DAGONEWS
Matteo Renzi
Dopo la vittoria riportata in Senato, Matteo Renzi è convinto di poter chiudere tranquillamente la legislatura e di arrivare al 2018 senza troppi fastidi, magari anche concedendo qualche modifica alla legge elettorale. Ma per fare questo il suo governo non deve prendere una scoppola alle comunali della prossima primavera e allora si sta impegnando a fondo per non farsi cogliere impreparato.
Su Milano, incassato il fermo diniego dell’uscente Pisapia alla ricandidatura, il premier cazzaro ha deciso che l’uomo giusto è Giuseppe Sala, commissario dell’Expo che in questi mesi lo ha favorevolmente impressionato. La proposta al manager già caro alla Moratti è già stata fatta e lui non ha detto di no, come si temeva, ma ha chiesto la garanzia di evitare le primarie del centrosinistra.
RENZI SALA
Renzi lo ha naturalmente rassicurato, usando questo argomento: se anche il partito o gli alleati lo costringessero alle primarie a Milano, lui gli metterebbe due candidati deboli. Chissà se aveva in mente, alla voce candidato-scamorza, i due piddini già in pista, ovvero Emanuele Fiano e Pierfrancesco Majorino. Non esattamente due fuoriclasse della preferenza, va detto.
Ma il dossier che preoccupa di più il ducetto fiorentino è naturalmente quello della Capitale. Anche se non vede l’ora di trovare una scusa per rinviarne il voto sine die, Renzi sa che a Roma si dovrà votare a maggio dell’anno prossimo. E qui, per il segretario del Pd, è proprio notte fonda.
BONO RENZI SALA
Il premier, nei giorni scorsi, ha chiamato Francesco Rutelli e gli ha chiesto aiuto. In particolare, dall’ex sindaco voleva una rosa di nomi da inserire nel suo fantomatico “dream team” da comporre insieme al commissario di governo. Ma Rutellone, pur con il consueto garbo, non gli ha dato alcuna dritta e lo ha lasciato cuocere nel suo brodo. Brodo per altro pesantemente illegale, perché il governo può nominare un commissario, non una giunta abusiva.
prospero colonna e francesco rutelli
Con un antefatto del genere si può ben immaginare come Renzi abbia preso la notizia della “Giornata della riscossa” annunciata da Rutelli per il 28 novembre. L’ex leader della Margherita non si ricandida, ma vuole offrire un po’ di idee alla rinascita del centrosinistra romano. Il premier è andato subito in puzza, come si dice a Roma, e allora ha chiamato Pier Ferdinando Casini per cercare di scoprire che cosa ci sia dietro. Su quel che accade a Roma, del resto, Renzi è sospettosissimo perché non padroneggia la città.
pierferdinando casini saluta fedele confalonieri (5)
Con l’ex capo dell’Udc, comunque, Pittibimbo si è incontrato un paio di volte negli ultimi tempi e, oltre al lavoro di intelligence su Rutelli, gli ha chiesto di provare a prendere il timone di Alleanza Popolare, il movimento che unisce quel che resta dell’Udc e dell’Ncd. Secondo Renzi, Alfano ha una leadership debole e non sarebbe capace di tenere unite le truppe. Gli esodi in corso, sulla scia di Qiagliariello, sembrano dare ragione al premier. Con Casini, forse, sarebbe tutta un’altra musica.
ALFANO RENZI
Sul fronte del centrodestra, invece, c’è sempre da fare i conti con l’effetto Berlusconi. Il Cavaliere vuole Alfio Marchini, imprenditore che gode di appoggi trasversali, ed è terrorizzato dall’idea di candidare al Campidoglio una politica-politica come Giorgia Meloni. “Con la Meloni sindaco rischiamo di riempire il Campidoglio di assunzioni clientelari e di fascisti come ai tempi di Alemanno”, si è sfogato con i suoi fedelissimi il Banana. Non a caso vuole un manager come “Arfio”.
ALFIO MARCHINI
Piccolo particolare: tanto trasporto non è del tutto ricambiato perché Marchini non vuole l’investitura ufficiale dello statista di Arcore, che giudica una specie di “bacio della morte”.
giorgia meloni con il nuovo gatto