IL VERME NELLA MELA - IL CEO DI APPLE, TIM COOK, HA FINALMENTE VISTO CON I PROPRI OCCHI QUEL CHE SUCCEDE NELLE FABBRICHE CINESI DELLA FOXCONN CHE ASSEMBLANO I SUOI GIOIELLI ELETTRONICI - VIOLATI I PARAMETRI STANDARD RELATIVI ALL'ORARIO DI LAVORO, ALLA GESTIONE DEGLI STRAORDINARI E AI COMPENSI - ORA APPLE CORRE AI RIPARI: LE ORE DI LAVORO DI OGNI ADDETTO CALERANNO DA 60 A 49...

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Gianni Rusconi per "Il Sole 24 Ore.com"

Il Ceo di Apple, Tim Cook, si è recato in visita a una delle fabbriche della Foxconn, l'azienda che assembla in Cina gli iPad e gli iPhone e che in passato era salita suo malgrado agli onori della cronaca per diversi casi di suicidio dovuti alle proibitive condizioni di lavoro degli addetti alle catene di montaggio, solo una settimana fa.

E ha visto con i propri occhi nell'unità produttiva di Zhengzhou, una struttura di nuova costruzione in cui operano circa 120mila persone, tempi e modi che regolano la vita di chi assembla quotidianamente migliaia e migliaia di smartphone e tavolette multimediali.
Da ieri, invece, è pubblico il primo rapporto a firma della Fair Labor Association, che ha messo sotto la lente di ingrandimento tre fabbriche di Foxconn. Con risultanze che non faranno certo piacere anche a Cook: il fornitore di Apple ha violato infatti i parametri standard relativi all'orario di lavoro, alla gestione degli straordinari e ai compensi.

Parametri che i portavoce del colosso cinese hanno confermato essere oggetto di intervento nell'immediato futuro, a cominciare dalle ore di impiego in fabbrica settimanali, che oggi superano le 60 per ogni addetto e che saranno ridotte a 49 entro l'inizio di luglio del 2013.

Correttivi importanti, ma il problema di fondo rimane. Come resta prioritaria per Apple la missione cinese per ampliare gli orizzonti di business in uno dei mercati più ricettivi per i dispositivi hi-tech. Il numero uno di Cupertino ha incontrato a Pechino, oltre ad alcuni esponenti del Governo, i vertici di China Telecom e China Unicom (i due più grandi operatori di telefonia mobile del Paese, con circa un miliardo di utenti complessivamente all'attivo) per parlare del nuovo iPhone. Il rapporto della Fla ha però riacceso la polemica sollevata a fine gennaio dal New York Times, la cui inchiesta ha costretto Cook a prendere posizione e ufficializzare il fatto che "Apple si prende cura di ogni lavoratore impiegato nella propria supply chain a livello globale". Stante a quanto rilevato dalla Fla non è proprio così.

La Foxconn, bene ricordarlo, non lavora come assemblatore di prodotti elettronici solo per Apple. Nella lista degli illustri clienti ci sono infatti anche i nomi di Hewlett-Packard, Dell e Sony, tre aziende che appartengono al gotha dell'industria tecnologica mondiale. Dal rapporto della Fair Labor Association emerge in ogni caso come oltre il 60% dei lavoratori in attività presso le tre unità monitorate sia sottopagato, o per meglio dire gli stipendi non permettono di soddisfare i loro primari bisogni di sussistenza in relazione all'attuale costo della vita di Shenzhen e Chengu, le località dove le fabbriche hanno sede.

Lo statement di Auret van Heerden, il president e Ceo di Fla, fa però ben sperare - "Apple e si suoi fornitori hanno accolto le e nostre indicazioni e verificheranno pubblicamente le condizioni di lavoro rispetto a quanto evidenziato dal nostro report" - e sulla stessa lunghezza d'onda si esprime la nota ufficiale diffusa da Cupertino.

Nel frattempo il 14% dei lavoratori non riceve adeguati compensi per le attività svolte extra orario concordato e questo perché il sistema di gestione oggi in essere alla Foxconn conteggia solo gli straordinari che eccedono i 30 minuti. In altre parole se un addetto lavora per 29 minuti oltre l'orario normale non riceve nulla e per 58 minuti viene pagato solo per una sola mezz'ora extra. Stando a quanto si legge nel rapporto, Foxconn ed Apple hanno assicurato che il sistema in questione verrà aggiornato e ai lavoratori verranno riconosciuti in modo retroattivo i compensi dovuti.

Il lavoro di audit sulle condizioni di lavoro della Fla, intanto, prosegue e interesserà a breve anche altri due grandi fornitori di Apple e di altre vendor tecnologici, vale a dire Quanta e Pegatron. Il primo rapporto relative alla Foxconn è stato il frutto di oltre 3mila ore di lavoro di indagine e ricerca su un campione di circa 35mila addetti del colosso cinese. Rapporto che inevitabilmente va comparato con quello (il "Supplier responsability report", la cui ultima edizione è stata resa pubblica lo scorso gennaio) che Apple stila a partire dal 2007.

 

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