DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Marco Giusti per Dagospia
timothee chalamet e zendaya in dune parte due
Come vanno gli incassi? Non benissimo. Perfino “Dune: Parte due” di Denis Villenueve scende ieri a 161 mila euro portando al cinema solo 21 mila spettatori, davvero pochino, con un totale però di 7 milioni precisi di euro. Ma stiamo parlando di “Dune”. Forte dell’Oscar, ma soprattutto della polemica tutta italiana, del tutto inutile e un filo razzista, tra film “ebrei” e “non ebrei”, che ben semplifica “Il Fatto”, “quando un film sull’Olocausto incontra un film sui migranti, il film sui migranti è un film morto”, “La zona d’interesse” di Jonathan Glazer sale al secondo posto con 89 mila euro, 14 mila spettatori e un totale di quasi 3 milioni di euro (2.980).
Quello che il cinema, il pubblico e gran parte della critica italiana non capisce, è che “La zona d’interesse” non è (solo) un film sull’Olocausto, è un film sull’indifferenza di chi vive in una sua zona di riferimento, si sente protetto da un muro, e guarda solo quella. Mentre c’è chi compie crimini. Ma il rumore dei forni crematori, si sente. Un film quindi su di noi, che ci illudiamo di vivere innocenti, al sicuro, oggi in mezzo a due guerre non rendendoci conto di quanto quelle guerre ci riguardino da vicino.
Questo rende il film decisamente attuale, al punto che il discorso di Glazer su Gaza quando ha preso il premio è stato oscurato dal canale Youtube degli Oscar. Ma c’è che di dice, e sono in molti a cominciare da Paolo Mereghetti, che il film di Glazer è furbo, è alla moda, è fighetto. Lo dissero anche a Cannes, dove infatti vinse la Palma d’Oro “Anatomia di una caduta”. Si dice sempre quando non si capisce e non si riconosce un grande regista. La verità, almeno per me, è che Glazer, che già non venne capito in Italia con “Under the Skin”, addirittura fischiato a Venezia, è un grande regista. E devo dire che il pubblico italiano, mai come quest’anno attento ai film di alta qualità, lo capisce.
Al terzo posto troviamo il documentario “Uomini e dei. Le meraviglie del Museo Egizio”, 63 mila euro, 7 mila spettatori al primo giorno di programmazione. Scende al quarto posto con un modesto incasso di 40 mila euro, 6 mila spettatori, un totale di 928 mila euro, “Un altro ferragosto” di Paolo Virzì, sequel non troppo riuscito di un film fortunato e amato dal pubblico che riprende la lotta di classe tra radical chic di sinistra e fascio-coatti romani in quel di Ventotene. Alla fine del film sono più simpatici i fasci. A Sangiuliano dovrebbe piacere. Quinto posto per “Povere cerature” di Yorgos Lanthimos con Emma Stone al suo secondo Oscar come migliore attrice, 35 mila euro, e un totale di 8, 6 milioni di euro.
Cresce l’ottimo dramma scolastico tedesco sull’Europa multietnica “La sala professori” del quarantenne Ilker Çatak, 25 mila euro, 4 mila spettatori e un totale di 667 mila euro. Il passaparola e la distribuzione della Lucky Red lo stanno molto aiutando. “Past Lives” di celine Song è all’ottavo posro con 17 mila euro, 3 milioni di euro di incasso, il commovente “Estranei” di Andrew Haigh che sta facendo spettatori di ogni tipologia, è nono con 14 mila euro, 528 mila di totale. Risale al decimo posto, forte dei 7 Oscar vinti, con 14 mila euro di incasso, forte di un totalone italiano i 28, 1 milioni di euro “Oppenheimer” di Christopher Nolan. E’ tutto. O quasi.
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