili dei primi nove mesi dell'anno, un balzo inatteso dagli analisti, che ieri pomeriggio ha eccitato la Borsa anche se oggi l'euforia è diminuita.
Il più felice per questo bilancio è sicuramente Federico Ghizzoni, il manager piacentino che la settimana scorsa aveva perso il colore roseo della sua carnagione quando aveva letto gli articoli sul fantomatico progetto di fusione tra la sua banca e IntesaSanPaolo.
Nella comunità finanziaria milanese corre voce che il capo di Unicredit fosse letteralmente all'oscuro delle trame concepite dalla mente fertile di Giuseppe Guzzetti, il presidente di Cariplo che ormai svolge il ruolo di gran suggeritore e badante di Abramo-Bazoli. E anche se aveva percepito gli strani movimenti del massiccio Pallenzona e delle Fondazioni, il buon Ghizzoni non si era spinto con la sua fantasia da super-ragioniere a pensare che dietro le quinte si arrivasse a concepire il matrimonio tra le prime due banche italiane.
I dati esibiti ieri rappresentano la miglior risposta all'idea che in Unicredit considerano dissennata di una fusione per mettere al riparo Unicredit dall'assalto di mani straniere. La grancassa di piazza Cordusio sottolinea che il risultato dell'ultimo trimestre e il patrimonio rappresentano una conferma di solidità anche se i problemi non mancano perché sul bilancio pesano ancora una mole imponente di rettifiche e soprattutto gli 80,4 miliardi di sofferenze per crediti incagliati.
A piazza Cordusio preferiscono comunque sottolineare i risultati positivi che arrivano da Russia, Turchia e Polonia. Non a caso il manager piacentino ha ringraziato l'Est Europa annunciando la decisione di fondere le province controllate nella Repubblica Ceca e in Slovacchia. A questo proposito è probabile che la fusione avverrà intorno a Bank Pekao, l'Istituto di Varsavia fondato nel 1929, che occupa il secondo posto tra le banche polacche.
Con queste credenziali Ghizzoni e' pronto a scendere a Roma lunedì prossimo per la riunione indetta dal Governatore della Banca d'Italia che nonostante il trend positivo di Unicredit e Intesa è molto preoccupato per la situazione del settore creditizio. Secondo via Nazionale la qualità del credito sta peggiorando vistosamente e il flusso delle sofferenze in rapporto ai prestiti "è tornato sui livelli toccati nel 2009".
Questo significa che ai vertici dei cinque principali istituti italiani e di Mediobanca, Visco lancerà un grido d'allarme per il 2013 affinché i banchieri facciano uno sforzo per aumentare la redditività e fornire alle imprese linee di credito con tassi "umani".
Alla riunione parteciperà ovviamente anche Ghizzoni accompagnato da Roberto Nicastro, e nella sala di via Nazionale avrà modo di incontrare Alessandro Profumo, l'ex-boyscout di Genova, ex-Bocconi ed ex-McKinsey, che a settembre di due anni fa è stato dimesso con un omaggio di 40 milioni. A questo punto Ghizzoni che ieri - come abbiamo detto - ha ringraziato l'Est Europa in un'intervista al canale televisivo "Class CNBC", dovrebbe baciare le mani al neopresidente di MontePaschi, quel Profumo che durante la sua gestione a piazza Cordusio ha allargato l'impero di Unicredit estendendone i confini alla Russia e in altri Paesi del vecchio mondo comunista.
Per molto tempo gli analisti si sono divertiti a picchiare in testa alla strategia di internazionalizzazione all'Est portata avanti dall'ex-capo di Unicredit, e ancora oggi qualcuno sostiene che nel pancione di qualche banca al di fuori dei confini della vecchia Europa siano nascoste sorprese altamente tossiche. Resta il fatto che senza l'apporto dell'Europa Orientale e della Polonia che hanno registrato un utile operativo netto di 1,8 miliardi, oggi a piazza Cordusio non potrebbero sorridere con quella disinvoltura che ostentano i banchieri quando vedono che le vacche delle province più lontane portano un buon latte.
2- IL CONFLITTO TRA PATUANO E BERNABE'
Quando ieri Dagospia nella sua infinita miseria ha scritto che forse Franchino Bernabè aveva percepito con la sua intelligenza da fine montanaro che il faraone Sawiris prima o poi avrebbe calato un asso su TelecomItalia, molti sono rimasti increduli.
