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1. TERNA STUDIA PARTNERSHIP IN USA
Marco Valsania per il Sole 24 Ore
Terna ha in programma una crescente attenzione rivolta agli Stati Uniti, a cominciare da partnership per l' innovazione che siano parte integrante della propria strategia di crescita per i prossimi anni. In gioco sono accordi con prestigiosi centri accademici come intese con Tesla e altri protagonisti di Silicon Valley.
L' amministratore delegato Luigi Ferraris ha fatto tappa a New York per incontrare gli investitori internazionali, durante un viaggio che lo ha portato anche a Londra, Boston e Chicago. E ha messo in luce, quale segno di questa scommessa americana, la partnership già scattata con Stanford University: Terna ha aderito a un progetto del Precuourt Institute of Energy dell' università - battezzato Bits&Watts - mirato a esplorare soluzioni «low carbon» e a basso costo. Terna avrà presto anche un ufficio di rappresentanza a San Francisco insieme a Cdp e rafforzerà un accordo con Tesla - «stiamo investendo assieme alcuni milioni di euro», ha detto Ferraris - in tecnologia storage focalizzata alla fornitura di servizi di flessibilità alla rete a bordo auto.
Né queste sono le sole iniziative ipotizzate: «Stiamo guardando a realtà statunitensi, per un confronto sulle soluzioni» più avanzate, dice Ferraris. «Si tratta di cooperazione, di partnership», più che investimenti in equity. Di scouting per puntare a rapporti diretti con il mondo delle start-up. Con l' obiettivo di marciare verso la meta di uno «sviluppo tech», di «processi di digitalizzazione», con un «respiro di medio e lungo periodo».
Gli Stati Uniti, in questo sforzo di innovazione, possono essere cruciali. Ferraris è convinto che oggi Terna rappresenti un «match» molto favorevole per investitori di lungo periodo, tra i quali conta in particolare proprio gli americani. Nel suo recente piano industriale da 5,3 miliardi, l' azienda ha offerto «visibilità su regolamentazioni, sistema-Paese, spese di capitale, tecnologia, sostenibilità e anche sui dividendi». Le cedole sono previste a una crescita media annua del 6% dal 2018 al 2020 e il capex dedicato alle soluzioni innovative è di 600 milioni di euro.
«Siamo un' azienda quotata, con il 70% sul mercato - spiega Ferraris - E per due terzi sono investitori istituzionali, con una rilevante presenza statunitense». Degli istituzionali, infatti, circa il 14% è nordamericano. Spesso - anzi, una presenza sempre piu' numerosa - si tratta anche di investitori socialmente responsabili, che Ferraris ricorda oggi sono in Terna 103, rappresentando l' 8,3% del flottante e l' 11% degli istituzionali. «Gli Stati Uniti rivestono un' importanza storica per Terna» aggiunge l' ad, «ancor più oggi con gli investitori socialmente responsabili».
Ferraris definisce «molto positiva» l' accoglienza ricevuta dai piani aziendali, che ha al centro hanno la transizione energetica in atto con la prospettiva di aumenti delle rinnovabili. Un' evoluzione che prevede forti impegni anche nelle reti di trasmissione, specialita' di Terna. A essere cambiato e' ormai il modello tecnologico del settore, a favore d' uno «schema multi-direzionale», smart e capace di flessibilità.
SUSSURRI E GRIDA
( m.ga. ) Un osservatorio a San Francisco condiviso con la Cassa Depositi e Prestiti per monitorare la sviluppo nella Silicon Valley di nuove tecnologie applicabili all' energia. Una partnership con Tesla per studiare tecniche innovative di accumulo di elettricità. Ma, soprattutto, il consolidamento dei rapporti con gli investitori istituzionali americani che rappresentano la quota principale di quella metà (quasi) del capitale di Terna detenuta da soggetti stranieri.
In un road show a Chicago, Boston e, ieri, a New York, Luigi Ferraris ( foto ), amministratore delegato della società che gestisce la rete elettrica italiana, ha presentato il piano 2018-22 che prevede investimenti per 5,3 miliardi di euro e una politica di dividendi crescenti e «garantiti» ai quali dal 2020 si aggiungerà una ulteriore quota di partecipazione agli utili. Azionisti - da Lazard (con l' 8%) a Fidelity e Blackrock - soddisfatti dei risultati, mentre Ferraris ha detto di non aver riscontrato preoccupazioni per un «rischio Italia» come quelle che gli era accaduto di ascoltare qualche anno fa.
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