1- TUTTO IL POTERE SULLE BANCHE IN CRISI (GRANDE O PICCOLA) ALLA BCE DI MARIO DRAGHI 2- DOPO AVER ELIMINATO CON L’EURO L’EMISSIONE DI MONETA, ORA ANCHE LA VIGILANZA NAZIONALE RISCHIA DI ESSERE DRASTICAMENTE RIDIMENSIONATA DAI NUOVI POTERI 3- PROSEGUENDO NELLA POLITICA DEL CARCIOFO, SI RISCHIA UNO SVUOTAMENTO DELLE BANCHE CENTRALI NAZIONALI CHE POTREBBE PRELUDERE UN DOMANI ALLA LORO SOPPRESSIONE 2- LA RIVOLUZIONE DI DONNA EDOARDA CROCIANI: GIORGIO ZAPPA AL VERTICE DI VITROCISET NEL RUOLO DI PRESIDENTE E CO-AMMINISTRATORE, “RIMODULATO” BONTEMPI 3- GIAVAZZI MISTERY: TORNA A SCRIVERE SUL CORRIERE MA CON MONTI NESSUNA “ARMONIA” 4- LA DISCIPLINA PRUSSIANA AUSPICATA DA ALESSANDRO PANSA POTRÀ BASTARE A COLMARE IL VUOTO DI COMMESSE REGISTRATO DA FINMECCANICA NEGLI ULTIMI SEI MESI?

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1- TUTTO IL POTERE SULLE BANCHE IN CRISI (GRANDE O PICCOLA) ALLA BCE DI MARIO DRAGHI
A Mario Draghi i crauti non piacciono, gli fanno semplicemente schifo, e agli amici che gli ricordano come anche lo scrittore americano Steinbeck li mangiasse risponde che li considera "spazzacamini dello stomaco".

Questa sera purtroppo dovrà fare buon viso di fronte alla minestra di crauti, salsiccia e funghi con la panna che sarà il piatto forte della cena informale con i membri del Consiglio Direttivo della BCE. L'incontro si terrà in una saletta dell'Eurotower, il palazzone della Willy Brandt Platz alto 148 metri che tra due anni sarà abbandonato per una nuova sede più ampia dei 78mila metri quadri attualmente a disposizione.

Quella di stasera è la tradizionale riunione che il Direttivo tiene all'inizio di ogni mese, ma il piatto forte è la decisione da prendere in vista della riduzione dei tassi che sarà annunciata domani.

La maggior parte degli analisti è convinta che si tratterà di un taglio dello 0,25 perché l'inflazione dell'Eurozona è sotto controllo anche se i venti della recessione e le difficoltà delle banche nella raccolta suggerirebbero una riduzione dello 0,50. Comunque vada questa è una delle ultime pallottole che Draghi può sparare per placare i mercati dopo il vertice di Bruxelles che lo ha visto protagonista silenzioso ma determinante.

I giornali italiani hanno preferito sottolineare il recupero di credibilità di Mario Monti per il successo raccolto dal Professore di Varese che è riuscito a far digerire alla massaia di Berlino la minestra dell'anti-spread.

C'è però una parte consistente degli economisti che considera quella del premier italiano una vittoria effimera e insiste a dire che il vero vincitore del Summit è stato Draghi per il consenso raccolto sul ruolo futuro della Vigilanza bancaria europea.

Questa è la tesi sostenuta ad esempio da Marcello De Cecco, l'economista abruzzese che parla un italiano terrificante, e sulla stessa linea si trova anche Daniel Gros, il direttore del Centro Studi europeo di Bruxelles dalle cravatte stazzonate che mette in guardia comunque contro le difficoltà di applicare le nuove regole della Vigilanza bancaria.

"Prevedo molte resistenze - ha detto Gros - proprio da parte delle banche centrali nazionali che si vedranno ridurre il potere di vigilanza...Non sarà un percorso in discesa e penso che si aprirà una lotta al coltello".

In effetti si tratta di un passaggio cruciale che dovrebbe attribuire alla BCE di Draghi compiti molto stringenti, ma è destinato a suscitare le reazioni della Bundesbank e delle casse di risparmio regionali tedesche che rappresentano un pilastro della politica di quel Paese.

Draghi è sicuramente consapevole della complessità che comporta questa innovazione per la quale occorrerà mettere a punto un percorso di almeno un anno per sciogliere alcuni interrogativi fondamentali.