Oggi giornali come "Repubblica", "Il Messaggero" e "Il Foglio" scrivono che il miliardario egiziano aveva preso a corteggiare Franchino prima dell'estate quando si concluse l'operazione di acquisto di Matrix, la piccola società controllata da Telecom.
I tasselli della marcia di avvicinamento di Sawiris si ricompongono in una ricostruzione secondo la quale i primi contatti con Bernabè avrebbero prodotto un incontro con i vertici di Mediobanca e Intesa e poi un viaggio a Madrid per sentire che cosa ne pensassero gli spagnoli di Telefonica.
Così scrive ad esempio il giornalista Giovanni Pons su "Repubblica" e aggiunge che addirittura Sawiris dopo aver ottenuto un primo rifiuto categorico da Cesar Alierta, il patron di Telefonica, avrebbe formulato una seconda offerta nonostante l'impegno scritto dell'egiziano "di non voler vendere mai a Carlos Slim" la quota eventualmente acquistata in Telecom.
Sulla vicenda che Bernabè ha rivelato durante il Consiglio di amministrazione di giovedì scorso aleggia il fantasma del miliardario messicano Slim che con America Movil è il concorrente più agguerrito in America Latina di Telefonica e della stessa Telecom. E ieri sera durante la cena promossa da Bernabè ai Musei Capitolini per alcuni big del Bilderberg è stata notato il fitto colloquio tra Franchino e lo scarparo marchigiano Dieguito Della Valle. Qualcuno è arrivato addirittura a pensare che anche in questo dialogo a quattr'occhi si sia affacciata per un attimo la mole possente di Slim, l'uomo più ricco del mondo che insieme al Fondo Charme di Montezemolo e Dieguito ha tentato senza successo la scalata alla società degli alberghi Orient Express.
Che il gigante messicano sia socio di Dieguito lo sanno tutti dal momento in cui il primo si è messo nel taschino il patron di Tod's per conquistare insieme i magazzini Saks di New York. Ma chi pensa che lo scarparo stia tirando la volata al suo amico sudamericano usando come grimaldello il piccolo faraone Sawiris, forse ha bisogno di fare un tagliando al cervello.
Ciò che invece ieri è apparso alla luce del sole è il modo esplicito con cui Marco Patuano, amministratore delegato di Telecom, ha preso le distanze dalla vicenda Sawiris. Senza mezzi termini il 48enne alessandrino e bocconiano, che ha iniziato la sua carriera in Telecom nel 1990 e nel 2003 è diventato direttore finanziario di Tim Brasil e di Telecom Italia America Latina, ha dichiarato che "al momento non si vede la necessità di una ricapitalizzazione vista la dinamica attuale dell'azienda".
Dietro questo fraseggio si leggono ancora una volta le tracce del conflitto che si sta consumando al vertice di Telecom tra il presidente Bernabè e il suo amministratore delegato.
Il primo è sensibile a una politica industriale aggressiva per la quale non sembra sufficiente la cessione della Rete alla Cassa Depositi e Prestiti (un tema sul quale ha fatto giravolte incredibili). Da parte sua Patuano che si porta addosso la casacca e la cultura di un uomo della finanza, è un fautore della stabilità che va difesa senza scuotere l'albero di Telco dove si ritrovano i soci forti di Telecom ai quali non si può chiedere altre donazioni di sangue. Per lui il problema principale non è rappresentato dalle offerte fantasmagoriche di Sawiris o di qualcun altro che si nasconde dietro la gracile figura del magnate egiziano.
L'obiettivo primario resta, oltre alla riduzione dei costi che sarà realizzata con tagli occupazionali dolorosissimi, la cessione della Rete alla Cassa Depositi e Prestiti. E su questo tema, dal quale spera di portare a casa qualcosa meno dei 15 miliardi previsti, ieri ha annunciato con tempestività (per nulla casuale) che per la valutazione del business è stato nominato un gruppo di advisor in cui si ritrovano Morgan Stanley, Barclays Bank e Intesa, Mediobanca.
