mustier tingstrom

LE ZARINE DI UNICREDIT – MUSTIER NELLE MANI DELLE “SIGNORE DI ELKETTE”. LE VUOLE SEMPRE VICINE E LE HA GIA’ PIAZZATE A GENERALI E CI HA PROVATO PURE CON GENTILONI – PALLE SENESI: IL CLAMOROSO PASSO INDIETRO "SPINTANEO" DI FALCIAI - LA COTTA DI GIANNI LETTA PER LUISA TODINI - MARCEGAGLIA SCENDE DA CAVALLO NELLA PARTITA ILVA

 

jean pierre mustier con elkette l alce peluche di mustier

Occhio di Lince per www.lettera43.it

 

C’è una storia che gira a Milano e che ha dell’incredibile. Riguarda l’ormai famosa Louise Tingström, la pugnace 56enne signora svedese alla quale Jean Pierre Mustier ha affidato il compito di pianificare la comunicazione mondiale di Unicredit. Finora si sapeva che Louise è in così grande confidenza con il capo da entrare nella sua stanza senza bussare e da partecipare a qualsiasi riunione, anche la più delicata e formale.

 

ALCE DIVENTATA MASCOTTE

Ed era noto che dopo aver lungamente lavorato attraverso la Chandos Communications, la Tingström ha fondato l’agenzia FinElk, laddove “elk” sta per alce. Cosa da mettersi in relazione al fatto che l’ungulato cornuto è diventato la mascotte della banca e del suo amministratore delegato, tanto che un esemplare in peluche viene esibito da Mustier persino negli incontri più ufficiali.

 

DUE MILIONI IN TRE ANNI

Louise Tingstrom

Inoltre si sa che la svedese ha sempre al suo fianco Teresa Wincrantz, di vent’anni più giovane di lei. Bene. Ora, in aggiunta, si raccontano quattro altre cosette. La prima è lo stipendio - ma è più corretto dire l’ammontare del contratto di consulenza - che si becca la pierre svedese: oltre 2 milioni l’anno per tre anni.

 

La seconda è che la signora in occasione dell’aumento di capitale, il cui buon esito era evidentemente soprattutto figlio dell’efficacia della comunicazione, si sarebbe assicurata una piccola percentuale per ciascuna azione dei 13 miliardi di ricapitalizzazione. Uno zero virgola zero qualcosa, per carità, ma che con un moltiplicatore così alto sarebbe diventata una cifra imbarazzante. FinElk avrebbe i diritti di immagine e di sfruttamento commerciale dell’abusata alce, e ciò spiegherebbe l’esibizione smodata da parte di Mustier e le iniziative promozionali

 

Louise Tingstrom e Teresa Wincrantz

La terza è che la FinElk avrebbe i diritti di immagine e di sfruttamento commerciale dell’abusata alce, e ciò spiegherebbe non solo l’esibizione smodata da parte di Mustier, ma anche le iniziative promozionali che la vedono protagonista, come il set di cravatte con la testa di Elkette che ora i dirigenti di Unicredit che vogliono fare carriera esibiscono ostentatamente.

 

CONTATTATO PURE GENTILONI

La quarta voce che gira riguarda la promozione che Mustier farebbe della sua amata collaboratrice. Non stupisce che sia stato lui a proporla al suo amico e connazionale Philippe Donnet - che l’ha ingaggiata per le strategie di comunicazione di Generali - ma lascia invece di stucco sapere che ne abbia parlato con Paolo Gentiloni, dicendogli che se il governo avesse bisogno di una "pierre" per promuovere l’Italia nel mondo la Luoise sarebbe stata la persona adatta.

 

E NESSUNO IN BANCA PARLA

louise tingstrom

Ora, messe tutte assieme queste storie compongono un quadro così folle - così come è assurdo che nessuno in banca, tra azionisti e consiglieri di amministrazione, dica niente - che non ci volevo credere, quando me le hanno raccontate. Così ho cercato conferme. Ma pur avendole trovate, continuo a non crederci. Saranno palle di Natale?

 

 

PALLE SENESI: IL CLAMOROSO PASSO INDIETRO "SPINTANEO" DI FALCIAI

Teresa Wincrantz

La palla più clamorosa l’hanno appesa all’albero del Monte dei Paschi quelli del Tesoro. E ha le sembianze di Alessandro Falciai, che dopo aver ricevuto la pubblica indicazione dal nuovo azionista di controllo della banca che sarebbe stato riconfermato presidente, nonostante tutti sapessero che era in corso un’indagine spinosa sul cantiere Mondomarine di cui l’imprenditore è proprietario, ora è costretto a uno “spintaneo” passo indietro visto che ora l’inchiesta della magistratura di Savona è venuta - forse non casualmente, quanto alla tempistica - alla luce.

Stefania Bariatti

 

PIÙ PRUDENTE BARIATTI

Con il casino che già c’è nelle e intorno alle banche, non era più saggio se Padoan e i suoi - non dico il direttore generale Vincenzo La Via, che è da sempre “non pervenuto”, ma almeno Fabrizio Pagani - avessero prudentemente optato subito per Stefania Bariatti, avvocato dello studio Chiomenti già presente in cda Mps, che ora è stata indicata?

 

Non sarebbe meglio ripensare alla riconferma di Morelli ad ad, visto che sui suoi requisiti di onorabilità pesa come un macigno una multa comminatagli da Bankitalia?

 

Luisa Todini e Gianni Letta

La scelta è buona, ma ha rischiato di non passare, se si fosse dato retta a Gianni Letta che sponsorizzava Luisa Todini (vedrete che Berlusconi la candiderà alle elezioni 2018) dopo averla saggiamente tolta dalle Poste e a Luca Montezemolo che, animato da sacro fuoco, spinge la Antonella Mansi, ex presidente della Fondazione Mps. E già che ci siamo, non sarebbe meglio ripensare alla riconferma di Marco Morelli ad amministratore delegato, visto che sui suoi requisiti di onorabilità pesa come un macigno una multa comminatagli da Bankitalia proprio quando era cfo di Mps negli anni incasinati?

 

 

 

BRINDISI GIANNI LETTA LUISA TODINI

 

LA LINGUETTA DI CARLO CALENDA

 

 

 

 

 

 

 

 

PALLE D’ACCIAIO: MARCEGAGLIA SCENDE DA CAVALLO NELLA PARTITA ILVA

emma marcegaglia

Sull’albero di questo Natale spicca anche la palla con la faccia di Emma Marcegaglia da un lato e quella del ministro Carlo Calenda dall’altro. Dopo aver fatto finta che il gruppo mantovano che fa capo a lei e a suo fratello fosse in grado di partecipare al salvataggio dell’acciaio dell’Ilva - cosa notoriamente impossibile, visti i debiti - ora Emma è scesa da cavallo e si accinge a passare la mano, cedendo le sue quote (nel veicolo AmInvestco) alla nuova Efim in arte Cassa depositi e prestiti (Cdp) e alla pigliatutto Banca Intesa.

 

PERCHÉ CALENDA TACE?

Perché il fumantino ministro Calenda tace? Non era forse lui che ha dato via libera allo strano binomio del nano italico Marcegaglia e del gigante indiano ArcelorMittal preferendolo agli altri indiani di Jintal? E non è sempre lui che ora cerca di riparare la beffa a Jintal spingendola a Piombino a sostituire il gruppo algerino Cevital, infilandosi in una guerra legale dai contorni incerti? All'albero, cari e affezionati lettori, cascano le palle.