Marina Lucchin per "Il Messaggero"
ahmed jouider
Ahmed Jouider non si è ucciso. Ahmed sarebbe stato costretto a uccidersi. Tanto che il pm padovano Andrea Girlando ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio dopo il ritrovamento, ieri mattina nelle acque del Brenta, del corpo del 15enne di origine marocchina sparito dal quartiere padovano di Mortise nella notte tra giovedì e venerdì scorso.
Un'ipotesi di reato perché gli investigatori ritengono che ci siano elementi per seguire questa pista.
ahmed jouider
Il corpo senza vita del 15enne è stato riportato a riva pochi minuti dopo le 10 dai sommozzatori dei vigili del fuoco in seguito al ritrovamento, da parte della Squadra mobile, del cellulare del giovane, che era stato preso da un passante che l'aveva visto abbandonato sul ponticello che collega Padova con la confinante Cadoneghe. Ha tolto la vecchia scheda sim e ne ha introdotto un'altra. Uno scherzo del destino che aveva fatto credere che il 15enne fosse ancora vivo.
Mentre invece era già da 5 giorni sott' acqua.
TROVATO NEL BRENTA IL CORPO DI AHMED JOUIDER
L'ADDIO Ahmed, che diceva di sentirsi minacciato e su cui forse pesava l'ombra del bullismo o di un regolamento di conti con la compagnia di un Comune vicino, aveva già pianificato tutto ancor prima di uscire di casa. Ha detto addio alle persone a lui più care: un bacio alla mamma e un ultimo ti amo alla ragazzina che gli aveva rubato il cuore. Poi il salto nel buio dall'ondeggiante ponte pedonale.
Giù nelle scure acque del Brenta.
Insomma, Ahmed è stato costretto a togliersi la vita. Perché? Questo resta un mistero. Anzi, uno dei tanti misteri di questa straziante storia che ora gela il sangue nelle vene di genitori di figli adolescenti che vivono nel quartiere: dopo Henry Amadasun, suicida nello stesso punto a settembre, ora Ahmed. C'è forse qualcuno che spinge i ragazzini a uccidersi?
TROVATO NEL BRENTA IL CORPO DI AHMED JOUIDER
La famiglia aveva segnalato la sua scomparsa intorno alle 4 della mattina di venerdì, quando la madre Latifa e la sorella Hiba non l'avevano visto più rientrare. La Squadra mobile della questura padovana, ora, sta svolgendo le indagini per dare una risposta ai troppi interrogativi rimasti aperti.
BRAVO RAGAZZO «Mio figlio era un bravo ragazzo. Era tranquillo, non aveva problemi a scuola, era il mio sostegno. Non aveva il coraggio di uccidersi, non l'avrebbe mai fatto». Lo ripete con gli occhi persi nel vuoto Latifa Benijane, la mamma di Ahmed Joudier, poche ore dopo aver dovuto affrontare il riconoscimento del corpo di suo figlio. Non ci sono nemmeno più lacrime a rigarle il volto.
VOLANTINI PER LA SCOMPARSA DI AHMED JOUIDER
Mamma Latifa le ha finite tutte e sul suo volto è rimasta solo la disperazione di una madre che ha dovuto sopportare un dolore che nessun genitore dovrebbe mai affrontare. La perdita di un figlio. Un figlio che per lei era tutto. Davvero tutto, specialmente da quando si era lasciata dal marito. Tanto che, nel delirio della sua disperazione, distesa su un divano e accerchiata da decine e decine di donne, tra amiche e parenti, inizia a urlare in arabo. Invoca il figlio. «Perché mi hai lasciato sola? Eri tu l'unico uomo di questa casa».
Anche il padre, che non vedeva Ahmed da molti anni, ieri mattina è spuntato sull'argine del Brenta. Anche lui ha visto il corpo senza vita del ragazzo. Ma in lui il dolore si è trasformato in vaneggiamenti, alla disperata ricerca di qualche colpevole, ha iniziato a dare la colpa della morte del 15enne alla sua ex moglie, ma senza nessun motivo, solo spinto dalla disperazione. Quel che è certo è che, oltre alla madre, nessuno dell'enorme famiglia che è la comunità marocchina di Mortise sembra credere all'ipotesi del suicidio.
ahmed jouider
E della stessa idea sono pure i vicini, italiani, che da ieri mattina non fanno altro che vedere andare su e giù dalle scale del condominio poliziotti, medici, amiche di famiglia, ragazzini e compagni di scuola di Ahmed o della sorella Hiba. «Uccidersi? Quel ragazzo lì? L'ho visto crescere. Era bravo - commenta un anziano vicino di casa -. Girano strane voci su un gruppo di ragazzini violenti: magari l'hanno minacciato per qualcosa».