Nemmeno il sospetto di un conflitto di interessi con i due soci di Telco (Mediobanca e Intesa, detentori dell'11,09%) sembra fermare le intenzioni del manager alessandrino. Dalla sua parte trova il consenso di Generali, Piazzetta Cuccia e probabilmente anche di IntesaSanPaolo, preoccupati di dover versare altri milioni nelle casse di Telecom.
Se la fotografia è esatta allora si può immaginare che nella riunione del 6 dicembre tra i soci di Telecom voleranno gli stracci.
3- ATTENZIONI, CADUTA COLAO! LA BOTTA PER VODAFONE Ã DI 2,5 MILIARDI DI EURO DOVE HANNO PESATO I RISULTATI NEGATIVI DELLE ATTIVITÃ DI SPAGNA E ITALIA.
Mentre a Roma si fantastica su Sawiris, Slim e Bernabè, in un piccolo comune di 28mila anime ,che si trova nella periferia ovest di Londra, c'è un big italiano della telefonia che si sta leccando le ferite.
à Vittorio Colao, detto Colao Meravigliao, l'ex-McKinsey che nel quartier generale di Vodafone a Newbury ha tirato fuori dati sorprendenti sulle perdite del colosso inglese. La botta è di 2,5 miliardi di euro e riguarda i conti del primo semestre dove hanno pesato i risultati negativi delle attività di Spagna e Italia. Per quanto riguarda il nostro mercato Vodafone, nonostante una campagna pubblicitaria a tappeto, ha chiuso il semestre con un fatturato in discesa del 6,8% sul quale ha pesato oltre al taglio delle tariffe, la concorrenza aggressiva degli altri player.
Per Colao, che è abituato a vincere tutte le gare anche quando si confronta con Massimo Mucchetti nelle piccole gare in bicicletta sulle strade della Lombardia, è un colpo durissimo, e ieri nel quartier generale inglese i 6mila dipendenti di Vodafone sembravano dei cipressi.
A dargli fastidio è arrivata anche la notizia che gli attribuisce la paternità nell'acquisto di Recoletos, il Gruppo editoriale spagnolo che con un buco di bilancio terribile sta pesando sui conti di RCS, la società editrice del "Corriere della Sera".
Per due anni, dal 2004 al 2006, Colao Meravigliao si è seduto sulla poltrona di Rcs, ma a dire il vero non è stato lui il protagonista principale nell'acquisto della spagnola Recoletos. Anzi il suo no all'acquisizione del "pacco spagnolo" per una cifra abnorme intorno ai 700 milioni di euro accelerò la sua cacciata nel luglio 2006. Solo con l'arrivo del successore Perricone, il "ragioniere" caro a Montezemolo, che l'operazione va in porto a metà aprile 2007 per un esborso ancora più folle: oltre un miliardo di euro.
Questo per amore di verità e per sollevare il morale dell'uomo più "telefonico" d'Europa.
4- LUCHINO DI MONTEZEMOLO Ã MOLTO PREOCCUPATO
PER LA CONVENTION DI "ITALIAFUTURA" CHE SI APRIRÃ ALLE 15 DI SABATOMOLTI PERSONAGGI DELLA POLITICA E DELLA SOCIETÃ CIVILE LASCERANNO LE POLTRONE VUOTE.
TRA QUESTI CASINI, FINI, RUTELLI LA MARCEGAGLIA E SECONDO NOTIZIE DA CONTROLLARE PERFINO CORRADINO PASSERA, IL MINISTRO PIÃ SMANIOSO E VANITOSO DEL GOVERNO MONTI
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che Luchino di Montezemolo è molto preoccupato.
Mentre negli Studios di via Tiburtina gli operai stanno costruendo il palco e la scenografia per la convention di "ItaliaFutura" che si aprirà alle 15 di sabato, alle orecchie del presidente della Ferrari è arrivata la notizia che molti personaggi della politica e della società civile lasceranno le poltrone vuote.
Tra questi Casini, Fini, Rutelli la Marcegaglia e secondo notizie da controllare perfino Corradino Passera, il ministro più smanioso e vanitoso del Governo Monti. A questo punto Luchino teme che la platea sia zeppa di ragazze in calore, di "carini" inamidati e di notabili dell'ultima ora preoccupati soltanto di conquistare un grammo di visibilità ".
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