golf volkswagen crash incidente

È ARRIVATA LA FINE PER VOLKSWAGEN? - IL COINVOLGIMENTO DEI MOTORI A BENZINA, DELLE EMISSIONI DI CO2 E DEI MODELLI ANCORA IN VENDITA, INNESCHERA' UNA SPIRALE INFINITA DI RICHIAMI, CAUSE, MULTE, SPESE MILIARDARIE - A WOLFSBURG I MANAGER PENSAVANO CHE IL PEGGIO FOSSE PASSATO. NON È COSÌ

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1. VW: STOP A VENDITA IN USA DI ALTRE MIGLIAIA DI MODELLI

OPERAI VOLKSWAGENOPERAI VOLKSWAGEN

 (ANSA) - Nuovo colpo per il gruppo Volkswagen negli Stati Uniti. Dopo lo scontro dei giorni scorsi con l'Epa (l'agenzia federale per l'ambiente), la casa automobilistica tedesca - secondo quanto riporta il Wall Street Journal - ha deciso di sospendere tutte le vendite di migliaia di altri modelli sospettati di contenere software illegali per eludere i controlli sulle emissioni inquinanti. In particolare, lo stop alle vendite riguarda modelli Volkswagen e Audi prodotti dal 2013 a oggi ed equipaggiati con motore diesel da 3.0 litri.

 

 

2. LO SCANDALO VOLKSWAGEN COINVOLGE LE AUTO A BENZINA L' UE MINACCIA MAXI-MULTA

OPERAIA VOLKSWAGENOPERAIA VOLKSWAGEN

Marco Zatterin per “la Stampa"

 

martin winterkorn   amministratore delegato volkswagenmartin winterkorn amministratore delegato volkswagen

Un' altra giornata nera per la gente di Wolfsburg. Dopo l' ammissione di irregolarità nel controllo delle emissioni di CO 2 per ulteriori 800 mila vetture del gruppo Volkswagen, la consociata nordamericana della Porsche ha sospeso martedì sera la vendita del Suv Cayenne, subito imitata dall' Audi. La notizia ha alimentato la caduta del titolo del colosso motoristico, che dall' inizio dello scandalo ha bruciato 23,5 miliardi di capitalizzazione. Il governo tedesco chiede il controllo per tutte le auto, cosa che - assicura il portavoce di Frau Merkel - «hanno il dovere di fare». La Commissione, guardiano delle regole Ue, invita la casa «ad accelerare l' inchiesta interna» e le autorità nazionali a fare altrettanto.

 

MATTHIAS MULLER MATTHIAS MULLER

Il nuovo fronte E' un nuovo fronte, diverso dal precedente. Riguarda anche 98 mila veicoli a benzina, potrebbero essere Polo, Golf e Passat, ma anche Audi A1 e A3, Skoda Octavia, Seat Leon e Ibiza. A differenza di quanto avveniva coi diesel, stavolta Bruxelles ha il potere di multare chi ha violato le regole, cosa che amplia la minaccia.

 

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In settembre, la Volkswagen ha ammesso di aver truccato il sistema di controllo degli scarichi per ridurre le emissioni di ossido di azoto (NOx) di 11 milioni di quattroruote a gasolio. Ora entra in scena il biossido di carbonio, la cui produzione è limitata da regole definite dagli Stati e dipende dai consumi delle auto, dunque dall' equilibrio e dalla potenza dei motori. Si stima che il nuovo incidente possa costare 2 miliardi al gruppo. In pratica la capacità di inquinamento è stata presentata come minore rispetto alla realtà, cosa che è successa anche per i consumi.

volkswagen  volkswagen

 

Il ceo della Volkswagen, Matthias Mueller, assicura che sarà fatta chiarezza: «Non ci fermeremo davanti a nulla e nessuno, è un processo doloroso, ma non abbiamo scelta». Il ministro tedesco dei Trasporti, Alexander Dobrindt, sostiene che ogni singola auto del gruppo debba essere controllata per quanto riguarda consumi, emissioni di CO 2 ed NOx. Sollecita anche la creazione d' un centro responsabile di «eliminare problemi ed eventuali oneri» per la clientela. Lo puntualizza anche il portavoce di Frau Merkel: «La cancelliera ha detto più volte che si aspetta la creazione di strutture per impedire il riproporsi della vicenda».