Le domande che si pongono sono molte e oggi sono state riassunte in maniera lucida da Angelo De Mattia, il 71enne ex-braccio destro di Antonio Fazio che scrive come un fiume in piena e meriterebbe una bella vacanza sui Navigli.

Gli interrogativi di De Mattia sono gli stessi che probabilmente in queste ore girano anche ai piani alti della Banca d'Italia che dopo l'avvento della BCE e l'arrivo di Draghi a Francoforte ha visto diminuire i suoi compiti.

Nel palazzone di via Nazionale la Vigilanza è nelle mani del direttore centrale Luigi Federico Signorini, il 57enne fiorentino che indossa camice jeans e dal 1° marzo di quest'anno è stato preposto all'Area Vigilanza. L'attività della sua Direzione si articola in cinque Servizi e un Ispettorato, ed è svolta insieme ai suoi collaboratori che conosce dal 1982 quando è entrato nel Servizio Studi.

Adesso Signorini sta cercando anche lui una risposta alle domande sollevate dall'ex-Bankitalia, Angelo De Mattia. Quali Paesi e quale tipo di banca (grande o piccola) saranno soggetti al controllo della BCE?, e questo nuovo ruolo centrale di Draghi e dell'Istituto di Francoforte a quali compiti dovrà assolvere sulle banche europee in crisi?

La domanda fondamentale però è un'altra e riguarda l'intera architettura della Vigilanza nazionale che rischia di essere drasticamente ridimensionata dai nuovi poteri che il vertice di Bruxelles ha affidato al nostro secondo SuperMario.

Proseguendo nella politica del carciofo, c'è il rischio di uno svuotamento delle banche centrali nazionali che potrebbe preludere un domani alla loro soppressione. È un'ipotesi lontana, ma fino a un certo punto, dalla realtà perché la Banca d'Italia come gli Istituti degli altri Paesi ha diversi ruoli che non si possono ridurre al mero compito di Vigilanza. Tuttavia alla luce di ciò che è avvenuto in Italia in maniera non sempre mirabile resta il fatto che la Vigilanza è il fiore all'occhiello di via Nazionale ed è per questo motivo che la minestra confezionata all'alba di venerdì scorso a Palazzo Berlaymont, rischia di essere più indigesta dei crauti con salsiccia che Draghi considera "spazzacamini dello stomaco".


2- GIORGIO ZAPPA AL VERTICE DI VITROCISET COME PRESIDENTE E CO-AMMINISTRATORE, "RIMODULATO" BONTEMPI
Negli ambienti romani hanno destato scalpore le notizie pubblicate ieri da quel sito disgraziato di Dagospia sull'arrivo di Giorgio Zappa al vertice di Vitrociset, la società di elettronica della difesa che donna Edoarda Crociani ha ereditato dopo la morte del marito Camillo avvenuta nel 1980 quando l'azienda si chiamava Ciset.

Il ritorno sulla scena di Zappa ex-direttore generale di Finmeccanica e avversario della coppia Guarguaglini-Grossi, dovrebbe essere ufficializzato domani quando il consiglio di amministrazione dell'azienda lo nominerà presidente e co-amministratore.

La decisione di donna Edoarda che, insieme alla figlia Camilla, non ha alcuna intenzione di mollare la proprietà dell'azienda, non sarà accompagnata dall'ingresso di Zappa tra gli azionisti. Si era parlato di un accesso soft con una quota simbolica, preludio dell'avvento di nuovi soci, e per quanto lo riguarda il barbuto ex-manager di Finmeccanica non avrebbe avuto difficoltà a trovare i soldi grazie alla vistosa liquidazione dopo l'uscita da piazza Monte Grappa.

Se tutto avverrà come sembra uno degli effetti più vistosi del ribaltone è destinato a toccare l'attuale presidente Mario Arpino, il generale di Tarvisio classe 1937 che è stato Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica e della Difesa. Il suo peso dentro Vitrociset, dove è entrato come presidente a gennaio dell'anno scorso, è stato sempre considerato importante per i rapporti con il mondo della Difesa e dei sistemi elettronici di sicurezza che rappresentano il business principale di Vitrociset.

Sembra difficile immaginare che donna Edoarda voglia mettere ai margini un personaggio di questa statura e probabilmente ha già pensato ad utilizzarlo in un ruolo diverso. Una sorte ancora incerta riguarda l'attuale amministratore delegato Antonio Bontempi, per il quale si prefigura (così dicono nei corridoi di Vitrociset) una "rimodulazione" delle deleghe.

