1. ALLA VIGILIA DELLE OLIMPIADI, MADONNA E AMNESTY INTERNATIONAL ORGANIZZANO A NEW YORK UN CONCERTONE IN GLORIA DELLE PUSSY RIOT, UN BEL “FUCK YOU” A ZAR PUTIN 2. MA LE 5 ORE DI ESIBIZIONI, MOLTE DELLE QUALI SCARSE, STRONCANO UN PUBBLICO A CUI FREGA POCO DEI DIRITTI IN RUSSIA, ED È VENUTO SOLO A VEDERE QUALCHE GRUPPO “CALDO”. TANTO CHE ALLA FINE DELLA LUNGA SERATA LA SALA ERA MEZZA VUOTA 3. QUANDO NONNA CICCONE È SALITA SUL PALCO A PRESENTARE LE DUE FIGHETTE DEL PUNK, EMOZIONATA NONOSTANTE IL BOTOX, IL PUBBLICO HA REAGITO CON MOLTA FREDDEZZA 4. INVECE APPENA UN MINUTO DOPO APPAIONO GLI “IMAGINE DRAGONS”, LA SALA ESPLODE 5. COME SE NON BASTASSE, DOPO IL CONCERTO NADIA E MARIA SONO STATE SCARICATE DALLE ALTRE PUSSY RIOT: “NON CI RAPPRESENTANO PIÙ, ABBIAMO PERSO DUE AMICHE E COMPAGNE DI BATTAGLIA. NOI NON ANDIAMO AI CONCERTI A PAGAMENTO, NOI AGIAMO A SORPRESA”

1. IL CONCERTO PER LE PUSSY RIOT È UN MEZZO FLOP
DAGOREPORT

L'inviata del "Village Voice" (come molti altri critici) ha stroncato il concerto di Amnesty International dedicato alle Pussy Riot. L'associazione ha organizzato un super-evento pieno di star che abbracciano la sua causa, per farla conoscere al mondo, festeggiare la liberazione del gruppo punk che ha contestato Putin, e divertire un po' di newyorkesi.

Il momento non poteva essere più propizio: a poche ore dall'inizio delle Olimpiadi di Sochi, contestatissime da tutte le associazioni dei diritti umani per il trattamento che in Russia ricevono la comunità omosessuale e gli oppositori politici. Ed ecco che la solita compagnia di giro dei "Live Aid", da Bob Geldof ai Blondie, da Yoko Ono (con figlio Sean Lennon), si è unita a Madonna (grande fan delle Pussy Riot) e a gruppi più giovani, come The Fray, i Flaming Lips e alla rediviva Lauryn Hill.

Ma uno spettacolo che è durato oltre cinque ore, con molti artisti che hanno offerto performance frettolose e che erano state provate poco, con qualche momento alto e molti momenti bassi, non poteva essere un successo. Il pubblico, quando sono salite sul palco le Pussy Riot Nadezhda Tolokonnikova e Maria Alekhina, ha reagito con moderato trasporto, nonostante Madonna che abbia chiesto di accoglierle con un "HELL MOTHERFUCKIN' YEAH!" (un po' come dire: "Sì, cazzo!" al quadrato).

La freddezza è stata ancor più palpabile se confrontata con l'esplosione di gioia che ha seguito, appena le Pussy sono scese dal palco, l'annuncio dell'arrivo sulla scena degli Imagine Dragons, uno dei gruppi più "caldi" del momento, fresco vincitore di Grammy, tra l'altro a cantare "Radioactive", una canzone che ha più a che fare con l'Apocalisse che con la speranza.

Quando le luci si sono accese all'una, la sala era mezza vuota, con il pubblico stroncato da troppe esibizioni scarse.

 

2. MADONNA "SPACCA" LE PUSSY RIOT: "NADEZHDA E MARIA NON CI RAPPRESENTANO PIÙ"
Ivan Francese per "il Giornale"

Riot in inglese significa "rivolta": ed è forse per questo che il gruppo punk russo delle Pussy Riot è riuscito ad unire l'opinione pubblica occidentale in una campagna mediatica in loro favore, ma si è poi spaccato al proprio interno su una questione marginale da cui nessuno immaginava che potessero sorgere problemi.

Nadezhda Tolokonnikova e Maria Alekhina, tra le pochissime del gruppo la cui identità è stata svelata (la regola impone infatti l'anonimato più assoluto), sono state duramente attaccate dalle loro ex compagne per aver partecipato a un concerto con Madonna nei giorni scorsi. La popstar aveva accolto le due cantanti russe a New York, dove insieme avevano dato vita a un concerto-evento in favore dei diritti umani: "Dobbiamo combattere per il diritto di essere liberi, di parlare francamente, di avere un'opinione, di amare chi vogliamo amare", aveva gridato Madonna dal palco, mentre le due ospiti avevano ripreso i temi, a loro cari, della lotta politica contro la presidenza di Vladimir Putin.

Ora le altre componenti della band attaccano le proprie compagne, accusate di aver tradito gli ideali del gruppo: "Vendere biglietti per un concerto è in forte contraddizione con i principi delle Pussy Riot", si legge in una lettera firmata con sette nomi d'arte, "Non accettiamo mai denaro per le nostre performance, e ci esibiamo solo a sorpresa in luoghi pubblici. Nadezhda e Maria hanno detto in ogni intervista che hanno lasciato il gruppo e non rappresentano più le Pussy Riot. Abbiamo perso due amiche, due compagne di battaglia."

Le Pussy Riot sono tornate agli onori della cronaca anche nelle fasi preparatorie dei Giochi Olimpici di Sochi: lo snowboarder russo Alexey Sobolev si è infatti fatto vedere con una tavola su cui è disegnata una donna che impugna un coltello e indossa una maschera da sci. La figura richiama da vicino al look delle Pussy Riot. Interpellato in proposito, l'atleta è stato molto evasivo, e non ha voluto rispondere alle domande che gli sono state rivolte in merito al proprio giudizio personale sul gruppo punk. I latini usavano ripetere "nomen omen", il nome è un presagio: per le Pussy Riot è più vero che mai.

 

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