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La Commissione segue il caso con interesse. Una portavoce ha affermato che «la questione più importante è il vero accertamento dei fatti». Bruxelles ha invitato Volkswagen a sveltire le osservazioni interne, sottolineando di avere facoltà di procedere a «diverse azioni» e, fra queste, «l' imposizione di sanzioni per i produttori». L' esecutivo non ha ricevuto alcuna notifica che spieghi come si sia esteso lo scandalo. Le sanzioni eventuali dipendono dal livello di violazione dei limiti europei.

 

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Il precedente di Bp Oggi il caso sarà discusso in una riunione con le autorità nazionali di omologazione. Nell' attesa, le azioni sono crollate. Ancora. E gli analisti citati dall' agenzia Ansa comparano possibili effetti dello scandalo all' incidente nel Golfo del Messico che colpì la petrolifera Bp nel 2010. Ad aumentare gli esborsi potrebbe contribuire la class action chiesta da Altroconsumo. Ieri si è tenuta l' udienza presso il Tribunale di Venezia; il giudice s' è riservato di decidere nei prossimi giorni.

 

 

3. E ADESSO A WOLFSBURG SI NAVIGA A VISTA

Paolo Griseri per “la Repubblica

 

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La linea del Piave non ha retto. Ha ceduto dopo poche settimane e ora Wolfsburg dovrà trovare rapidamente una nuova strategia per fermare l’emorragia di fiducia che gli ultimi sviluppi dello scandalo dei motori truccati propone a un’opinione pubblica sempre più sconcertata.

 

Fin dai primi giorni di quello che è ormai improprio anche definire «dieselgate», la linea di Volkswagen era stata precisa: i motori coinvolti sono quelli diesel, di cilindrata 1,6 e 2,0 prodotti fino al 2014 mentre le emissioni modificate dal software durante i test sono quelle dell’ossido di azoto. Questa era la linea del Piave. Tutti i propulsori che non rispondevano a questo identikit potevano dunque considerarsi sicuri.

 

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Da lunedì, quando le prime indiscrezioni hanno cominciato a filtrare dall’Epa, l’ente americano che indaga sullo scandalo, la linea di difesa ha cominciato a vacillare. Il colpo di grazia è arrivato dalla commissione di indagine interna della stessa Volkswagen e delle dichiarazioni fatte ieri in Parlamento dal ministro dei Trasporti di Berlino. Perché i nuovi particolari smentiscono clamorosamente i tre cardini della linea del Piave: degli 800 mila modelli che si è recentemente scoperto essere equipaggiati con software truccato, circa 100 mila sono alimentati a benzina.

 

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Dunque lo scandalo non è circoscritto ai diesel. Inoltre si tratta di motori che vengono tuttora prodotti e vengono montati sui nuovi modelli, dunque non è vero che il contagio si è fermato al 2014. Infine ad essere messa in dubbio non è solo l’effettiva quantità di ossido di azoto che esce dal tubo di scappamento ma anche la quantità di CO2. Al punto che nella nota diffusa martedì sera il produttore tedesco afferma che una valutazione sulle conseguenze delle irregolarità riscontrate non è ancora possibile e che dunque Vw si metterà “immediatamente a disposizione” delle autorità preposte all’omologazione.

 

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Un riferimento che lascia intravedere uno scenario molto preoccupante. A differenza dell’ossido di azoto, i cui limiti sono più rigorosi in Usa che in Europa, la CO2 è il principale inquinante che determina la classe di un veicolo nel Vecchio Continente. Se le emissioni rilevate nei test sono molto minori di quelle reali c’è il rischio che un motore classificato euro 5 o euro 6 possa avere in realtà caratteristiche da euro 4. Questo spiega perché nel comunicato ufficiale di martedì Wolfsburg fa riferimento alle autorità addette all’omologazione.

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E’ evidente che urge un cambio di strategia. Per evitare che con il passare del tempo altre linee del Piave vengano travolte rischiando di coinvolgere direttamente anche quel Matthias Mueller chiamato a sostituire Martin Winterkorn al deflagrare del dieselgate. Perché Mueller, in queste settimane coerente difensore della linea di trasparenza totale, potrebbe addirittura trasformarsi da possibile soluzione in parte del problema se il coinvolgimento della Porsche, altra novità delle ultime rivelazioni americane, si dimostrasse più serie del previsto.