DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Unicredit vola in Borsa su indiscrezioni circa l’ipotesi di vendita della controllata russa (Unicredit Bank, che in Russia detiene poco più dell’1% del mercato). Secondo quanto riporta l’agenzia americana Bloomberg, il gruppo è stato contattato da acquirenti interessati all’operazione, che se arrivasse a termine potrebbe diventare la seconda importante uscita di una grande banca europea dalla Russia. Il titolo dell’istituto di Piazza Gae Aulenti guadagna in Borsa il 10,79% a 9,37 euro.
I colloqui con i possibili acquirenti
Unicredit avrebbe attirato l’interesse non richiesto di istituzioni finanziarie e società interessate a ottenere una licenza bancaria all’interno della Russia. Secondo indiscrezioni, la cessione è una delle opzioni ma in ogni caso l’intenzione della banca è valorizzare la partecipazione. I colloqui tra Unicredit e la controparte non sottoposta a sanzioni sono iniziati di recente e sarebbero ancora in corso. Bloomberg fa notare che si tratta ancora di confronti preliminari e che, data la situazione geopolitica, potrebbero anche fallire.
Altre banche che hanno lasciato la Russia
Tra le altre banche più esposte in Russia, c’è anche la francese SocGen (Société Générale), la quale ha già accettato di vendere la sua controllata russa Rosbank Pjsc a Interros Capital, la società d’investimento fondato dall’oligarca Vladimir Potanin, uno dell’uomo più ricco della Russia. L’austriaca Raiffeisen di recente ha comunicato di essere stata avvicinata da acquirenti non richiesti. Unicredit la scorsa settimana, nel comunicare la trimestrale, ha indicato di avere ridotto l’esposizione sulla Russia di 2 miliardi di euro e di aver effettuato rettifiche per 1,3 miliardi.
In Borsa
La notizia fa balzare il titolo di Unicredit a Piazza Affari, con un massimo toccato a 9,434 euro, quando il Ftse Mib sale del 2,84%. I titoli della banca sono partiti al rialzo fin dalla mattinata, spinti anche dalla notizia di un possibile piano di riacquisto azioni proprie per un importo massimo di 1,58 miliardi di euro e, in ogni caso, di non oltre 215 milioni di azioni, pari al 9,84% del capitale agli attuali corsi di Borsa.
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