Il linguaggio è criptico ma fa intuire che a Bontempi saranno spuntate alcune penne nella gestione che da domani passerà nelle mani di Zappa. Tra i rumors delle ultime ore non trova invece conferma la voce secondo la quale il napoletano Bontempi qualche settimana fa avrebbe convocato i 14 direttori generali di Vitrociset per firmare una lettera da inviare alla figlia di donna Edoarda per chiederle di bloccare la madre dalle faccende aziendali.

L'unica cosa vera è che donna Edoarda non abbandonerà il timone e che Bontempi sarà "rimodulato" anche per la criticità dei rapporti con gli altri top manager.


3- GIAVAZZI DEI MISTERI
Lo hanno dato per disperso e qualcuno si è permesso anche di insultarlo per la sua latitanza, ma Francesco Giavazzi, l'economista di Bergamo, è vivo e ci tiene a farlo sapere.

A novembre il collega della Bocconi Mario Monti gli aveva affidato una consulenza sul tema dei contributi pubblici alle imprese e la stessa cosa aveva fatto con Enrico Bondi (il manager che i sindacati chiamano "macellaio di Stato") e con Giuliano Amato. Da quel momento il buon Giavazzi è sparito dalle stanze del ministero del Tesoro dove tra il '92 e il '94 ha seguito le privatizzazioni. La sua voce si è sentita soltanto sul "Corriere della Sera" dove insieme al compagno di scrittura, Alberto Alesina, si è divertito a criticare senza riserve il Governo.

Famosa è rimasta la sua sparata sulla spending review definita senza mezzi termini "un timido topolino...un risultato quasi imbarazzante per il Governo". Da parte sua Monti ha trangugiato le pillole giornalistiche dei due colleghi accademici ma non ha nascosto una notevole irritazione.

Oggi l'economista, che veste come un figurino di Carnaby Street ritorna sul giornale di Flebuccio De Bortoli per parlare dell'Europa e del vertice di Bruxelles. Anche lui si chiede se i nuovi poteri alla BCE in materia di Vigilanza potranno tradursi in realtà nonostante le obiezioni della massaia di Berlino alla quale riconosce il merito di non aver lasciato fallire l'Unione monetaria.

L'aspetto più curioso di tutto l'articolo è rappresentato dal fatto che il testo non contiene nemmeno la più piccola citazione di Mario Monti. Questa dimenticanza non è casuale e fa capire che tra i due non si sono ricostituite grandi armonie. È un esempio di trascuratezza che la dice lunga sulla psicologia e sulle gelosie che corrono nel mondo accademico.

C'è comunque da segnalare il post-scriptum con il quale Giavazzi giustifica la latitanza di questi mesi.

In sette righe spiega: "riprendo a scrivere dopo aver consegnato, il 23 giugno scorso, il rapporto sui Contributi pubblici alle imprese ed aver esaurito l'incarico che mi era stato affidato. Mi auguro che quel lavoro sia di qualche utilità nell'ambito della spending review".

Ma la spending review non è quel "timido topolino in grado di dare risultati quasi imbarazzanti per il Governo" sul quale il 3 maggio Giavazzi e il compagno di penna Alesina ironizzavano sguaiatamente?

Valli a capire questi economisti!


4- LA DISCIPLINA PRUSSIANA POTRÀ BASTARE A COLMARE IL VUOTO DI COMMESSE REGISTRATO DA FINMECCANICA NEGLI ULTIMI SEI MESI".
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che il direttore generale di Finmeccanica, Alessandro Pansa, si è perfettamente allineato allo stile del comandante supremo Giuseppe Orsi.

Nel corso della presentazione del "Bilancio di sostenibilità 2011" avvenuta nei giorni scorsi all'Ara Pacis di Roma, il manager ha dichiarato con voce ferma: "Finmeccanica non fa le scarpe... produce tecnologie e per riconquistare la fiducia dei mercati occorre una disciplina prussiana".

Anche il ministro dell'Ambiente Clini (trascinato nella sala dell'Ara Pacis dal suo assistente Paolo Messa) ha ascoltato con stupore le parole di Pansa e si è chiesto se la disciplina prussiana potrà bastare a colmare il vuoto di commesse registrato da Finmeccanica negli ultimi sei mesi".

 

 

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