1- A LONDRA, LE VERE OLIMPIADI SI GIOCANO TRA GLI SNOBBONI CHE SI STANNO SCANNANDO PER OTTENERE L’AGOGNATA MEMBERSHIP DI “LOULOU’S AT 5 HERTFORD STREET”, IL NUOVO CLUB PRIVATO DIVENTATO IL LUOGO PIÙ AMBITO DELLA CITTÀ (“QUELLO CHE DOVETE SAPERE DI UN CLUB INGLESE, NON È CHI LASCIANO ENTRARE. MA CHI LASCIANO FUORI”) 2- L’OBIETTIVO NON DICHIARATO MA CHIARISSIMO È TENERE FUORI L’ORDA DI OLIGARCHI RUSSI E SCEICCHI SCIOCCHI CHE NEGLI ULTIMI ANNI HA PRESO POSSESSO DELLE BOISERIE DEI PIÙ ANTICHI CLUB PRIVATI LONDINESI. UN EDONISMO DI CLASSE CHE DICE A CHI ENTRA: “ACCOCCOLATEVI QUI, STIAMO PER AFFRONTARE UNA LUNGA, LUNGA DEPRESSIONE” 3- NOBILTÀ, “OLD MONEY”, GOLDSMITH, ROTHSCHILD E GUINNESS, E POCHE PERSONALITÀ “COOL”, COME MICK JAGGER, KATE MOSS, E IL FOTOGRAFO BRUCE WEBER. GLI ALTRI, FUORI. A SPERARE IN UN INVITO PER IL NUOVO, DEFINITIVO, TEMPIO DELLO SNOBISMO BRITISH

Foto di Jonathan Becker per "Vanity Fair USA" - www.vanityfair.com

DAGOREPORT

Il figlio di Sir Mark Birley (creatore tra gli altri dell'Harry's Bar) e di Lady Annabel Goldsmith, Robin Birley, ha inaugurato "Loulou's at 5 Hertford Street", il nuovo club privato londinese. Sua moglie è Lucy Helmore (ex moglie di Bryan Ferry) e lui è il fratellastro di Zac, Ben e Jemima Goldsmith, jet-setter per professione. Ancora prima di essere inaugurato, pochi giorni fa, era già diventato il luogo più ambito della città.

Dopo l'apertura ufficiale, la situazione non è cambiata, anzi: gentlemen e dames si stanno scannando per ottenere l'agognata membership. Che costa "solo" mille sterline l'anno (ventimila per i soci "fondatori"). Perché al numero 5 di Hertford Street, i soldi contano, ma non bastano.

L'obiettivo non dichiarato ma chiarissimo è tenere fuori l'orda di oligarchi russi e sceicchi arabi che negli ultimi anni ha preso possesso delle boiserie dei più antichi club privati londinesi. Nobiltà, "old money", e poche personalità "cool", come l'intramontabile Mick Jagger, Kate Moss, e il fotografo Bruce Weber. Gli altri, fuori. A sperare in un invito per il nuovo, definitivo, tempio dello snobismo british.

Mangiare, conversare, giocare a carte e backgammon, fumare sigari, ballare, fare affari, sedersi all'ora del tè. In uno degli angoli più belli di Mayfair, uno dei quartieri più belli di Londra

Solo "Vanity Fair" USA ha avuto la possibilità di entrare alla serata di inaugurazione, e ha affidato allo scozzese Adrian Anthony Gill (scrittore e critico televisivo e gastronomico) il reportage che sarà pubblicato nel numero di agosto. Qui sotto alcuni estratti tradotti in italiano.

 

 

 

 

Dagoreport da "Life begins at 8:30" di A. A. Gill per "Vanity Fair", edizione americana
http://www.vanityfair.com/society/2012/08/inside-lou-lous-london-club


Quello che dovete sapere di un club inglese, non è chi lasciano entrare. Ma chi lasciano fuori. Può sembrare una semplice questione terminologica - bicchiere mezzo pieno o bicchiere mezzo vuoto - ma se la pensate così, vuol dire che non siete inglesi. Agli inglesi importa, eccome. Non vogliono sorseggiare il loro Pimm nella "sala mezza vuota". Un americano mi ha chiesto: "Perché gli inglesi sono ossessionati dai club privati? Sentono il bisogno di appartenere a qualcosa? Di pagare per appartenere a qualcosa? Di frequentare solo la gente che hanno sempre frequentato? E i figli della gente che i loro genitori hanno frequentato?"

Beh, che posso dire. Amiamo le "gang", i gruppetti. La vita di un inglese è una serie di porte senza targhetta. Qualcuno una volta mi fece notare che se un manicomio richiedesse una lista d'attesa e di indossare giacca e cravatta, ci sarebbe una fila di inglesi pronti a mettere il loro nome per entrare.

Se non sai cosa c'è dietro la porta di un club, allora vuol dire che non puoi far parte di quello che c'è dentro. Le regole sono semplici. Ti proponi o, meglio, un amico membro ti propone come socio, e trova un altro membro che appoggi la tua candidatura. Il tuo nome finisce poi davanti a un comitato, che deciderà se potrai pagare un sacco di soldi ed esserne molto contento. Naturalmente, un tempo se venivi "blackballed" - rifiutato - succedeva che il tuo amico proponente e l'altro membro si dovevano dimettere, e tutte le vostre vite erano rovinate per sempre. Ora è un po' meglio, ma non molto.

I club sono dei posti seri. Per uomini di una certa età e classe sociale, essere membri del loro club è un elemento determinante delle loro vite, delle loro esistenze. E non sono sempre quelli per cui paghi per entrare. Ci sono molti club senza lista, regole, o comitati. I club segreti delle scuole e dei reggimenti dell'esercito, delle facoltà di medicina o di legge. Ci sono ristoranti che non avranno mai un tavolo per chi non conoscono, e sarti che non potranno sistemare il tuo completo prima di un anno.

(...)

Aprire un nuovo club è un momento da lettera scarlatta. E' da coraggiosi, o da folli, o da follemente coraggiosi. Non si tratta di un club di quelli con le file fuori, la gente che ansima e suda, che si strofina, che mostra la carne. Ma di un vero club, vecchio stile e fatto-a-mano. Robin Birley ha 54 anni ed è parte della "clubbable aristocracy". Suo padre, Sir Mark, ha rimesso in piedi i club del 20mo secolo, donando a Londra il Mark's e l'Harry's Bar e l'Annabel's, dedicato alla madre di Mark, Lady Annabel Goldsmith. Il nuovo club di Mark si chiama Loulou, dedicato a sua zia Loulou de la Falaise, la stilista morta un anno fa.

Ci sono bar e ristoranti. Serve colazione, pranzo, cena e tè, chiaramente. Ci sono sale per ballare e per conversare. Angoli per pensare, appisolarsi o farsi i fatti propri.

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Lo chef è Alberico Penati, anima dell'Harry's Bar e uno dei migliori chef italiani a Londra. L'impero di Sir Mark è stato in realtà venduto poco prima della sua morte, e con esso il grosso dei club che possedeva. Ma molti di quelli che hanno lavorato per il padre, ora si sono trasferiti al Loulou's per continuare l'avventura con il figlio. Che ha speso 30 milioni di sterline per creare il club, ingaggiando il designer turco Rifat Ozbek e creando un luogo unico al mondo. Giraffe che escono dal pavimento, un bar fatto di conchiglie, un pavone illuminato. Bagni che valgono l'intero palazzo, colori incredibili, oggetti introvabili.

(...)

Un edonismo di classe che dice a chi entra: "Accoccolatevi qui, stiamo per affrontare una lunga, lunga depressione".

Per inaugurare il club, Birley ha scelto il compleanno di sua madre, Lady Annabel, e un lungo tavolo "gossipy" fatto di Goldsmith, Rothschild e Guinness. Le stanze si sono riempite dei soci fondatori e di invitati selezionati molto attentamente.

Conosco queste persone da quando sono nato. Appartengono all' "establishment" dei club, conoscevo i loro padri e i loro primi mariti. Posso indicare facilmente le loro amanti e cugini e zii, i loro cavalli, i loro cani, le loro contee. Sono gli inossidabili, divertiti oligarchi della vecchia Inghilterra. Le ragazze rimangono per sempre belle e con le guance arrossate, gli uomini sempre con un buon senso dell'umorismo e, se non riescono a essere divertenti, sono almeno divertiti.

Non è solo "upper-class": ci sono quelli che si sono fatti da soli, che si sono fatti grazie alle macchine, quelli che si sono fatti a mano e quelli che si sono fatti grazie al loro aspetto o alla loro fortuna. Li accomuna una insolenza da clan. Quelli che non troverete sono le star da gossip, gli abitanti dei blog, le celebrities nebulose e usa e getta.

Anche se Mick Jagger ridacchia in un angolo e Kate Moss rotea sulla pista da ballo, questa non è una folla che ecciterebbe il direttore di un tabloid. Queste persone sono famose le une per le altre - leggende nei loro rispettivi club - e tanto basta.

Continuerete a chiedervi perché gli inglesi amino così tanto i club. Beh, potrebbe essere perché sono una casa lontano da casa, un miglioramento rispetto alle rotture di palle casalinghe o a cenare a base di avanzi insieme al cane. Ci si trova un affetto che gli inglesi faticano a creare da soli, la promessa di compagnia e cameratismo, di conformismo e continuità, un posto dove fare quello che facevano i nostri padri.

Parlo con David Tang, che gestisce club e ristoranti in Cina e a Londra. Fa un rapido calcolo da esperto e dice: "E' impossibile rientrare dell'investimento. Come può? Gli auguro buona fortuna. Voglio poter tornare qui molte volte". Ma per Robin non è questione di profitto o di arricchirsi.

E' già ricco. E' questione di creare qualcosa, un posto per tutta questa fedeltà e qualità, un'oasi, una cappella privata, una riserva di caccia lontana dalla mediocrità e dal disordine che c'è là fuori. "Ci sarà un ritratto di mio padre qui", dice Robin, "e durante la serata di apertura faremo un brindisi alla sua memoria". Che cosa saranno mai 30 milioni di sterline di fronte alle ceneri dei tuoi antenati e al tempio dei tuoi dèi?

 

 

Zoe Bedeaux and Duro Olowu UN GABINETTO NEL BAGNO DEGLI UOMINI UN ALTRA SALA DA PRANZO TAVOLI APPARECCHIATI Sebastian Whitestone E India Jane Birley Sasha Volkova Meredith Ostrom Amanda Horby E Nick Horby SALA DA PRANZO ROBIN BIRLEY PROPRIETARIO DI LOULOU CON LA MOGLIE LUCY RITRATTO DI MAXINE BIRLEY Tara Ferry Bella Freud E Lucy Birley Rita Konig ED Emma Woollard NICCHIA SOTTOSCALA NICKY HASLAM Melissa Mills Saskia Boxford E Leticia Hachuel Lucy Birley IL designer DI LOULOU Rifat Ozbek Kate Moss E Flora Starkey MICK JAGGER CON VIOLET NAYLOR LEYLAND E CHARLES DELACHEROIS DAY LOULOUS CLUB DA VANITY FAIR USA DI AGOSTO